Il Dna è certo, ma a volte la colpevolezza può essere incerta.
Stiamo attenti
a dare per certa l’equazione: -“hanno
trovato il tuo Dna sul corpo della vittima e quindi sei tu l’assassino”, perché non sempre è vera.
Esistono dei casi in cui si può essere tratti in inganno.
Con un esempio semplicemente teorico, se io voglio far accusare di un omicidio una persona
a me antipatica che penso meriti qualche anno di galera, vado nel bar che lui frequenta e con le
dovute cautele , indossando magari guanti per non lasciare le mie impronte,
mi impadronisco di un suo mozzicone
di sigaretta o di un fazzolettino di
carta da lui usato, e lo infilo tra le
dita di una mia vittima.
Io sono l’assassino,
ma il Dna che i carabinieri
analizzeranno è quello del mio rivale antipatico, e costui e non
io, basandosi semplicemente su tale
prova, andrà in galera.
Quindi
bisogna stare attenti a dare per certo
che il colpevole sia sempre e certamente il
possessore del Dna analizzato.
Per
tornare alla cronaca di questi giorni, un tale è accusato di essere il mostro di Yara
perché sugli indumenti della ragazzina sono state trovate piccole tracce del
suo sangue, da cui si è ricavato il suo Dna.
Il Dna è
sicuramente il suo, nessuno lo mette in dubbio, la scienza oggi non lascia margine ad errori di attribuzione, ma
come c’è finito sul corpo di Yara il suo
sangue?
Lui si
difende dicendo che qualcuno gli ha rubato dal suo garage un qualcosa di tagliente che è poi stato usato sul corpo della ragazzina, e dato che con lo stesso
strumento egli si era in precedenza tagliato facendo dei lavoretti o
delle riparazioni in garage, appare plausibile che una parte infinitesimale del suo sangue raggrumato si sia riversata sulla vittima.
A questo
punto, a queste che sembrano essere semplicemente delle elucubrazioni mentali e
delle difese puerili, non gli crede più nessuno, ma la cosa in sé non può essere presa sottogamba, perché potrebbe stare
a significare che l’assassino non è lui, bensì il ladro o uno dei ladri del furto nel suo garage.
E in questo
caso saremmo di fronte a un ribaltamento della colpevolezza
del’attuale presunto assassino e bisognerebbe ricominciate
tutto da capo, orientando le indagini in
tutt’altre direzioni.
Giudici
onesti e coscienziosi, amanti della ricerca della verità vera, e non solo di quella dimostrata dalle
apparenze, certamente lo potranno fare,
mentre giudici più lassisti
si accontenterebbero dell’attuale imputato e deriderebbero le sue argomentazioni di innocenza.
Nel caso
di Yara i giudici e i magistrati hanno però finora dimostrato di essere del primo tipo, e quindi
riusciranno prima o poi a far venire a galla la verità.
Contiamoci.
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