Secondo il disegno di
legge del governo Letta, dal 2016 i partiti
politici verranno finanziati con il 2 per mille delle imposte che ogni cittadino deve allo Stato, così come si fa per l’8 per mille
alle istituzioni religiose e al 5 per mille alle associazioni onlus e di volontariato
Ognuno di noi quindi da quella data potrà,
se lo vorrà, destinare il suo 2 per mille al partito
preferito.
La stranezza di questa proposta di legge del governo è però il fatto che questo versamento , anziché essere
su base volontaria sarà obbligatorio per ogni cittadino, e quindi ognuno
di noi si verrà a trovare
nella scomoda situazione di dover
destinare parte delle sue imposte dovute allo Stato
al mantenimento in vita di partiti che magari
gli fanno schifo e che vedrebbe
ben volentieri scomparire.
Non è cosa da poco perchè, essendo di 800 milioni di euro la torta di soldi
pubblici così da spartire, ed essendo stabilito che ogni partito non potrà ricevere
più di 61 milioni di euro ( contro i 91 attuali), gli
eventuali importi obbligatori in esubero a questo tetto massimo saranno ripartiti con criteri ancora
sconosciuti tra tutti i diversi partiti
o movimenti che avranno rispettato
alcuni obblighi di trasparenza di
bilancio e di democrazia interna.
Viene spontaneo a questo punto chiedersi se questo disegno di legge sia una
buona proposta, oppure un’ altra presa
in giro per gli italiani, dato che la
maggior parte di essi vedrebbe ben volentieri
la scomparsa di tutta la casta politica
e di tutti i suoi privilegi.
Perché occorre anche ricordare che anni fa, con un referendum , gli elettori avevano già stabilito che i partiti avrebbero dovuto essere lasciati a morire di fame e di sete, e quindi la loro
incidenza sui costi del bilancio dello Stato avrebbe già dovuta essere da tempo
pari a zero.
Ma visto come sono andate le cose, non si vorrebbe che anche tutto questo
ventilato cambiamento non si riveli poi essere che un banale pretesto di facciata, per lasciare in
realtà le cose come stanno, al che gli italiani questa volta si incazzerebbero.
E di brutto.
E di brutto.
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