c’è da preoccuparsi? Chi ci rimette e chi ci
guadagna?
Oggi come oggi una nazione, la Grecia, e
più tardi anche l’Italia, non hanno più la possibilità economica di
rimborsare chi ha conferito loro del denaro in prestito
sapendo di correre il rischio di perderlo.
Poiché il presupposto di chi ha investito in Bot
o in titoli del debito pubblico di una nazione era quello di
correre volutamente il rischio di non vederselo più rimborsare, e però
gli alti interessi e la durata della sottoscrizione compensavano
ampiamente il rischio default, chi dunque ha conferito denaro allo Stato
sottoscrivendo Bot o CCt, adesso che lo Stato non è più in grado di
rimborsare l’ammontare del debito pubblico, non può fare altro che meditare sul
significato del suo impiego di denaro.
Il ragionamento da fare è questo:
Noi abbiamo conferito del denaro e questo denaro noi
siamo stati pronti a rischiarlo.
Il rischio è stato volutamente corso
perché sembrava impossibile a verificarsi, ma ora purtroppo per noi
è divenuto realtà.
Noi tutti, piccoli e grandi risparmiatori,
privati o gestori di industrie nazionali o facenti parte di
gruppi internazionali, banche ed assicurazioni e
chi addietro aveva investito, oggi perderemo tutto.
Sia fatta la volontà di Dio, e d'altronde era ed è sempre
stato un lucroso affare quello di investire in titoli di Stato
il proprio denaro sapendo che esso fruttava interessi esentasse a più
non posso ed essendo quasi certi che sarebbe probabilmente stato al riparo da ogni rischio di mancato
rimborso perché gli Stati ben difficilmente falliscono.
Ma questa volta la pacchia è finita in quanto nella
percezione complessiva della società moderna ci si è accorti che era ingiusto caricare sulle spalle delle future generazioni il nostro
vivere al di sopra delle possibilità economiche che ci competevano, anche se la
scusa era quella che stavamo preparando loro un futuro più
roseo al riparo da ogni sventura o ciclo economico negativo.
E siamo addirittura arrivati al
punto che in Italia ogni nuovo nato si trova ad avere sul gobbone un
debito di 33 mila euro che probabilmente non riuscirà mai più nella
vita a rimborsare.
Tra l’altro è un debito che non ha fatto lui, e
che quindi non è per niente tenuto a rimborsare.
E quindi lo Stato Italia si troverà ben presto a
dichiarare la propria incapacità di restituire l'ammontare del
debito pubblico, scaricando sugli investitori
la propria l'insolvenza e facendo loro perdere
tutto il capitale investito.
L’unica cosa che rattrista, a fronte del
prossimo default dell'Italia, è la sorte dei poveri piccoli
risparmiatori che vivono soltanto del loro denaro!
Che ne sarà di loro?
A questi, e solo a questi, uno Stato che
dichiari il proprio fallimento economico deve badare, cioè deve cercare
di rimborsare il capitale sottoscritto, mentre alle lamentele e lagnanze
di tutte le altre categorie di sottoscrittori è bene che non ci faccia
caso, perché in poco tempo costoro saranno in grado di rifarsi aumentando
i prezzi dei loro prodotti o o le commissioni dei loro servizi.
Tuttavia anche se dovessero
effettivamente rimetterci parte dl loro capitale, anche
nessuno dei piccoli risparmiatori sottoscrittori di Bot o CCt
si dovrebbe comunque angustiare per la sua parte di perdita
perché il suo sacrificio economico viene
consumato nell'interesse della Nazione e della Patria.
Eh si, di fronte al fallimento di uno Stato,
coloro che più hanno avuto dalla buona sorte devono,
anche se loro malgrado, regalare alla società un po’ del loro
denaro.
Poi passeranno i giorni, e
finalmente liberi dal rimborso di un debito pubblico
immane che schiacciava ogni possibilità di ripresa e di futuro,
anche i disoccupati, e gli indigenti potranno tornare a vivere e sperare
in un futuro migliore .
Finalmente poi, una volta fallita e svanito pur tra le lacrime l’obbligo del
rimborso del Debito Pubblico, la Nazione Italia non dovrà far altro che
mettere a profitto l’accaduto facendo in modo che mai più per
l’avvenire si possa spendere più di quanto incassato, mediante una vera attuazione della revisione della spesa pubblica secondo la quale
qualsiasi servitore dello Stato, dal più umile cittadino, ai
politici , agli amministratori comunali, regionali e di governo, dai
giudici ai generali fino alle più alte cariche dello Stato compreso il
Presidente della Repubblica, non possa ricevere in
busta paga un importo superiore ai cinquemila euro
netti.
Che se poi non gli va bene, nessuno di
loro è obbligato a lavorare per lo Stato e di liberi
mestieri, dall'ippica al ciarlatano son piene le fosse e
qualcosa da fare adatto a loro troveranno.
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