Che pena
quel Buffon in area avversaria!
Ragazzi
cerchiamo di non perdere mai il senso
delle proporzioni delle cose.
In fin
dei conti non si è trattato di una tragedia nazionale ma semplicemente di una sconfitta sportiva di 11 uomini in mutande super pagati, super valutati, penosi atleticamente, e super fragili emotivamente.
Cos’ è
infatti quel buttarsi di Buffon nell’area avversaria nei minuti
del recupero finale, alla ricerca della giocata fortunosa e del tiro della domenica, se non la dimostrazione di una
disperazione interiore data dalla consapevolezza di una situazione di inferiorità non solo numerica , ma anche atletica e di risultato?
Che pena
il vederlo aggirarsi sotto la porta avversaria, lasciando sguarnita la propria,
alla mercé di un contropiede o di un tiro da lontano .
Non
poteva esserci dimostrazione più lampante di disperazione sportiva e di
un rendersi conto della propria
inferiorità atletica e dei propri limitati schemi di gioco, ed allora, visto che nelle ultime due partite
non siamo stati capaci neppure di impegnare una sola volta i portieri
avversari, è giusto che una nazionale di calcio così scadente sia tornata a casa, e lasci
ad altri il compito di proseguire nelle
sfide calcistiche alla ricerca
dell’undici mondiale più meritevole o semplicemente più in forma.
A noi
italiani, però. come a tutti i tifosi
delle altre squadre di calcio eliminate, il compito di non demoralizzarci o di farne
una tragedia nazionale, ché la mancanza
di lavoro, la disoccupazione, l’incertezza sul nostro domani economico e di quello dei nostri figli,
questi sì che sono problemi ben più importanti e oserei dire veramente tragici.
Nella
vita bisogna saper perdere, e a maggior ragione quando questo avviene per
demeriti propri o perché non si era all'altezza.
Ci si deve accettare per quel che si è, consapevoli che il comportarsi umilmente e civilmente non è una sconfitta, ma semplicemente il primo passo verso una futura vittoria.
Nessun commento:
Posta un commento