8 novembre 2012

89.2) Idee nuove per la riduzione del Debito Pubblico



Idee nuove per la riduzione del Debito Pubblico
Ci vogliono strumenti e idee nuove per la riduzione del debito pubblico.

L’economista Guglielmo d’Occam su un quotidiano ha avanzato la seguente proposta, che ricalca una idea del vecchio tesoriere dello stato Andrea Monorchio, cioè di colui la cui firma era stampigliata sulle banconote delle vecchie lire.
Visto
che lo Stato dispone fondamentalmente di tre oggetti da vendere e cioè
- gli immobili pubblici
- le partecipazioni azionarie (dalle quote in Enel, Terna, Fincantieri, Finmeccanica, Sace e Cassa Depositi e Prestiti a quelle nelle aziende Municipalizzate)
- le concessioni pubbliche (dalle autostrade alle frequenze televisive o le lotterie, per non dimenticare le spiagge e gli stabilimenti balneari),
e constatato
 che tale patrimonio rende poco anche per causa di una burocrazia piena di vincoli e veti che impediscono di attrarre investitori esteri , il buon economista di cui sopra lancia l’idea di valorizzare questo patrimonio pubblico affinché la sua dismissione o vendita possa catturare l’attenzione degli investitori professionali e li induca a scommettre sul rischio Italia.

E come fare a fare tutto ciò in modo rapido e trasparente?

La soluzione potrebbe essere quella di dare vita a un fondo d’investimento (che potremmo chiamare Fondo Italia o similare) al quale lo Stato italiano e le pubbliche amministrazioni conferiscono i propri immobili, le proprie partecipazioni azionarie e i propri diritti demaniali.

Le quote di questo Fondo Italia verrebbero scambiate con gli attuali titoli di stato, eventualmente a condizioni di favore per i detentori di titoli pubblici, e lo scambio, quindi, genererebbe una immediata riduzione del debito pubblico di 500- 600 milardi di euro.

Naturalmente la gestione del Fondo Italia dovrebbe venire affidata a una o più società di amministrazione internazionali, il cui compito sarebbe quello di valorizzare i beni confluiti nel Fondo, ovviamente a vantaggio e beneficio dei detentori delle quote del Fondo stesso.
In sintesi, non sarebbe necessario attirare nuovi investitori, dato che le quote del Fondo verrebbero assegnate a chi già possiede titoli di Stato.
Né si mancherebbe di correttezza verso questi ultimi, i quali sarebbero chiamati semplicemente a continuare a investire nell’impresa Italia.

Per chi è già possessore di titoli pubblici (Bot, Cct, Btp etc.),  la soluzione proposta avrebbe tutta una serie di vantaggi e cioè:

1)   il possesso diretto dei beni che oggi egli controlla solo indirettamente in quanto creditore dello Stato italiano;
2)        la gestione dei beni non più affidata a politici e burocrati, bensì a manager internazionali  di indiscussa professionalità
3)        ed infine il beneficio economico, dal momento che l’investitore verrà premiato, prima, al momento dello scambio tra quote del fondo e i titoli di stato posseduti, e successivamente dai proventi della valorizzazione del patrimonio gestito.

Semplicità, equità, rapidità di esecuzione sono quindi tra le caratteristiche apprezzabili di questa proposta per ridurre in modo sensibile  il debito pubblico.
E il governo Monti farebbe bene a non snobbarla a ma a considerarla con attenzione, se davvero vuole togliere l’Italia dall’orlo dell’abisso su cui essa si sta muovendo.



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