Duemila e passa anni dopo Cristo, che cristiani siamo?
Two thousand and more years later Christ, that Christians we are?
Duemila e passa anni fa un certo Gesù detto il Cristo, l’Unto, l’Eletto, lo Scelto,
Gesù il Figlio di Dio,
dopo aver autorizzato Pietro a fondare una Chiesa per riunire in essa tutti quelli che avrebbero deciso di seguire i suoi insegnamenti,
lasciò come testamento ai suoi seguaci, l’impegno di osservare due soli comandamenti:
1°)"Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza"
2°) "E il secondo è questo: "Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questo".
La religione cristiana fondata da Gesù è dunque tutta qui.
In questi due nuovi comandamenti, Gesù ha riassunto magistralmente,
con poche parole,
tutte le tavole della legge e i famosi dieci comandamenti che Dio aveva consegnato agli israeliti attraverso Mosè
perché fossero per loro norma di comportamento morale e di vita pratica.
L'Apostolo san Paolo dice espressamente:
« Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge.
Infatti, il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
L'amore non fa nessun male al prossimo: l'amore è il pieno compimento della legge »
Per essere cristiani, dunque, bisogna seguire questi due comandamenti, amare Dio e amare il prossimo.
Noi che nel 2009 ci diciamo cristiani, ci comportiamo quindi veramente da cristiani,
o invece questo è per noi semplicemente un aggettivo
che ci è stato appiccicato addosso fin da piccoli,
quando siamo stati battezzati,
oppure semplicemente perché siamo nati in una Nazione cosiddetta cristiana?
Analizziamo un poco il nostro comportamento!
La regola del vivere cristiano, il segno della sua vitalità è quella di dover essere come un albero che porta molti frutti.
L’albero che secca, dice sempre Gesù, viene abbattuto, tagliato, e gettato nel fuoco.
Quindi i cristiani dovrebbero essere persone coraggiose, impegnate, veritiere, testimoni e diffusori di fede tra il prossimo.
Invece, la maggior parte di noi, non possiamo che vergognarci di noi stessi.
Siamo ignavi, passivi, neutrali, muti di fronte allo scempio che si fa della legge di Dio per applicare quella degli uomini.
Siamo diventati incapaci di indignarci e di protestare contro l’esaltazione del male,
contro il potere mediatico politico economico,
contro l’illegalità e l’immoralità,
contro la conquista di sempre più ampi consensi e di sempre più largo potere,
contro il disprezzo della vita, della donna, del matrimonio e della famiglia.
Siamo muti e silenziosi di fronte al plateale travisamento della verità,
ai nuovi idoli che hanno sostituito quelli pagani e che si chiamano opinione pubblica, sondaggi, consenso, veline, grandi fratelli e isole dei famosi,
di fronte alla domenica retrocessa da “giorno del Signore” a “giorno dei centri commerciali e degli autosaloni”.
Abbiamo perso il senso della moralità privata e pubblica,
in famiglia, sul posto di lavoro, e sui banchi di scuola.
Per il successo si sacrifica la moglie, la famiglia, l’amore.
Si esalta l’ipocrisia.
Si applaude l’arroganza dei potenti.
Ci si inchina ai prepotenti.
Si considera furbo chi evade il fisco,
chi corrompe e chi si lascia corrompere,
chi si arricchisce con disonestà.
Così la gente non sa più distinguere tra il lecito e l’illecito.
Così la criminalità è sempre più arrogante.
Così la crisi economica colpisce coloro che sono già poveri,
mette sul lastrico migliaia di lavoratori,
impoverisce milioni di famiglie.
Così aziende, banche, multinazionali e furbetti a vario titolo
“capitalizzano gli utili”, quando ci sono
e “socializzano le perdite”, che ci sono sempre.
Abbiamo perso il coraggio che aveva Gesù:
di fare il bene,
denunciare il male,
e indignarsi come quando cacciò a frustate i mercanti dal tempio.
Two thousand and more years later Christ, that Christians we are?
Duemila e passa anni fa un certo Gesù detto il Cristo, l’Unto, l’Eletto, lo Scelto,
Gesù il Figlio di Dio,
dopo aver autorizzato Pietro a fondare una Chiesa per riunire in essa tutti quelli che avrebbero deciso di seguire i suoi insegnamenti,
lasciò come testamento ai suoi seguaci, l’impegno di osservare due soli comandamenti:
1°)"Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza"
2°) "E il secondo è questo: "Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questo".
La religione cristiana fondata da Gesù è dunque tutta qui.
In questi due nuovi comandamenti, Gesù ha riassunto magistralmente,
con poche parole,
tutte le tavole della legge e i famosi dieci comandamenti che Dio aveva consegnato agli israeliti attraverso Mosè
perché fossero per loro norma di comportamento morale e di vita pratica.
L'Apostolo san Paolo dice espressamente:
« Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge.
Infatti, il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
L'amore non fa nessun male al prossimo: l'amore è il pieno compimento della legge »
Per essere cristiani, dunque, bisogna seguire questi due comandamenti, amare Dio e amare il prossimo.
Noi che nel 2009 ci diciamo cristiani, ci comportiamo quindi veramente da cristiani,
o invece questo è per noi semplicemente un aggettivo
che ci è stato appiccicato addosso fin da piccoli,
quando siamo stati battezzati,
oppure semplicemente perché siamo nati in una Nazione cosiddetta cristiana?
Analizziamo un poco il nostro comportamento!
La regola del vivere cristiano, il segno della sua vitalità è quella di dover essere come un albero che porta molti frutti.
L’albero che secca, dice sempre Gesù, viene abbattuto, tagliato, e gettato nel fuoco.
Quindi i cristiani dovrebbero essere persone coraggiose, impegnate, veritiere, testimoni e diffusori di fede tra il prossimo.
Invece, la maggior parte di noi, non possiamo che vergognarci di noi stessi.
Siamo ignavi, passivi, neutrali, muti di fronte allo scempio che si fa della legge di Dio per applicare quella degli uomini.
Siamo diventati incapaci di indignarci e di protestare contro l’esaltazione del male,
contro il potere mediatico politico economico,
contro l’illegalità e l’immoralità,
contro la conquista di sempre più ampi consensi e di sempre più largo potere,
contro il disprezzo della vita, della donna, del matrimonio e della famiglia.
Siamo muti e silenziosi di fronte al plateale travisamento della verità,
ai nuovi idoli che hanno sostituito quelli pagani e che si chiamano opinione pubblica, sondaggi, consenso, veline, grandi fratelli e isole dei famosi,
di fronte alla domenica retrocessa da “giorno del Signore” a “giorno dei centri commerciali e degli autosaloni”.
Abbiamo perso il senso della moralità privata e pubblica,
in famiglia, sul posto di lavoro, e sui banchi di scuola.
Per il successo si sacrifica la moglie, la famiglia, l’amore.
Si esalta l’ipocrisia.
Si applaude l’arroganza dei potenti.
Ci si inchina ai prepotenti.
Si considera furbo chi evade il fisco,
chi corrompe e chi si lascia corrompere,
chi si arricchisce con disonestà.
Così la gente non sa più distinguere tra il lecito e l’illecito.
Così la criminalità è sempre più arrogante.
Così la crisi economica colpisce coloro che sono già poveri,
mette sul lastrico migliaia di lavoratori,
impoverisce milioni di famiglie.
Così aziende, banche, multinazionali e furbetti a vario titolo
“capitalizzano gli utili”, quando ci sono
e “socializzano le perdite”, che ci sono sempre.
Abbiamo perso il coraggio che aveva Gesù:
di fare il bene,
denunciare il male,
e indignarsi come quando cacciò a frustate i mercanti dal tempio.
Se ci diciamo cristiani, diamoci una mossa!
Decidiamo una volta per tutte cosa vogliamo essere: paurosi o coraggiosi, muti o loquaci, veritieri o menzogneri?
Se siamo paragonati agli alberi, vediamo di portare qualche frutto, non troppi, non si sa mai, ma almeno ogni tanto una mela un pò meno marcia del solito la potremmo produrre, o no?
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