5 giugno 2013

45.3) Monsignor Andrea Gallo.

Monsignor   Andrea Gallo.



Ho letto in quest’ultimo periodo alcuni articoli e scritti sulla figura e le opere di Don Gallo  , il prete genovese recentemente scomparso  all’età di 84 anni.

Risulta che era una persona veramente umile e generosa,  fondatore di movimenti culturali e di comunità di recupero per drogati e prostitute.
Per questi suoi atteggiamenti provocatori, che rompevano gli schemi di una  gerarchia ecclesiastica ingessata  e richiusa in se stessa, egli  si era in vita sua molte volte trovato in conflitto con il  Cardinale Siri che non tollerava di lui  le disobbedienze agli schemi  liturgici  che don Gallo stravolgeva e non  sempre rispettava.

Man mano  che leggevo e venivo a conoscenza  di tutte le opere che aveva compiuto in vita,    aumentava in  me   lo stupore   sul perché non fosse mai stato nominato “Monsignore”, come invece accaduto  a tanti preti  mediocri che non avevano compiuto in vita loro   nemmeno un decimo  di quanto da lui operato.

E difatti,  agli amici che lo  schernivano dicendogli  che  con le sue opere  non avrebbe mai fatto carriera e che  con quel suo cognome non sarebbe mai diventato Papa,  egli era solito rispondere che la Chiesa  aveva bisogno sì di tante cose,  ma di sicuro non  di  un “PapaGallo”.

E mi viene perciò  spontaneo attraverso questo scritto chiedere e supplicare  che  Papa Francesco , il nuovo Papa  che tutti ci sta conquistando con la sua umanità e semplicità,  in uno dei prossimi discorsi dalla finestra del suo studio , dopo l’Angelus domenicale, ci inviti tutti a meditare  sulla semplice figura e le opere  di “ Monsignor Gallo”, che certamente ora  è in cielo,  nella cerchia più intima  degli   amici i di Gesù, assieme  ai genitori di ognuno di noi,  ai santi più famosi e titolati e perché no,   anche alla cara Suora dei calzini .

Chiamarlo “Monsignore”:   sarebbe questo un  riconoscimento postumo delle sue virtù e un piccolo gesto per ripagarlo dei torti e delle incomprensioni subiti in vita  e da lui cristianamente   sopportati per amor di Dio e degli Ultimi con i quali  condivideva le sue giornate.

E la Chiesa  avrebbe  così, tra i beati del cielo, anche un vecchio prete
Monsignore post mortem”    con la sciarpa rossa al collo, con quel suo cappellaccio di traverso e  mezzo sigaro toscano agli angoli della  bocca,  non per fumarlo, che lì in Paradiso non si fuma, ma per il vezzo di  voler assomigliare  in trasandatezza ai suoi  amati e cari  fratelli emarginati.  

E Dio solo sa di quanti  Preti e "Monsignori" così  noi  avremmo bisogno in questi tempi bui. 


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