26 gennaio 2012

12.2) L’art 18 è un tabu? Certo, e non toccatelo!

L’art 18 è un tabu? Certo, e guai a toccarlo.





Tra i problemi principali dell’Italia di oggi c’è la riduzione del debito pubblico e la riduzione della disoccupazione.
Ma mentre per il debito pubblico non si fa ancora adesso niente se non rinnovare i titoli in scadenza a condizioni peggiorative, cioè pagandoli sempre di più, per la disoccupazione si vuole intervenire eliminando l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Si vogliono  cioè permettere licenziamenti più facili dei lavoratori in attività, per sostituire ognuno di essi con l’assunzione di tre persone sottopagate e destinate al precariato vita natural durante. 
Hai voglia ad essere un bravo lavoratore che si è dato da fare tutta la vita per migliorare le proprie esperienze lavorative e le proprie conoscenze tecniche , il proprio “Know how” come si dice oggi.
Se lo sei, sta sicuro che il tuo datore di lavoro, una volta passata la norma che abolisce l'art. 18,  ti licenzierà quanto prima, perché gli costi troppo.

La linea tendenziale degli industriali è oggi quella di assumere sbarbatelli alle prime armi anche se inesperti,  perchè questi operai che costano  poco, pochissimo di paga   al datore di lavoro   sono disposti a lavorare anche in nero, senza diritti e tutele e si accontentano di un piatto di riso al giorno. 
Altro che diritti dello Statuto dei lavoratori.
 Non fa niente se poi questi lavoratori inesperti   non sapranno  sfruttare al meglio  i macchinari  aziendali, che anzi probabilmente non adeguatamente utilizzati si romperanno.
L’importante oggi è non avere più tra i piedi quegli operai  ipergarantiti, pieni di diritti ,  e magari con la tessera del sindacato in tasca ,  che costano all’azienda l’ira di dio.
E poi i macchinari , se si rompono, sono assicurati.
Per gli industriali e per il governo è meglio un trio di  lavoratori inesperti da pagare  500 euro al mese a testa, invece di un operaio specializzato e competente da 1500.

Ricordati operaio specializzato che tu oggi sei un peso per la tua ditta.

Lasciandoti a casa,  può sembrare a prima vista   che la disoccupazione debba aumentare, ma invece statisticamente l’assunzione di tre persone al tuo posto fa ridurre numericamente la disoccupazione.
E questo è quanto il governo vuole, per far bella figura in Europa  e far vedere che  in Italia la disoccupazione  sta diminuendo alla velocità di un missile.

Non gli importa niente al governo e alla Confindustria se coloro che saranno costretti a lavorare  in modo così sottopagato  poi,  più che beni produrranno danni all’economia, perché di certo, lavorando sentendosi privi di diritti non ci metteranno l’impegno necessario, anche solo  per una forma di rivalsa verso il datore di lavoro che li sfrutta in modo così osceno.

Ma le tabelle statistiche economiche  diranno che la disoccupazione italiana è in veloce calando e i politici si faranno un vanto della loro bravura: ci voleva poi così tanto? È bastato  togliere l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, e le statistiche economiche si sono tutte raddrizzate.

Che si è incurvata invece sotto il peso dell'ingiustizia sociale  è  la schiena di padri di famiglia, lavoratori esemplari per tutta una vita, col mutuo da pagare che adesso si sentono persone inutili di fronte ai loro figli e anzi si vergognano di essere diventati un peso per la loro famiglia.

Ma al governo e agli industriali questo non interessa: loro vogliono che vengano licenziati i lavoratori da 1500 euro al mese  e che, a parità di esborso economico, al loro posto ne vengano assunti tre a 500 al mese, facendo diminuire la disoccupazione  di colpo di  due terzi.
C' è proprio da essere fieri,  di governanti e industrialotti così! 

Una volta abolito  l'art. 18,   il made in Italy e la genialità  dei nostri prodotti non esisteranno più e il declino dell'Italia sarà definitivo.



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