13 marzo 2011

46.1) I leghisti sul marciapiede.

I leghisti sul marciapiede.



Anche a me l’inno di Mameli non mi piace.
Lo trovo brutto, abbastanza incomprensibile nei versi e musicalmente mediocre, da marcetta di suffraggette da oratorio.
Ma è stato scelto a suo tempo dal Parlamento italiano come inno nazionale della nostra Patria.
E allora lo rispetto, e mi rendo conto, unendomi al canto di tante altre persone pur non capendo bene il significato di quello che sto cantando, che in quel momento esprimo e sono orgoglioso di esprimere anch’io, il concetto di Italia, quale nostra Patria fondata 150 anni fa.

I leghisti che se ne escono dall’aula del Consiglio comunale di Milano non appena all’inizio della seduta consiliare viene intonato l’inno di Mameli, dove vanno?

Fuori dall’aula non si vengono a trovare forse  su un marciapiedi di una strada italiana?
Perché Milano, anche se gli fa schifo ammetterlo, è ancora in Italia.

E sono certo che sulla busta paga che i leghisti, sia quelli in parlamento che nei consigli regionali e comunali ricevono ogni fine mese, c’è lo stemma della Repubblica Italiana, non quello della Padania.
E quei soldi, il più delle volte immeritatamente percepiti (vero Renzo Bossi?), provino, provino se ci riescono a spenderli nella loro mitica Padania, che non esiste se non nelle loro menti bacate e corrotte.

Si, corrotte perchè tempo fa hanno cercato di fondare una banca al Nord e hanno dovuto prontamente fare marcia indietro per la loro incapacità manageriale e hanno limitato i danni evitando il fallimento corrompendo un famoso banchiere poi a sua volta inquisito.


Ma torniamo al marciapiede di Milano.
Dicevamo che i leghisti usciti dal Consiglio comunale di Milano per l’antipatia cronica al canto di Mameli, si sono venuti a trovare su un marciapiedi di una strada italiana.
Ma forse a loro non interessa dove sia situato fisicamente il marciapiede.
L’importante, per loro, è stare sul marciapiedi, e non nell’Aula consiliare.
Gli interessa,  evidentemente,  fare vita da marciapiede.

E chi finora faceva la vita da marciapiede erano le prostitute, i trans gay, gli spacciatori.
Adesso a costoro si sono uniti anche i leghisti insofferenti dell’amor di Patria.

Tutte categorie di persone di cui diffidare.



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