Una brutta vicenda di violenza, aborti e scomunica.
An ugly story of violence, abortions and excommunication.
Siamo in Brasile. a Recife.
Una ragazzina di nove anni (nove anni!)viene ripetutamente violentata dal patrigno e rimane incinta di due gemellini.
La violenza su una donna, già grave di per sé, assume un grado di imbarbarimento ancora più deprecabile quando a subirla è una bambina, con l’aggravante della povertà e della situazione di degrado sociale in cui vive.
A causa della giovanissima età e delle condizioni di salute precarie, la vita di questa puerpera bambina era in pericolo per la doppia gravidanza.
Viene ricoverata in ospedale e l’equipe medica si trova di fronte a un vero dilemma: come agire in questi casi?
La coscienza dei medici si ritrova sola con sé stessa nell’atto di dover decidere cosa sia meglio fare.
Il medico deve risolvere il conflitto che si è creato nel suo animo, ma una decisione comunque deve essere presa, e il più in fretta possibile, e certamente nessuno affronta un dilemma di questo genere con disinvoltura.
E’ ingiusto e offensivo il solo pensarlo.
Occorre salvare la vita di questa ragazzina, bisogna rendere giustizia alla sua fragile persona, ridarle una dignitosa speranza e fiducia nel futuro, ben sapendo che così facendo si mettono a repentaglio le vite dei due gemellini concepiti.
E’ certamente un caso morale tra i più delicati quello che l’equipe di medici sta per affrontare e la sofferta decisione va nella direzione di aiutare la ragazzina ad interrompere la gravidanza.
Questa vicenda ha guadagnato le pagine dei giornali perchè’ l’arcivescovo di Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che hanno aiutato la ragazzina ad interrompere la gravidanza.
Eppure erano ben altri coloro che avrebbero dovuto essere i destinatari della scomunica.
La rabbia e il rancore che si miscelano nel nostro cuore quando accadono cose simili, andava indirizzata non verso i medici che hanno permesso a una ragazzina di tornare a vivere, ma a quanti nel degrado e nella mancanza spaventosa di sentimenti umani, nel buio più assoluto dell’anima, hanno ripetutamente abusato del corpo , della debolezza, e dell’ignoranza della ragazzina.
Ma in che Dio crede questo vescovo?
In un Dio che si compiace della morte di una giovanissima madre di nove anni e dei due gemellini che aveva nel suo grembo?
In un Dio che avrebbe preferito la morte di tutti e tre questi esseri, invece della morte di solo due di essi?
In un Dio che se la prende con i medici perché hanno prolungato la vita di una giovane madre?
In un Dio che scomunica, cioè che non perdonerà mai più questi medici che hanno salvato una vita umana?
Si ricordi il tal vescovo che di scomunica Gesù non ha mai fatto neppure il minimo cenno nel corso della sua predicazione.
Egli era venuto per salvare tutti i peccatori, non per maledirne alcuni.
La scomunica è un invenzione umana, attraverso cui la Chiesa dice che Dio non perdonerà mai chi ha commesso peccati di tale gravità da rientrare in una casistica redatta da alcuni teologi che poco hanno capito della parabola del Figliol Prodigo e della vastità e immensità del perdono di Dio.
E comunque quale sarebbe il reato imperdonabile commesso da questi medici ?
Quello di aver salvato la vita di una giovane madre di nove anni?
Il tal vescovo farebbe bene a indirizzare meglio le sue scomuniche, anzi a non farne mai più alcun uso. Semmai scomunichi sè stesso, per l'incapacità teologica di cui ha dato prova.
Prima di redigere scomuniche a vanvera, preghi lo Spirito Santo e confidi nel Suo aiuto e nei Suoi consigli.
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