27 giugno 2013

51.3) Compensazione tra debiti e crediti, perchè no?

Compensazione tra debiti e crediti, perchè no?



Se un' impresa  esegue dei lavori per conto dello Stato, attualmente lo Stato non la paga subito,  ma di lì a due o tre anni, ad andar bene.

Nel frattempo però la stessa impresa  deve a sua volta dare  dei soldi allo Stato per le tasse, ma glieli deve dare subito, alla data prefissata dal Fisco.

In questo modo alcune imprese sane, che hanno cioè più crediti che debiti, loro malgrado  muoiono, falliscono, o riducono e licenziano il personale, il quale   a sua volta ridurrà i propri consumi rinunciando all'acquisto di determinati beni non essenziali,  facendo fallire altre ditte e  facendo così aumentare la recessione, fino al probabile fallimento o bancarotta dello Stato.

Lo stiamo  vedendo tutti i giorni  in questi anni di  crisi economica.

Per ovviare a tale marasma economico, sarebbe logico introdurre perciò il concetto di “compensazione”, cioè fare in modo che tra lo Stato e  le Ditte  allo stesso tempo creditrici e debitrici  si  addivenga ad  un patto  che consenta ad  entrambi di regolare  subito o in tempi  ragionevolmente strettissimi, il loro saldo tra debiti e crediti.

Ma  per gli amministratori dello Stato e l' elefantiaco apparato  burocratico da essi  inventato,   questo concetto sembra essere un tabù, e  bisogna quindi trovare un rimedio.
Alcuni economisti  hanno proposto un meccanismo economico abbastanza semplice, che  funzionerebbe così:

- Lo Stato  versa alla Ditta  che ha eseguito i lavori per lui, dei buoni  spesa di valore predefinito, da utilizzarsi su tutto il territorio nazionale (sulla falsariga dei  famosi  assegnini di qualche decennio fa).


- La Ditta   versa tali buoni ai suoi dipendenti  in busta paga, come fossero denaro contante.


- A loro volta  costoro  possono spenderli  come , dove e quando vogliono, purchè   all'interno della Nazione.


Con questo meccanismo   l’economia nazionale viene rilanciata e  fatta ripartire, perché la gente  ha di nuovo  in mano qualcosa da spendere  e torna così a fare acquisti, mentre  le Ditte  che hanno lavorato per lo Stato non sono più costrette a chiudere o fallire  o licenziare  il personale, perché hanno ricevuto  quanto gli  spettava.


A questo punto  non rimane altro da fare   che autorizzare   le Ditte che  hanno  accettato in pagamento  i buoni spesi dalla gente,  a compensare con lo Stato   tali buoni di credito con  le imposte che esse  gli devono, e il cerchio si chiude.

Si torna cioè al  baratto, per rilanciare l’economia,  al tanto vituperato ma tanto vitale baratto: buoni spesa di carta, però  garantiti dallo Stato,   contro scambio di merci .

E non si tratterebbe  neppure della tanto vituperata dall'Europa  "creazione di nuova moneta" in quanto questo  barattare debiti - crediti  tra cittadini, Stato e Fisco sarà ammesso  e praticabile  solo all'interno  della Nazione,  e tra cittadini  dello stesso Stato, smentendo così  i tanti “Professori”  e supposti economisti che ci hanno  recentemente governato capaci solo di aumentare a dismisura  le tasse  e di impedire  la compensazione tra debiti e crediti, così affamando e rovinando una intera Nazione.


Utilizzando il medesimo  concetto di baratto o compensazione tra debiti e crediti  , allo stesso modo si potrà  fare un domani con il Debito Pubblico.

Ai possessori italiani  di Bot, o Btp, o Cct  gli si potrà  dare in cambio dei buoni spesa come sopra,  spendibili in Italia   per ottenere  merce in cambio di tali certificati ,che saranno poi  utilizzabili  in  di compensazione con il Fisco  dalle Ditte che li hanno accettati ,   incrementado così  la ripresa degli scambi economici  e soprattutto riducendo il Debito Pubblico.


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1 commento:

  1. E' una buona idea, complimenti. Purtroppo, il sistema lo impedirà; troppi interessi andrebbero in malora, primo tra tutti quello delle banche che, in una situazione di pagamenti immediati diventano totalmente inutili. A riprova di ciò, cerca Auriti su Google e la sua teoria della moneta. Vedrai come la GdF e lo stato italiano lo hanno distrutto, incriminandolo di stampa di monete false, quando la sua moneta, spendibile solo all'interno di una piccola comunità, era dichiaratamente vera.

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