30 aprile 2010

80.0) Disabili e volontari

Disabili e volontari

Un tempo i disabili vivevano ai margini della comunità "normale", circondati da un mare di indifferenza.
Oggi, fortunatamente, le cose sono cambiate: i portatori di handicap si stanno pian piano integrando nella società.
Eppure tra chi non ha mai avuto a che fare con quel mondo rimane ancora un disagio serpeggiante, un'indifferenza dura a morire:
«È la paura del "diverso", di ciò che non è uguale a me – spiegano gli esperti.


Pertanto servono delle iniziative per creare ulteriori occasioni che facciano conoscere il mondo della disabilità a chi ancora, grazie a Dio, non lo ha mai incontrato.
Esistono molte Associazioni che si occupano delle persone disabili di tutte le età, dai bambini agli anziani, con le loro diverse esigenze.

Essendo le persone disabili, ancora oggi, tra le categorie di cittadini più svantaggiate, quali sono i loro primari bisogni e le principali problematiche che li affliggono?
Oltre alle barriere architettoniche che intralciano la loro vita sociale, e la difficoltà ad ottenere presidi sanitari adeguati per le patologie di cui soffrono, si possono individuare principalmente  due fasce di problemi a seconda dell’età della persona con handicap.

Per esempio per quanto riguarda i disabili “bambini”, i problemi più sentiti sono quelli dell'integrazione scolastica e della riabilitazione fisica.
Per quest'ultima mancano quasi del tutto strutture pubbliche adeguate, mentre per la scuola, i tagli della leggi finanziarie degli ultimi anni hanno inciso in modo pesante sugli insegnanti di sostegno.
Ancora oggi, alcuni bambini portatori di handicap non possono frequentare la scuola, perché mancano gli insegnanti.
Esistono certamente alcuni Istituti molto funzionali e organizzati in questo settore, mentre altri invece sono totalmente impreparati, ma se non vengono forniti i mezzi e i servizi a queste scuole, non si potrà mai offrire un aiuto adeguato ai bambini disabili.
 Servono inoltre programmi più mirati e più specializzazione da parte del corpo dei docenti.

Quanto ai disabili “adulti”, invece, preoccupante è il "dopo di noi", cioè dove andrà a finire la persona disabile , quando saranno venuti a mancare i genitori che la accudiscono.
Per i casi meno gravi sarebbe auspicabile la diffusione delle comunità alloggio, che sono pochissime rispetto alla richiesta, ma sono fondamentali per far vivere una vita serena alle persone disabili rimaste sole.
Le comunità alloggio per persone in situazione di handicap o "case-famiglia" sono una realtà socio-educativa degli ultimi anni: un crescente numero di famiglie decide infatti, di delegare la cura e l'intervento pedagogico del proprio caro a persone qualificate nell'ambito di una struttura di tipo residenziale.
Nei casi in cui i genitori di una persona handicappata vengono a mancare o le risorse familiari risultano insufficienti o inadeguate all'intervento educativo, è stato quasi naturale individuare e creare un servizio atto a garantire un'assistenza specialistica.
I familiari che si sono accostati a queste realtà, inizialmente forse con una certa diffidenza, hanno sperimentato che gli educatori professionali, che operano all'interno di tali strutture sono persone disposte a creare un rapporto umano e di amicizia  con i loro congiunti.
La loro professionalità rappresenta uno strumento che facilita l'incontro e la comprensione reciproca. e che rende la comunità alloggio un normale luogo di vita.

Per poter dar una mano alle numerose necessità di vita delle persone disabili è indispensabile l’opera del volontariato, cioè di quelle persone che mettono a disposizione parte del loro tempo libero per alleviarne le difficoltà.
Pur essendo numerosi, di volontari il mondo della disabilità ha sempre più bisogno, perchè attualmente la situazione è drammatica.
Le Associazioni dei disabili e degli invalidi civili possono , è vero, contare su gruppi di persone che si impegnano nel lavoro d’ufficio per le pratiche amministrative e sono disponibili come autisti per il trasporto delle persone verso Ospedali e centri di rieducazione fisica, ma non bastano.
Fino a qualche anno addietro tali Associazioni potevano contare sull’ appoggio degli obiettori di coscienza, segnalati e inviati dal Comune, ma ora queste stesse associazioni fanno molta fatica a trovare persone motivate e disponibili a dare una mano.
Sarebbe auspicabile che la diffusione di una maggior conoscenza dei bisogni del mondo della disabilità, possa fare da stimolo per un più intenso impegno da parte di un maggior numero di volontari sempre più disponibili e preparati.


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