29 maggio 2013

40.3) Perché il fiume Piave mormorò in quel benedetto 24 maggio 1918?

Perché il fiume Piave mormorò in quel benedetto 24 maggio 1918?




Stiamo qui tutti a lamentarci perché questo maledetto inverno 2012/2013 non se ne vuole andare, e perché la primavera quest’anno non si è vista.
Piove in continuazione e fa freddo .
Cade la neve sopra i mille metri eppure  siamo a fine maggio.
Tra una decina di giorni finiscono le scuole e,  chi se lo può ancora permettere , dovrebbe, essere in preparativi per fare le valigie e dare una bella  occhiata ai freni, alle gomme e  al motore dell’auto che lo porterà in vacanza al mare o in montagna.
Invece siamo qui tutti a lamentarci, oltre che per la crisi economica, anche per il tempaccio boia che quest’anno ci “ è piovuto” addosso.

Eppure se facessimo mente locale, e se guardassimo le cose con un poco di razionalità, ci accorgeremmo che  il maltempo continuato di marzo,  aprile e maggio non è poi una cosa così eccezionale,  e che quindi è meglio darsi una calmata e  lasciare che le cose vadano come Madre Natura  ha deciso.
Che poi non sempre, questo brutto tempo è sinonimo di catastrofi o sventure o sfortuna .
C’è stato un caso, nel 1918, che il 24 maggio avrebbe potuto essere tramandato ai posteri come  una delle più brutte pagine nere dell’Italia, perché si era in guerra e  gli austriaci  avevano deciso di sferrare un grande attacco contro il nostro esercito ed iniziare  l’invasione della nostra  giovane Nazione.
Gli italiani venivano già dalla sconfitta di Caporetto ed erano in sfacelo e in rotta e in fuga e quindi quella data era stata sapientemente scelta dagli austriaci per darci il colpo finale.
Ebbene, dice la canzone alpina che il “ Piave mormorò: non passa lo straniero”, e si gonfiò talmente di acqua  che  fu impossibile per l’esercito invasore attraversarlo, e  per questo  il fiume venne dichiarato “ Fiume  leggendario nazionale”.

Bene,  viva il Piave allora. 
Ma chiediamoci come mai  in quel benedetto 24 maggio 1918 il fiume fosse così in piena.
Evidentemente perché  anche quell’anno, come  nel momento attuale, i mesi di marzo, aprile e maggio furono talmente piovosi e  forieri di neve sui monti da rendere in piena non solo il Piave ma tutti i fiumi del Nord.

Ed allora,  vediamo bene anche senza esser maniaci della meteorologia, che ogni quaranta o cinquanta anni  può  capitare  un inverno così brutto come quello attuale,  ma non sempre questo fatto è  da  maledire, perché , almeno nella circostanza del 24 maggio 1918,  esso fece la fortuna del’Italia, che grazie alla mancata invasione,  fu in grado di ricostruire l’esercito, di cambiare i comandi militari e di  passare a sua volta all’attacco  vincendo  forse l’unica guerra che abbia  mai vinto.  
Viva il maltempo, allora?
No, ma almeno non lamentiamoci più di tanto.

  





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