8 febbraio 2014

13.4) L'Inps, il buco e i politici

L'Inps, il buco e i politici.



In Italia ci sono circa tre milioni di dipendenti pubblici   (cioè coloro che lavorano negli enti locali (Regioni, Province, Comuni, Asl, Enti ospedalieri, ecc.; i  dipendenti di aziende municipalizzate (aziende di forniture di gas, acqua, trasporto urbano, Nettezza Urbana) e Poste Italiane e Ferrovie.; coloro che che lavorano nelle forze dell'ordine quindi Esercito, Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Marina, Aeronautica, Guardia forestale, ecc. e i ministeriali (alle dipendenze di un ministero) quindi Insegnanti, Collaboratori scolastici, Ministero del tesoro, ecc.
Tutti costoro  si vedono mensilmente detrarre dalla loro busta paga i contributi da versare ad un Ente di  assistenza.
Questi contributi  che lo Stato trattiene dalla busta paga, esso  li dovrebbe versare nelle casse dell’’INPDAP, ma da anni  non risulta che lo abbia fatto, con la conseguenza che a questo ente  sono venuti a mancare  circa 30 miliardi di euro, ed è andato in tilt. 
Invece di avvisare i carabinieri per cercare di mandare in galera  chi si è  arbitrariamente ed illegalmente  impossessato di tali importi, il Parlamento ha deciso   di  obbligare l’Inps a incorporare l’ Inpdap  e farsi carico dei suoi debiti.
L’Inps, invece di opporsi con tutte le proprie forze, magari attraverso le dimissioni in blocco del suo consiglio di amministrazione  e denunciare  la vigliaccata cui deve obbligatoriamente sottostare, ha accettato questa imposizione e ha  immesso nel suo bilancio l’ enorme buco da 30 miliardi.
Adesso, da ente qual’era  ben gestito almeno  per quanto riguarda i contributi previdenziali, deve a sua volta lanciare l’allarme : ha un debito dir 18 miliardi di euro  che mette  in forte dubbio l’erogazione delle pensioni per i prossimi anni.
La conseguenza è che se fallisce  l’Inps  saltano  tutte le famiglie italiane, perché è ormai dimostrato che i giovani italiani, disoccupati e senza lavoro , senza futuro  e ormai  senza neppure la voglia di crearselo, da anni stanno sopravvivendo   e tirando a campare  con l’aiuto e l’ausilio  della pensione dei nonni  e dei loro risparmi di una vita.
Ma a quanto pare questi ultimi stanno per terminare e se venisse pure a mancare la pensione,  assisteremmo ad un dramma sociale e generazionale mai visto per le sue conseguenze apocalittiche.
Si cominci per tempo allora a cercare di rimediare  a una tale ipotesi  rovinosa,  facendo in modo che  lo Stato per primo, che esige  dai suoi cittadini il rispetto delle leggi,  non evada più i contributi che trattiene dalle busta paga dei suoi dipendenti pubblici, ma li versi,  come deve, per legge, all’Inps.
(piccolo aneddoto personale)
Mio padre lavorava in qualità di aiuto ufficiale giudiziario al Tribunale della sua città e quando  a 38 anni morì per un’infezione da tetano,  alla vedova  (che aveva a carico 4 figli in età da 6 mesi a  6 anni), non fu  riconosciuto nessun importo o pensione, in quanto Il Tribunale- cioè il luogo principe  del rispetto della legge -  non aveva mai versato i contributi previdenziali, che pure tratteneva dalla busta paga di mio padre.
(fine dell’episodio- anzi no, ché mia mamma dopo qualche mese afferrò per il collo il Presidente del Tribunale  e lo strattonò a dovere , rischiando pure di essere denunciata ed andare così  in galera. Ma il tapino si guardò bene dal farlo).
Una volta risanato il buco e garantito il regolare versamento dei contributi all’Inps, si faccia una legge  con la quale  vengano abolite tutte le pensioni  maturate dai politici nostrani negli anni passati,  e soprattutto  si metta un tetto massimo di 5.000 euro netti al mese  alle pensioni che l’Inps può erogare.
Queste piccole regole forse  impediranno  tragedie sociali  dalle conseguenze devastanti per il nostro popolo.



Altri articoli di costume e società

Home page

Nessun commento:

Posta un commento