Un popolo di razzisti al contrario
Noi italiani siamo proprio dei tipi strani: per non apparire razzisti molte volte ci facciamo del male da soli, preferiamo diventare auto-razzisti.
Ecco alcuni esempi.
Case popolari.
Per tutta la vita lavorativa ci viene detratto ogni mese dalla busta paga un certo importo, con la causale contributo Iacp o Gescal o altra sigla diabolica.
Sono soldi che noi paghiamo perché in Italia vengano costruite delle case popolari per le persone in difficoltà economiche.
Quando queste purtroppo arrivano, provate un po’ ad iscrivervi nella lista delle persone che aspirano ad ottenere un alloggio popolare.
Sarete preceduti da centinaia di nominativi di extracomunitari, con punteggi tanto alti che voi non avrete mai.
A queste persone verranno man mano assegnati gli alloggi che si rendono disponibili.
Voi avete pagato per tutta la vita, loro no, eppure essi avranno l’assegnazione di un appartamento popolare, e voi niente.
Le nostre autorità non vogliono essere tacciate di razzismo, e allora favoriscono gli extracomunitari.
Il razzismo lo operano contro gli italiani.
Sull’autobus, sul tram, in treno.
Quando sale il controllore, le persone a cui viene chiesto di esibire il biglietto sono gli italiani.
Agli extracomunitari manco lo chiedono più ormai, tanto lo sanno che non hanno pagato.
Paura? Si forse, ma anche tanto auto-razzismo.
Preghiere a scuola.
Fino a qualche anno fa, dall’asilo alle elementari le maestre all’inizio di ogni giornata, erano solite far dire agli alunni una preghierina o almeno un segno di croce.
Oggi in classe ci sono molti bambini extracomunitari, e quindi, per non metterli a disagio, perché si ritiene che siano di religione diversa dalla nostra, non si può più pregare, ed anzi molti insegnanti hanno addirittura chiesto di togliere dalle aule il Crocifisso, per non turbare i sonni degli allievi non cristiani.
Ma che razza di popolo auto-razzista siamo noi italiani?
Sono le persone che sono venute ad abitare da noi che devono rispettare le nostre leggi e le nostre usanze, non siamo noi che dobbiamo aderire alle loro.
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