Chi mai nella sua vita ha commesso colpe tanto gravi che Dio lo scacci lontano da sé per l’eternità?
E poi, questo grande peccatore, quando peccava era pienamente consapevole di quello che stava facendo?
O non era piuttosto che la sua mente obnubilata dalle passioni terrene, dalle pressioni della pubblica opinione, da circostanze esterne gli rendeva quasi obbligatorio il seguire la via peccaminosa che stava intraprendendo?
Chi di noi può dire espressamente:"io compio volutamente questa azione pur sapendo che è peccato, e la compio con la precisa intenzione di offendere Dio?"
Credo che nessuna persona, dotata di normale intelletto sia mai stata presa da una decisione così balorda.
Sono convinto che ognuno di noi si comporti nella vita in base alle proprietà che gli sono state donate dalla Natura, ai talenti che ha ricevuto alla nascita, alle inclinazioni e alle energie ricevute, e quindi più di tanta trasgressione alla legge naturale non è in grado di fare.
La via e i limiti della propria azione nella vita sono chiaramente contenuti e delimitati nel proprio Dna.
Se uno ha l’inclinazione al furto, che peccato può commettere rubando?
Nessuno, però certo, la società si deve difendere da uno che ruba, e lo deve condannare, ma Dio, quel Dio che gli ha fornito nel Dna il desiderio di rubare, ma che condanna può mai dargli a uno così?
E una condanna eterna, poi! Una condanna che non finirà mai, mai, mai…..
Se lo facesse sarebbe un Dio, oltrechè ingiusto, anche un Dio esagerato nelle punizioni.
E invece noi sappiamo che Dio è giusto ed è esageratamente misericordioso nel perdono.
E allora non parliamo più di Inferno e di pena eterna, ma semmai di Purgatorio e di necessità di un periodo transitorio di allontanamento da Dio per ripulire la nostra anima dalla sporcizia e dalle ragnatele che abbiamo lasciato depositarsi in essa durante la nostra vita.
Oggi è il Primo novembre e in questa data la Chiesa cattolica ci invita a celebrare la Festa di tutti i Santi.
Ognuno di noi, oggi, pensando ai propri familiari o congiunti da cui la vita ci ha separato, pensa ad essi immaginandoli felici nell’aldilà, nella nuova vita che stanno trascorrendo, pur sapendo che nessuno di loro era un essere perfetto, ma sapendo anche che nella loro vita terrena di sacrifici, di dolore e di difficoltà, essi hanno già ampiamente espiato le loro piccole colpe del vivere quotidiano e che Dio li sta già da ora sicuramente e certamente annoverando tra i suoi Santi.
Se noi stessi, che siamo esseri imperfetti, non riusciamo a dire di una persona, dopo la sua morte, "speriamo che Dio lo maledica per l’eternità", perché tutto sommato un senso di pietà per il defunto ci vieta di esprimere giudizi tanto impegnativi, come possiamo poi affermare che Dio, infinitamente più pietoso di noi, abbia creato l’inferno per punire in modo tanto esagerato le piccole colpe di un essere umano, di una formichina vissuta sulla terra?
"Sursum corda", stiamo lieti, perchè, e speriamo tra qualche decennio, il primo di novembre qualcuno penserà e pregherà per noi vedendo anche noi, con la mente, schierati tra i Santi del Paradiso.
Alla facciaccia dell’Inferno e di chi continua a credere in un Dio talmente ingiusto e cattivo da averlo creato!
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