In Italia si pensava che la nostra giustizia facesse ridere i
polli, e invece ...
Invece c’è una nazione che ci supera in lentezza e idiozia della magistratura, ed è l’India.
Infatti ancora oggi, la corte suprema ha rinviato al
prossimo primo luglio ( ed è già almeno la duecentesima volta che lo fa) , l’esame
della vicenda dei due marò italiani
colà detenuti.
Noi italiani non siamo più quindi i campioni mondiali di lentezza magistraturocratica, anche se facciamo di tutto per riprenderci il titolo.
Ad esempio, si sta decidendo soltanto in questi giorni se fare o meno il processo contro Massimo Bossetti che è già
in carcere da un anno, con l’accusa di
essere l’omicida di Yara Gambirasio.
Oh! Ma che velocità! Cos'è tutta questa fretta?
Il tapino già da un anno è privo di libertà, privo degli
affetti familiari, e affiancato in cella
da detenuti spioni pronti a riferire alle autorità del carcere ogni sua pur piccola
e inconsapevole frase pronunciata
durante il sonno, eppure solo adesso si
sta decidendo se sottoporlo o meno a processo.
Ah! si vede che le prove a suo carico sono veramente schiaccianti!
Con tutta questa lentezza nel prendere le decisioni la magistratura sembra
nutrire dei seri dubbi sull'efficacia delle sue stesse indagini.
I magistrati sembrano infatti in
attesa che gli auspicati nuovi progressi della scienza chiariscano in modo certo e sicuro il ruolo e l’importanza di quella traccia
volatile di Dna che incastrerebbe il Bossetti in modo definitivo e nel frattempo, nell'incertezza, non si fanno remore nel continuare a privare
il tapino della libertà personale e
degli affetti familiari chissà per quanti anni ancora.
Comoda per loro la
vita, tra un rinvio e l’altro della decisione definitiva, in attesa dei nuovi
sviluppi scientifici, ma si mettessero
ogni tanto nei panni di quel povero Cristo che continua a proclamarsi
innocente,mentre è accusato di
nefandezze tali da spararsi .
Così come i giudici indiani dovrebbero mettersi ogni tanto nei panni di quei due marò, trattenuti in carcere in un Paese straniero e lontani dai loro affetti familiari, perché colpevoli solamente di aver obbedito agli ordini dei loro superiori militari.
Così come i giudici indiani dovrebbero mettersi ogni tanto nei panni di quei due marò, trattenuti in carcere in un Paese straniero e lontani dai loro affetti familiari, perché colpevoli solamente di aver obbedito agli ordini dei loro superiori militari.
Se siamo arrivati al punto di fare paragoni della nostra giustizia con quella dell'India, siamo messi veramente male. Nel nostro paese la stessa ci perviene dal mondo greco-romano (Giustizia "Iustitia" era una divinità della mitologia romana personificazione della Giustizia), noi l'abbiamo insegnata al mondo con l'aiuto della religione cristiana ed ora siamo agli ultimi posti. Il problema sono le persone, sono loro che la applicano, in Italia il problema è proprio questo, non ultimo lo sport nazionale è diventato mettere in discussione tutto e dire il contrario di tutto, anche quello che una persona con un minimo di raziocinio ritienga possa essere cosa giusta.
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