Stavo comperando un estrattore di succhi di frutta e verdura e
ho chiesto al commesso del supermercato
se fosse un prodotto italiano.
-Ma certo- il costruttore è una ditta italiana!
L’ho preso, ma poi a casa , in caratteri piccoli in un angolo
della confezione, ho trovato la scritta “ made in P.R.C.”
P.R.C. ?
Repubblica popolare cinese.
E’ passato il Giro d’Italia a una trentina di Km da dove abito, e mi sono recato lì a fare il tifo per i nostri corridori ciclisti.
Mi è sempre piaciuto veder transitare una mezz'ora prima dell'effettivo passaggio dei corridori la carovana del Giro con il suo
caravanserraglio di pubblicità e lancio di oggettini vari per souvenirs, che fin da piccolo mi hanno sempre esaltato.
Da una postazione mobile ho acquistato un maglietta rosa con le scritte “ La Gazzetta dello sport
- Giro d’ Italia 2015” e l’ho pagata un
occhio della testa.
Ma si sa: il tifo fa
fare questo ed altro.
Poi, senza ormai più meravigliarmi di niente, ho visto che anch'essa è made in China.
A questo punto mi
chiedo se esistano ancora dei prodotti italiani, cioè costruiti in Italia
da maestranze italiane, in fabbriche o stabilimenti situati in Italia.
Purtroppo gli
industriali italiani in questi ultimi
anni hanno trovato molto più comodo e redditizio utilizzare i loro capitali per acquistare Bot o azioni o fondi di investimento o qualche altra
miserevole tipologia di guadagno facile
e certo, invece di ampliare le loro
fabbriche, rinnovare i loro prodotti e dar lavoro a operai italiani.
E questa è stata una grande porcheria e una grande sfortuna per noi e per i nostri
giovani che non trovano più lavoro ormai
da anni e sono costretti a vivere di
elemosina sulle spalle dei loro genitori o addirittura dei risparmi dei loro nonni.
Ma se, come auspico ,l’Italia dovesse fare come già l’Argentina e come probabilmente adesso la Grecia, cioè
non rimborsare più i titoli del debito
pubblico, ma lasciarli sulla gobba di
coloro che li hanno a suo tempo sottoscritti e già lucrato su di essi interessi da capogiro,
allora forse i nostri industrialotti torneranno a preferire
gli investimenti basati
sulla forza lavoro e sull'estro e la capacità tutta italiana di produrre beni e servizi di qualità e di valore.
E allora, e solo allora, forse della Cina e dei suoi prodotti , fatti
con manodopera sottopagata e con materiali di
scarto e di scarso valore ci dimenticheremo ben presto e una maglietta del Giro d’Italia
tornerà ad essere made in Italy e un estrattore di succhi di frutta con marchio italiano sarà di nuovo costruito effettivamente in stabilimenti italiani e con manodopera italiana.
Così come torneranno a essere vanto della nostra Nazione e dar lavoro a maestranze italiane le varie griffes
della nostra moda italiana che inopinatamente si sono lasciate attrarre dai capitali del mondo dagli occhi a mandorla.
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