2 novembre 2009

416) Non ci sono più i detenuti di una volta.






Non ci sono più i detenuti di una volta.











Oggi con troppa facilità ci si suicida in cella.
Verrebbe da dire: meglio così, uno in meno da mantenere.
E difatti molti lo dicono.
Però, questo induce anche a pensare quanto siano fragili psicologicamente i carcerati di oggi.
A quanto erano più “machi” i carcerati di una volta.
Un colpevole accettava e scontava la sua pena carceraria sapendo di aver infranto le regole della civile convivenza ed assumendosi il rischio della condanna.
Il carcere era duro. Niente tv, niente biblioteca aperta 24 ore su 24, niente servizi igienici in cella, niente pasti predisposti da dietologi , niente di tutto questo.
Privazioni, noia e rimorso erano i presupposti della vita carceraria.
Oggi invece le comodità della vita in carcere hanno di molto attenuato la vera condanna, cioè la privazione della libertà: Ci sono permessi carcerari per ogni cretinata, addirittura un medico può decidere che la vita del carcere non si confà alla tua costituzione fisica e obbliga il giudice a trovarti un’altra condanna alternativa oppure a concederti la semilibertà:.Oggi alcuni carcerati vanno a lavorare fuori dal carcere di giorno, e alla sera, come in un albergo, se ne tornano in cella, dove trovano pasti caldi, letti rifatti con lenzuola pulite e doccia calda in cella.

Conosco pensionati sociali che ai primi rigori invernali prendono in seria considerazione l’ipotesi di commettere qualche piccolo reato per essere condannati a trascorrere in carcere alcuni mesi.
E già si sollazzano nel pensare a tornei di carte , oppure di calcetto da giocare con gli altri carcerati.Oppure a tutto il tempo libero che avranno per comodamente leggersi in santa pace, al calduccio di una bella biblioteca o comodamente spaparanzati sulla brandina della cella alcuni capolavori letterari che non hanno mai avuto la possibilità di gustarsi.
Inoltre,avere il medico a portata di guardia, per gli immancabili doloretti dell’età è un privilegio che questi vecchietti invidiano ai carcerati .

I quali oggi, tra permessi, comodità varie, semilibertà, condoni, sconti i di pena, grazie richieste e ottenute, sono diventati degli esseri gracili e fragili che non sopportano la minima contrarietà , il minimo doloretto pischico , e si buttano sul suicidio.
Già 61 suicidi nel 2009 nelle carceri italiane.

Abolire tutte queste leggi permissive che creano aspettative e di fatto illudono i carcerati nella clemenza delle Istituzioni , aspettative e clemenza che se non si realizzano rendono i detenuti psichicamente deboli nell’accettare con rassegnazione le conseguenze dei loro atti criminali e li inducono al suicidio, è un dovere che questi eventi luttuosi impongono ai nostri legislatori .
Meno leggi permissive verso i carcerati, e ci saranno meno suicidi in carcere.


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