26 agosto 2008

3) Evasione dell’Iva e contrasto di interesse.




L' IVA è un'imposta sui consumi che ha come obiettivo principale quello di generare entrate fiscali.
Essa grava sul consumatore finale. Infatti, il compratore paga:
a)il prezzo deciso dal venditore per coprire i propri costi ed avere un profitto;
b) + l'IVA che deve essere versata allo Stato.
Quindi, quando ognuno di noi acquista un qualsiasi bene o servizio, il prezzo pagato è comprensivo del suo prezzo di base e dell’IVA ad esso applicata.

Spetterà poi a chi ci ha venduto il bene o servizio versare il tributo nelle casse dello Stato.
L’aliquota ordinaria è del 20%, ma sono previste anche aliquote ridotte (ad esempio nel caso di beni di prima necessità) o maggiorate (ad esempio nel caso dei beni di lusso).

Tutti i lavoratori autonomi (professionisti, artisti, società, ditte) per poter esercitare la propria attività devono aprire una "partita IVA" e seguire una serie di procedure per la tenuta dei relativi registri.

L'apertura della partita IVA obbliga all’emissione delle fatture verso i clienti.

Chi possiede la partita IVA ha diritto al rimborso dell’IVA pagata per l’acquisto di beni o servizi necessari per l’espletamento della propria attività.

Il consumatore finale, invece, non ha diritto ad alcun rimborso, e pertanto si assiste al fenomeno dell’evasione.

Infatti, il cliente finale non ha convenienza a richiedere la fattura perché maggiorerebbe la sua spesa del 20%, mentre chi fornisce il bene ha interesse a non rilasciare fattura per la somma introitata, che così non viene denunciata ai fini Irpef.

Lo Stato ci rimette due volte: non incassa l’Iva che dovrebbe incassare e ottiene denuncie dei redditi inferiori al dovuto da parte del popolo delle partite Iva.

l’'evasione fiscale in Italia è non solo una malattia, ma una vera e propria epidemia:
l’Agenzia delle entrate parla di un mancato introito Iva da parte dello Stato per 43 miliardi di euro dovuto ad un occultamento della base imponibile di 270 miliardi ogni anno.
Secondo questa analisi, l'evasione ha portato ad un peso della pressione fiscale superiore al 50%, sulle persone che pagano il fisco e quindi non lo evadono.
Ogni ministro delle finanze che si è succeduto nei vari governi ha riconosciuto che le categorie dove si annida il tasso maggiore di evasione fiscale sono quelle di autonomi e professionisti, cioè del popolo delle partite Iva.

Per il recupero di una così imponente evasione fiscale, la strada migliore praticabile è quella di mettere in contrasto gli interessi di chi fornisce i beni e servizi con quelli di chi ne usufruisce, ammettendo il rimborso dell’Iva al consumatore finale.
Occorre, in altre parole, che nella denuncia dei redditi Irpef, lo Stato preveda il rimborso dell’ammontare dell’Iva debitamente fatturata. Lo Stato incasserebbe l’imposta dai possessori di partita Iva, e la rimborserebbe ai consumatori, dietro presentazione delle fatture pagate,(quindi a saldo 0), ma il gettito complessivo netto dell'ammontare delle denuncie Irpef, risultando più veritiero, sarebbe comunque più elevato di quello attuale,per lo Stato, senza contare che ciò attuerebbe una minor disuguaglianza tra i cittadini sotto il profilo dell’equità fiscale.


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