Negli anni ’70, sotto la pressione della Corte Costituzionale, è stato introdotto in Italia l’ordinamento regionale.
Tra la fine degli anni ’80 ed il principio degli anni ’90 ha fatto irruzione nell’ordinamento politico italiano , con la sua carica insieme rivoluzionaria e pur tuttavia democratica,tra minacce di secessione e cose simili , la Lega di Bossi che ha portato avanti principalmente due richieste politiche.
1) la Devoluzione.
Con questa parola si attribuiva allo Stato la competenza su un certo numero di materie, (“numerus clausus”), mentre tutte le altre competenze venivano attribuite (devolute) alle Regioni
2)Il Federalisdmo fiscale.
La devoluzione gettava le basi per l’introduzione futura del federalismo fiscale invertendo il principio del flusso finanziario.
Non sarà più lo Stato centrale ad avere la titolarità propria delle "grandi imposte" (prius), salvo poi trasferire una quota del gettito alle Regioni (posterius).
Ma, all’opposto, saranno le Regioni ad avere la titolarità fiscale originaria (prius) delle “grandi imposte”.
Infatti esse disporranno di compartecipazioni al gettito dei tributi erariali (le “grandi imposte”) riferibile al loro territorio.
Pertanto il buon Calderon dei Calderoli assicura che il federalismo fiscale non sarà il federalismo delle addizionali o dei “piccoli tributi locali" da aggiungere alle imposte nazionali.
Ma sarà (udite udite!) una "meccanica che passa attraverso le grandi imposte un tempo solo statali ed ora invece anche regionali"
Avete capito? Boh! Veramente qui chi ci capisce è bravo!
Il dubbio è che alle tasse che già oggi ci tartassano, per effetto del federalismo fiscale se ne aggiungano altre, che magari non verranno chiamate tasse o imposte, ma addizionali , aggiunte ,oppure gettito riferibile al territorio o con altro nome dal significato fregatorio identico.
Perché i cittadini italiani dai loro politici non hanno avuto finora che fregature, una sull’altra.
E il federalismo fiscale non farà eccezione.
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