Il montepremi del superenalotto.
Sogni ad occhi aperti.
Un vescovo ha proposto di utilizzare l’incredibile montepremi raggiunto in questi giorni dall’enalotto per aiutare tanti che si trovano in condizioni di drammatica necessità.
In effetti, a prima vista sembra una proposta sensata.
Dice il vescovo che una vincita di decine e decine di milioni di euro in mano a una persona sola, non sarebbe per costui di nessu aiuto, ma gli rovinerebbe la vita, complicandogliela in maniera da fargli anche dar di volta il cervello.
Infatti il vincitore dovrebbe guardarsi dalle mire di pseudo parenti e amici che comparirebbero dal nulla, e persino da eventuali malintenzionati che potrebbero far del male a lui o a un familiare per ottenerne un lauto riscatto.
Inoltre dovrebbe affrontare le complicazioni finanziarie con le banche, con consulenti fiscali , con i notai, con gli avvocati, che, per uno che non ci è avvezzo, sono oltremodo defatiganti .
Insomma il buon vescovo sembra che abbia ragione nel ritenere che la vita del vincitore di una tale somma , nonché diventare un paradiso in terra, possa di fatto trasformarsi in un inferno.
Ognuno di noi in realtà ha una sua ricetta, che grosso modo ipotizza che l’eccedenza del montepremi oltre una certa soglia, diciamo di dieci milioni, dovrebbe essere meglio distribuita sulle vincite minori, in modo da portare vantaggi e benefici a centinaia e forse migliaia di persone con vincite che non ti cambieranno la vita ma che tuttavia fanno sempre piacere.
Anziché uno ricchissimo e forse rovinato per sempre, tanti piccoli vincitori che possono, una volta tanto, gioire.
Eppure, caro il nostro buon vescovo di cui sopra, perché modificare le regole del gioco, quando questo ha dimostrato una sua validità sociale?
Il superenalotto attuale, con i suoi montepremi esagerati e mostruosi, ha di fatto dato agli italiani l’illusione di sognare.
Essi, la maggioranza di essi, (i maniaci del gioco vanno considerati a parte), si limitano a comprare per qualche euro settimanale il diritto e l’illusione di sognare un’altra vita, fatta di meno rinunce e di meno sacrifici, e sanno benissimo che non l’avranno mai, se non nei sogni che il superenalotto ispira loro all’atto della compilazione della schedina o alla lettura dei numeri estratti.
E’ forse così peccaminoso spendere ogni tanto qualche euro per conquistarsi il diritto di sognare? Sognare un cambiamento di vita, sognare di poter esaudire tutti i propri desideri e quelli delle persone care vicine, sognare di poter fare beneficenza in grande stile e di poter risolvere, come un piccolo dio che passa beneficando, situazioni di disagio di cui si è a conoscenza?
Ricordiamoci che per venire incontro ai tanti casi di drammatica necessità evocati dal nostro buon vescovo, gli italiani hanno sempre risposto con grande generosità aderendo alle varie sottoscrizioni sociali serie che diano garanzie di andare a buon fine , come il Telethon, le varie iniziative contro il cancro e affini, ed è dimostrazione di ciò anche e addirittura l’8 per mille versato spontaneamente alla Chiesa cattolica da milioni di noi.
Io lascerei inalterate le regole del superenalotto, per permettere agli italiani, e adesso pure ai turisti europei, di spendere qualche euro per avere il diritto e l’illusione di continuare a sognare.
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