24 gennaio 2009

136) La preghiera e l'asinello.



La preghiera e l'asinello.
The prayer and the small donkey



Pregare non sempre comporta un compiacimento di deliziose consolazioni spirituali.
Anzi molto spesso non avvertiamo neppure la risposta di Dio alle nostre preghiere.
Perchè la nostra preghiera è fatta di parole,
di tante parole,
di richieste,
tante richieste,
e abbiamo l'impressione di non venire ascoltati.
Ecco, le nostre troppe parole sono il vero ostacolo al dialogo con Dio.
E dopo aver tanto parlato e chiesto ci stanchiamo di Dio,
che sembra non ci voglia ascoltare.
Dobbiamo imparare a pregare in un altro modo.
Dobbiamo pregare tacendo.
Dio sa quello di cui abbiamo bisogno.
Cerchiamo di trovare ogni giorno qualche momento
per metterci con calma di fronte alla sua presenza,
in silenzio,
gustando la gioia di elevare la nostra mente a Dio,
di stare per qualche istante faccia a faccia con Lui,
anche se non lo vediamo,
anche se non lo sentiamo.
Non stanchiamoci di Dio.

Con la mente, immergiamoci , nel corteo che nel giorno delle Palme
accompagna Gesù all’'entrata in Gerusalemme.
C'è chi canta, chi stende i mantelli,
chi è in testa al corteo, chi è più vicino a Gesù,
chi è in coda e fa fatica a vederlo.

E poi c'è anche l'asino

che fatica più di tutti, perchè porta in groppa Gesù.
E sente nel cammino tutto il peso di quel Dio,
eppure è lui il più vicino a Cristo.

Quando sentiamo fatica e stanchezza, o quando sentiamo il peso di Dio,
forse siamo come l'asino del corteo,
i più vicini a Cristo,
stiamo portando il suo peso.

E l'importante è continuare a portarlo,
perchè, appena un poco più in là, c'è Gerusalemme,
il termine e l’inizio di nuove speranze.


(da una predica di frate Antonio da Bergamo)

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