13 giugno 2014

54.4) Povero Corradino Mineo, Renzi ti ha fatto la bua, quanto devi soffrire!

Povero Corradino  Mineo, ti hanno fatto la bua, quanto devi soffrire!




Il  Mineo faceva parte  fino a ieri della Commissione Affari Costituzionali del Senato, ma  il governo lo ha allontanato dal suo incarico perché  portava avanti delle sue idee personali invece di quelle decise dalla maggioranza del partito.

Dice  l'art. 72. Della costituzione che ogni disegno di legge, presentato ad una Camera   venga esaminato da una commissione e successivamente dalla Camera stessa, che lo deve approvare  articolo per articolo e con votazione finale.

Le Commissioni Parlamentari sono perciò  organi collegiali ristretti che rispecchiano le proporzioni numeriche dei gruppi parlamentari, e  si possono immaginare, dunque, come piccole assemblee che riproducono “in scala” la Camera e il Senato.

Ogni commissione è molto importante per il buon funzionamento del Parlamento, perché  di solito  è specializzata su un ristretto insieme di argomenti, su cui (almeno in teoria) ha maggiori possibilità di analisi e intervento rispetto all’ insieme di  tutti i parlamentari raccolti indistintamente in aula.
 La commissione analizza gli articoli dei disegni di legge, propone e vota modifiche, integrazioni e soluzioni per migliorarli prima del loro passaggio in aula.

La linea che nella pratica stanno seguendo i partiti maggiori è  in sostanza  quella di  non procedere  alla costituzione delle Commissioni fino a quando non ci sia un governo, così da individuare in Parlamento la maggioranza che lo sostiene e muoversi di conseguenza. 
Agendo in questo modo le presidenze delle varie commissioni possono  essere “calibrate” sulla composizione numerica  della maggioranza e delle opposizioni,  consentendo a tutti i partiti di essere rappresentati.

L’allontanamento di Corradino Mineo dalla Commissione Affari costituzionali del Senato che si sta occupando delle riforme,  è dovuto al fatto che  il  Mineo, ex direttore di Rai News 24, da tempo manifestava la sua contrarietà sia  al cosiddetto Italicum, la nuova legge elettorale il cui impianto era stato concordato fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, sia alla riforma del Senato.

Il suo voto nella commissione Affari Costituzionali poteva essere decisivo e questo ha influito sul suo allontanamento,  in quanto in quella commissione c’è un solo voto di scarto tra maggioranza e opposizione, e una critica radicale come la sua poneva l' alternativa tra il fare e il non fare le riforme.

Questa mossa  del governo  non è piaciuta a quella parte del Pd che fa capo alla minoranza di Pippo Civati che parla di «epurazione delle idee non ortodosse e non allineate con quelle del Capo», e perciò  tredici senatori  dissidenti si sono autosospesi  dal partito e chiedono «chiarimenti».

 La presa di posizione dei 13  crea un bel problema per  il Pd, e non potrà essere ignorata da Renzi e dal gruppo dirigente del partito, anche perché da un punto di vista numerico la situazione rischia di complicarsi.  
Infatti la maggioranza governativa  al Senato è di 161 (il plenum è composto dai 315 membri più cinque senatori a vita); lo scorso 25 febbraio;il governo Renzi ottenne la fiducia con 169 «sì». Qualora i 13 «ribelli» decidessero di mettersi di traverso , il premier avrebbe la certezza di soli 156 voti, cinque in meno della soglia di maggioranza.
Purtroppo molti parlamentari  che si rispecchiano tra le minoranze nel Pd, non hanno ancora capito che, stando al governo, il partito è il luogo di confronto delle idee,  ma lì, dopo il confronto, devono necessariamente  essere  assunte delle decisioni
nell'interesse del Paese e perciò  nelle aule parlamentari ci si deve sforzare di esprimere una posizione unica, quella della maggioranza del partito,  che ha deciso la linea.


Il  Mineo  stesso  adesso dice che  è tutto un equivoco perché: “ Non ho mai posto un veto - ha precisato -, io voglio una nuova  legge elettorale  e la riforma  del Senato quanto Renzi.
Solo che le vorrei migliorare un po’. È assurdo quindi  che mi si accusi  e mi si sostituisca."

Sta però il  fatto che tra di noi, nel nostro gruppo di discussione al bar  in attesa della partita dei Mondiali,   ci  sembra che la sostituzione del Mineo non sia stata  altro che la conseguenza logica e ineccepibile  del suo modo dissidente  di partecipare  alla commisione Affari Costituzionali del Senato, dove egli praticamente  contrastava, avversava  e criticava   la posizione del partito che egli stesso rappresentava  in quella commissione.


Assodato che non si può sempre tenere il piede in due scarpe, se  le idee del Pd al Mineo stanno strette,  bene, che  si dimetta  dal partito o che  almeno  non lo rappresenti   in Commissione.
 Faccia le sue critiche nelle riunioni della Direzione del partito, e poi, una volta che questo abbia assunto una decisione a maggioranza,   quella decisione   venga  da lui per primo come da  da tutti gli altri   rispettata e portata avanti.



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