28 agosto 2009

349) Orgogliosi di essere definiti di sinistra.



Orgogliosi di essere definiti di sinistra.






Ieri l’On. Bersani, uno dei candidati alla prossima segreteria del PD, in un convegno per presentare il proprio programma elettorale, ha detto che il partito che lui ha in mente deve essere un partito orgoglioso di essere definito di sinistra.
Egli giustamente ha posto l’accento su una cosa che si era un po’ dimenticata o che era stata accantonata in questi ultimi anni, e cioè sul fatto che essere di sinistra significa essere tutti uguali.

L’uguaglianza di tutti non vuol dire " tutti ricchi o tutti straccioni", non vuol dire che tutti devono avere lo stesso portafoglio gonfio o miseramente vuoto, la stessa quantità di beni economici a disposizione, oppure che tutti devono vestire allo stesso modo, con abiti griffati o da poveracci.
Non significa che il laureato debba essere pagato come l'ultimo della scala sociale, ma neppure che pretenda di notificarci, per le sue consulenze o prestazioni, delle parcelle spropositate da capogiro, chiaramente non commisurate al lavoro svolto.
Ognuno deve essere retribuito per quello che sa fare, e quello che sa fare lo deve fare bene e senza approfittare della propria condizione con atti vessatori o sopraffazioni.
Il tassista non deve approfittarsi del fatto che abbiamo la necessità di fare un determinato tragitto per alterare il tassametro, così come il veterinario non deve approfirtarsi dello sviscerato amore per il nostro animale domestico che non vogliamo veder soffrire, per sottoporci delle parcelle che neanche un primario di ospedale potrebbe.

Essere di sinistra significa che ognuno di noi ha gli stessi diritti e doveri, da far valere e da rispettare.
Significa ad esempio, che tutti hanno diritto alla loro privacy, ed anche che tutti hanno il dovere di pagare le tasse.
Ma come la privacy di ognuno termina dove iniziano i diritti degli altri, così anche le tasse non saranno uguali per tutti nel loro ammontare, ma dovranno essere commisurate alla reale e non fasulla o menzognera capacità contributiva di ciascuno.

Essere di sinistra significa che saranno chiamati evasori, e non furbi o furbetti, coloro che non pagano regolarmente le tasse, per giuste o sbagliate che siano, contribuendo così all’impoverimento sociale dello Stato facendo mancare ad esso le giuste risorse.

Essere di sinistra significa che l’indigente o il barbone o chi è rimasto indietro per varie vicissitudini personali e che non ha una casa o un posto in cui vivere, non dovrà essere ulteriormente umiliato con il disprezzo della società, ma dovrà essere aiutato e messo in condizione di ottenere ciò che di diritto gli spetta in quanto essere umano.

Essere di sinistra è quindi l’esercizio di una condizione propositiva e vitale.
Nelle altre direzioni non è così evidente il nesso tra vita, vitalità e amore del prossimo. Là ci sono altre evidenze, come l’egoismo, oppure la superiorità economica o intellettuale sugli altri.

Anch’io, come l’on Bersani, posso dire che, nei crocevia della vita, preferisco scegliere l’ugualitarismo costruttivo della sinistra.
Che non chiama “altri “gli altri, ma li chiama “prossimo”.

Volevo andare a sinistra. Leggi anche questo poetico post.


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