Ho letto in quest’ultimo periodo alcuni articoli e scritti sulla
figura e le opere di Don Gallo , il prete genovese recentemente scomparso all’età di 84 anni.
Risulta che era una persona veramente umile e generosa, fondatore di movimenti culturali e di
comunità di recupero per drogati e prostitute.
Per questi suoi atteggiamenti provocatori, che rompevano gli
schemi di una gerarchia ecclesiastica
ingessata e richiusa in se stessa, egli si era in vita sua molte volte trovato in
conflitto con il Cardinale Siri che non
tollerava di lui le disobbedienze agli
schemi liturgici che don Gallo stravolgeva e non sempre rispettava.
Man mano che leggevo
e venivo a conoscenza di tutte le opere
che aveva compiuto in vita, aumentava in
me lo stupore sul perché non fosse mai stato nominato “Monsignore”, come
invece accaduto a tanti preti mediocri che non avevano compiuto in vita loro nemmeno un decimo di quanto da lui operato.
E difatti, agli amici che lo schernivano dicendogli che con
le sue opere non avrebbe mai fatto
carriera e che con quel suo cognome non
sarebbe mai diventato Papa, egli era
solito rispondere che la Chiesa aveva
bisogno sì di tante cose, ma di sicuro non di un “PapaGallo”.
E mi viene perciò spontaneo attraverso questo scritto chiedere e
supplicare che Papa Francesco , il nuovo Papa che tutti ci sta conquistando con la sua umanità e
semplicità, in uno dei prossimi discorsi
dalla finestra del suo studio , dopo l’Angelus domenicale, ci inviti tutti a
meditare sulla semplice figura e le
opere di “ Monsignor Gallo”, che certamente
ora è in cielo, nella cerchia più intima degli amici i di Gesù, assieme ai genitori di ognuno di noi, ai santi più famosi e titolati e perché no, anche alla
cara Suora dei calzini .
Chiamarlo “Monsignore”: sarebbe questo un riconoscimento
postumo delle sue virtù e un piccolo gesto per ripagarlo dei torti e delle
incomprensioni subiti in vita e da lui cristianamente
sopportati per amor di Dio e degli
Ultimi con i quali condivideva le sue
giornate.
E la Chiesa avrebbe così, tra i beati del cielo, anche un vecchio
prete
” Monsignore post mortem” con la sciarpa rossa al collo, con quel suo cappellaccio di traverso e mezzo sigaro toscano agli angoli della bocca, non per fumarlo, che lì in Paradiso non si fuma, ma per il vezzo di voler assomigliare in trasandatezza ai suoi amati e cari fratelli emarginati.
E Dio solo sa di quanti Preti e "Monsignori" così noi avremmo bisogno in questi tempi bui.
” Monsignore post mortem” con la sciarpa rossa al collo, con quel suo cappellaccio di traverso e mezzo sigaro toscano agli angoli della bocca, non per fumarlo, che lì in Paradiso non si fuma, ma per il vezzo di voler assomigliare in trasandatezza ai suoi amati e cari fratelli emarginati.
E Dio solo sa di quanti Preti e "Monsignori" così noi avremmo bisogno in questi tempi bui.
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