20 aprile 2015

66.5) Perchè non un bel blocco navale davanti alle coste libiche?


Perchè non  un bel blocco navale davanti alle coste  libiche?




Navi carrette cariche di disperati   continuano a salpare dalle coste libiche verso  Lampedusa e  sono ormai migliaia   i naufraghi   sepolti in fondo a  questo tratto di mare.

Povere persone che fuggivano dalla guerra, dalla fame , dalla povertà  e sognavano una vita migliore per sé e i propri familiari.

Si sono affidati a un branco di  criminali  scafisti che  li hanno derubati di ogni loro residuo avere e li hanno caricati come bestie su barconi volutamente destinati a  naufragare in mezzo al mare.

Possibile che non ci sia un modo per  difendere la vita di queste povere persone?

Bisognerebbe non lasciare partire  queste  navi carretta  destinate a naufragio certo.

L’ Europa, verso cui è orientato in modo  principale  questo flusso umano in cerca di riscatto, è composta  attualmente da 28 Stati membri e se ognuna di queste  Nazioni mettesse  a disposizione 3 navi da guerra  a testa, davanti ai porti libici potrebbe essere organizzato un gigantesco blocco navale militare   adatto ad impedire  la partenza dei barconi carichi di  profughi.

Non appena infatti  questi escano dal porto potrebbero essere immediatamente intercettati e fatti tornare indietro, riuscendo anche ad identificare gli scafisti e ad arrestarli.

Spese per l’Europa?
 Nessuna rispetto alle attuali,  tanto più che ogni Nazione ha la sua flotta militare sempre in azione a fare esercitazioni  dispendiose e inutili in mezzo ai mari di tutto il mondo.

Semplicemente, visto il dramma umano  che avviene nel  mar  Mediterraneo,  queste azioni militari verrebbero svolte davanti alle coste libiche  con il fine di  impedire la partenza  delle navi carretta  cariche di profughi , sequestrarle e   sbattere in galera i delinquenti scafisti, divenuti ormai i   veri schiavisti della nostra  epoca.

In questo modo si impedirebbero ulteriori tragedie  di centinaia di esseri umani    annegati   nel bel mezzo  del loro cammino di speranza verso  una vita più civile e più vivibile. 



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