19 dicembre 2008

106) Rilettura meditata della poesia “ Il Natale” di A.Manzoni

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IL NATALE di Alessandro Manzoni
Qual masso che dal vertice / Di lunga erta montana, /Abbandonato all’impeto/Di rumorosa frana,/ Per lo scheggiato calle/ Precipitando a valle,/ Batte sul fondo e sta;
Là dove cadde, immobile/ Giace in sua lenta mole;/ Né per mutar dei secoli,/ Fia che riveda il sole/ Della sua cima antica, / Se una virtuale amica /In alto nol trarrà:
Tal si giaceva il misero / Figlio del fallo primo /Dal dì che un’ineffabile/Ira promessa all’imo / D’ogni malor gravollo, / Donde il superbo collo/Più non potea levar.
Qual mai tra i nati all’odio, / Quale era mai persona /Che al Santo inaccessibile/Potesse dir: perdona? / Far novo patto eterno? / Al vincitore inferno /La preda sua strappar?
Ecco ci è nato un Pargolo, / Ci fu largito un Figlio:/ Le avverse forze tremano/Al mover del suo ciglio: / All’uom la mano Ei porge, / Che si ravviva, e sorge/Oltre l’antico onor.
Alessandro Manzoni

Rileggendo questa poesia oggi ho intuito alcune cose.
- L’uomo nel paradiso terreste, fu sottoposto ad una ridicola prova (infatti cos'era il divieto di mangiare i frutti di un singolo albero a fronte di milioni di altri alberi dello stesso tipo disponibili nel Paradiso terrestre, se non il modo di farci capire che la prova era veramente risibile?), ebbene, l'uomo,non volle sottostare al volere di Dio non ritenendosi a Lui inferiore, e col suo atto di superbia, ha offeso il suo creatore. L'uomo si credette di essere pari a Dio, di essere un Uomo-Dio.
- Avendo disobbedito Dio ha scacciato l’uomo dal paradiso terrestre, ridimensionandolo nella sua superbia a semplice creatura e, secondo l'allegoria del Manzoni, lo ha come fatto precipitare in fondo a un burrone dal quale, l’uomo da solo, con le sole sue proprie forze, non sarà più in grado di risalire.
- Ci sarebbe voluto un Uomo –Dio per aiutarlo a rialzare la testa, ma questo era appunto l’atto di superbia commesso da Adamo ed Eva, i quali , disobbedendo, si erano illusi di diventare forti come Dio
- Quale uomo sarebbe stato dunque così forte da parlare a pari a pari con Dio?, così importante da farsi ascoltare da Dio?, da chiedergli addirittura la revoca delle sanzioni?
- L’unica soluzione, alla quale l’intelligenza dell’uomo non sarebbe mai arrivata per la sua inimmaginabilità, era quella di un Dio-Uomo, cioè che Dio stesso diventasse uomo, e con la dignità di un Uomo-Dio si rivolgesse a Tu per Tu con il Creatore.
- Ecco perché duemila anni fa è venuto al mondo il Figlio di Dio.
- Questa nascita ha portato con sé una conseguenza grandiosa per gli uomini : Gesù ,in quanto uomo, è nostro fratello, e quindi noi siamo suoi fratelli. Ed essendo egli Figlio di Dio anche noi siamo figli di Dio e non più solo delle semplici creature. Infatti Gesù ci ha insegnato a pregare Dio chiamandolo Padre.
- Non c’è che dire: per noi uomini, che eravamo precipitati in fondo al burrone e senza più forze per rialzarci, è una bella festa!
Ecco quindi perché celebriamo il Natale come giorno di festa.
Perché il Natale è la ricorrenza della nascita di Gesù.
In questa data il mondo festeggia il fatto che Dio si è fatto uomo tra gli uomini, per salvarli, redimerli, e distruggere il peccato che era entrato nell’umanità dopo l’atto di superbia di Adamo ed Eva.
La Chiesa, nella liturgia della notte di Natale,definisce addirittura “beato il peccato originale”, perché solo a seguito di esso Dio decise di diventare uomo e trattarci quindi da figli e non più da semplici creature.
Tutto questo la poesia del Manzoni mi ha fatto capire.
Io però , sono un vero ignorante, e continuo a non capire la necessità del Natale.
Mi spiego:
Gli uomini, nel paradiso terrestre, hanno peccato e Dio li ha giustamente puniti. Però li ha anche perdonati, cioè li ha considerati di nuovo suoi amici, anche se non li ha più reintegrati nella condizione ottimale di benessere che avevano all’inizio della creazione.
E fin qui riesco anche a capire. Io posso anche perdonare uno che mi fa del male, ma questi però è giusto che sconti la pena alla quale è stato condannato. Avendolo perdonato, non gli porto più rancore, anzi se lo incontrerò per la strada lo saluterò, ma nel frattempo la punizione che gli è stata inflitta per il suo atto di cattiveria deve essergli applicata.
Quello che non capisco è questo:
Che bisogno aveva Dio, di farsi uomo e di soffrire poi sulla croce? Egli ci aveva già perdonati e la pena di vivere non più nello stato ottimale del Paradiso terrestre, ma con dolori e malattie. continuava ad esserci inflitta. Non poteva bastare? Lui continuava a fare Dio e noi a fare gli uomini, di nuovo amici perché comunque perdonati attraverso le tribolazioni,il dolore fisico, le malattie e la morte ad espiazione della colpa originale. Perché Dio hai voluto venire qui in mezzo a noi, a patire le nostre sofferenze e gioire per le nostre gioie, e poi diventare vittima sacrificale morendo sulla croce per noi? Volevi forse farci capire che, più che un Dio, tu volevi essere un fratello per noi? Volevi forse farci capire che dal Natale in avanti l'uomo non è più soltanto uomo, cioè creatura sottoposta a Dio, ma è diventato Tuo fratello, cioè fratello di Dio, cioè Uomo-Dio? Praticamente, così facendo, hai realizzato il sogno di Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre.
Solo che, avendolo pensato loro, la cosa era disdicevole e passibile di condanna; realizzato da Te invece è una cosa sublime.
Scusami, Dio, ma non capisco (e questo non è una novità, dirai Tu, perché sono tante le cose che non capisco), ma Tu sai quanto mi piacerebbe capire!
Ciao Dio, e buon Natale.

(liberamente tratto da una predica di Frate Antonio da Bergamo)

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