23 marzo 2012

36.2) Sulla riforma del lavoro: che fretta c’era, maledetta primavera?

La riforma del lavoro: che fretta c’era, maledetta primavera?





E’ PROPRIO IL CASO DI DIRLO: MA CHE FRETTA C’ERA DI APPROVARE ENTRO IL 20 MARZO LA RIFORMA DEL LAVORO?



Chi ci correva dietro?
Forse l’Europa? Ma l'Europa avrebbe benissimo potuto aspettare alcuni altri giorni.
Semplicemente la fretta nella testa dei nostri governanti c’era ed era dovuta al fatto che essendo essi dei professori, (e i professori, lo si sa, da sempre si credono dei padreterni nella scuola, dove non vige che la loro dittatura), hanno voluto riservare a sè stessi il privilegio e la sicumera dell' ultima parola, anche se portatrice di sciagure e disordine sociale.
-Sediamoci al tavolo della trattativa- avevano detto- ma se non troviamo l’accordo entro il 20 marzo andremo avanti da soli con le nostre proposte che già abbiamo qui nelle nostre cartellette-
Bravi, bel modo di condurre una trattativa. O si fa come diciamo noi, oppure si fa come diciamo noi!
Chiunque di noi a scuola si è prima o poi imbattuto in un professore che ragionava allo stesso modo di costoro.
Nessuno li controlla e loro si credono di poter fare quello che vogliono, compresi i torti più smaccati nei confronti degli alunni più deboli.
_ O la smettete di fare chiasso, o per domani mi studierete il tal libro dalla pagina 100 alla 200 – è sempre stato il motto di tali professori prepotenti e incompetenti, che sopperivano alla loro impreparazionee alla loro incapacità a tenere l'ordine in classe con la prepotenza, ben sapendo che l’indomani avrebbero colpito con una interrogazione vendicatoria non i più facinorosi, che essi ben conoscevano e temevano e rispettavano e ossequiavano, , ma i più miti ed umili di cuore tra tra gli alunni più imbranati.

Chiediamoci una cosa: - E se la trattativa sul lavoro, invece che concludersi con l’atto di forza dei professori al governo, si fosse trascinata avanti ancora per qualche giorno al fine di trovare un accordo e limare le incongruenza dell’abolizione dell’art. 18, sarebbe forse affondata l’Italia?
No di certo, ma i nostri professori si sarebbero sentiti offesi nella loro dignità personale, viste le loro dichiarazioni bellicosem e ultimative precedenti, ed è per questo che, anteponendo agli interessi della Nazione la loro meschina paura di fare brutta figura, si sono affrettati a dichiarare chiusa la trattativa (?), e a dichiarare che delle critiche e delle affermazioni dei contrari all’accordo(?) non sarebbe loro importato più di tanto.

Tutto questo accadeva il 20 marzo 2012 e molti metereologi proprio in quel giorno dichiaravano che , contrariamente al solito, con un giorno di anticipo , per un fatto eccezionale, la primavera quest’anno era già iniziata.

Evidentemente il cambiamento repentino del clima ha influito negativamente nella testa dei nostri politici professori, i quali ripieni delle vampate del calore primaverile anticipato, hanno chiuso improvvisamente la discussione sul lavoro, e chi c’ era c’era e degli altri non ti curar ma guarda e passa.
C'era anni fa il tormentone di una canzone il cui eritornello faceva: - Che fretta cera? Maledetta primavera? -
Forse è il caso che qualcuno ne faccia avere il disco ai nostri governanti professori perché capiscano la necessità di darsi una calmata e di tornare al tavolo della trattativa ancora per qualche tempo, senza la presunzione di avere già la soluzione dei problemi in tasca, ma con la volontà e la pazienza di ascoltare tutti, primavera anticipata o posticipata che sia.
Questa, e non l'apertura immancabile di un conflitto sociale e fors' anche di una crisi di governo, sarebbe una buona soluzione, a dimostrazione che i nostri professori al governo sono altra cosa rispetto ai loro omologhi prepotenti e impreparati che tutti noi abbiamo conosciuto a scuola.

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