9 aprile 2015

64.5) Due belle storie


1) LETTERA DI UN ANZIANO PADRE AL FIGLIO



Se un giorno mi vedrai vecchio, 
Se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi… abbi pazienza,
 Ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.
 Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, 
Non mi interrompere…
 Ascoltami,
 Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.
 Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare… 
Ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.
 Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario
 E non guardarmi con quel sorrisetto ironico
 Io ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc.
 Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso… 
Dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire.

La cosa più importante non è quello che dico
 Ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.

 Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo
 Non trattarmi come fossi un peso, 
Vieni verso di me con le tue mani forti 
Nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.
 Quando dico che vorrei essere morto… non arrabbiarti,
 Un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. 
Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.
 Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori 
Ho sempre voluto il meglio per te 
E ho tentato di spianarti la strada.

 Dammi un po’ del tuo tempo,
 Dammi un po’ della tua pazienza,
 Dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. 
Aiutami a camminare,
 Aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza 
In cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. 

Ti amo figlio mio.
tratto dal blog Pastorale. myblog.it



2) Un giorno un’insegnante chiese ai suoi studenti... 


Un giorno un’insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po’ di spazio sotto ogni nome.
Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su ciascuno dei loro compagni di classe e scriverla.
Ci volle tutto il resto dell’ora per finire il lavoro, ma all’uscita ciascuno degli studenti consegnò il suo foglio.
Quel sabato l’insegnante scrisse il nome di ognuno su un foglio separato, e vi aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di lui/lei.
Il lunedì successivo diede ad ogni studente il foglio  a lui intestato  con  la propria lista.
Poco dopo, l’intera classe stava sorridendo. 

“Davvero?” sentì sussurrare.
“Non sapevo di contare così tanto per qualcuno!” e
“Non pensavo di piacere tanto agli altri” erano le frasi più pronunciate.


Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la prof non seppe mai  se i ragazzi l’avessero discussa dopo le lezioni o con i genitori, ma non aveva importanza: l’esercizio era servito al suo scopo.
Gli studenti erano felici di se stessi e divennero sempre più uniti.


Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua insegnante partecipò al funerale.
Non aveva mai visto un soldato nella bara prima di quel momento: sembrava così bello e così maturo.
La chiesa era riempita dai suoi amici.
Uno ad uno quelli che lo amavano si avvicinarono alla bara, e l’insegnante fu l’ultima a salutare la salma.
Mentre stava lì, uno dei soldati  le domandò: “Lei era l’insegnante di matematica di Mark?“.
Lei annuì, dopodiché lui le disse “Mark parlava di lei spessissimo“.
Dopo il funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al rinfresco.
I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la sua insegnante.
“Vogliamo mostrarle una cosa“, disse il padre, estraendo un portafoglio dalla sua tasca.
“Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne ucciso. Pensiamo che possa riconoscerlo“.
Aprendo il portafoglio, estrasse con attenzione due pezzi di carta che erano stati ovviamente piegati, aperti e ripiegati molte volte.
L’insegnante seppe ancora prima di guardare che quei fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che i compagni di classe di Mark avevano scritto su di lui.
“Grazie mille per averlo fatto“, disse la madre di Mark.
“Come può vedere, Mark lo conservò come un tesoro.“


Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi.
Charlie sorrise timidamente e disse “Io ho ancora la mia lista. E’ nel primo cassetto della mia scrivania a casa“.
La moglie di Chuck disse che il marito le aveva chiesto di metterla nell’album di nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era conservata nel suo diario.
Poi Vicki, un’altra compagna, aprì la sua agenda e tirò fuori la sua lista un po’ consumata, mostrandola al gruppo.
“La porto sempre con me, penso che tutti l’abbiamo conservata“.
In quel momento l’insegnante si sedette e pianse.

Pianse per Mark e per tutti i suoi amici che non l’avrebbero più rivisto.

Ci sono così tante persone al mondo che spesso dimentichiamo che la vita finirà un giorno o l’altro.
E non sappiamo quando accadrà.
Perciò dite alle persone che le amate e che vi importa di loro, che sono speciali e importanti.
Diteglielo prima che sia troppo tardi.
Ricorda, “chi semina raccoglie“.
Quello che metti nella vita degli altri tornerà sempre  a riempire la tua.


   tratto dal blog Libero Family Alter Blog



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