31 maggio 2015

85.5) Che vergogna, che vergogna, ormai è tutto un made in China.



Che vergogna, che vergogna, ormai è tutto un made in China.




Stavo comperando  un  estrattore di succhi di frutta e verdura e ho  chiesto al commesso del supermercato se fosse un prodotto italiano.
   -Ma certo- il costruttore è una ditta italiana!

L’ho preso, ma poi a casa , in caratteri piccoli in un angolo della confezione, ho trovato la scritta “ made in P.R.C.”
P.R.C. ?
Repubblica popolare cinese.

E’ passato il Giro d’Italia  a una trentina di Km da dove abito,  e mi sono recato lì  a fare il tifo per i nostri corridori ciclisti.
Mi è sempre piaciuto veder transitare una mezz'ora prima dell'effettivo passaggio dei corridori la carovana del Giro  con il suo  caravanserraglio di pubblicità e lancio di oggettini vari per  souvenirs,   che fin da piccolo mi hanno sempre  esaltato.

Da una postazione mobile ho acquistato un maglietta  rosa  con le scritte “ La Gazzetta dello sport -  Giro d’ Italia 2015” e l’ho pagata un occhio della testa.
 Ma si sa: il tifo fa fare questo ed altro.
Poi, senza ormai più meravigliarmi di niente,  ho visto che anch'essa  è made in China.

A questo punto  mi chiedo se esistano ancora dei prodotti italiani, cioè costruiti in Italia da  maestranze italiane, in fabbriche o stabilimenti  situati in Italia.

Purtroppo  gli industriali italiani  in questi ultimi anni hanno  trovato molto più comodo e redditizio  utilizzare  i loro capitali per acquistare Bot o  azioni o fondi di investimento o qualche altra miserevole tipologia di  guadagno facile e certo, invece di  ampliare le loro fabbriche, rinnovare i loro prodotti e dar lavoro a operai italiani. 

E questa è stata una grande porcheria e una grande sfortuna per noi e per i nostri giovani che non  trovano più lavoro ormai da anni  e sono costretti a vivere di elemosina sulle spalle dei loro genitori o addirittura dei risparmi  dei loro  nonni.

Ma se, come auspico ,l’Italia dovesse fare come  già l’Argentina  e come probabilmente adesso la Grecia, cioè non rimborsare più  i titoli del debito pubblico, ma lasciarli sulla gobba  di coloro che li hanno a suo tempo sottoscritti e già  lucrato su  di essi interessi  da capogiro,  allora forse  i nostri industrialotti  torneranno  a preferire   gli investimenti    basati   sulla forza lavoro e sull'estro e la capacità tutta  italiana di  produrre beni e servizi  di qualità e di valore.

E allora, e solo allora, forse  della Cina e dei suoi prodotti , fatti con  manodopera sottopagata   e con materiali  di  scarto e   di scarso valore  ci dimenticheremo ben presto e una maglietta del Giro d’Italia  tornerà ad  essere made in Italy  e un estrattore di succhi di frutta    con marchio italiano sarà di nuovo  costruito effettivamente in  stabilimenti  italiani e con manodopera italiana.

Così come torneranno a essere vanto della nostra Nazione  e dar lavoro a maestranze italiane le varie griffes della nostra moda italiana che inopinatamente  si sono lasciate attrarre   dai capitali del mondo dagli occhi a mandorla.



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