C’è un
povero disgraziato di un uomo, Michele
Misseri, detto lo zio, cui cinque anni fa qualcuno ha ucciso la nipote Sarah Scazzi e ne ha gettato il cadavere in un
pozzo in mezzo alla campagna.
E c’è stato
sin da subito il sospetto che il delitto
sia avvenuto dentro le mura di casa sua e per questo egli stesso sin dall'inizio si è dichiarato essere l’esecutore materiale del delitto addossandosene tutte le colpe.
Ma le indagini
hanno appurato senza ombra di dubbio che egli mentiva per coprire qualcun altro.
E questo qualcun altro si è rivelato essere niente meno che la sua
figlia maggiore Sabrina e addirittura
la sua stessa moglie Cosima.
Immaginatevi
il travaglio interiore di questo poveruomo,
con i suoi due familiari più intimi accusati di assassinio della nipote, e con le telecamere delle Tv private e nazionali dentro e fuori
casa, giorno e notte, per anni e anni.
Sempre controllato
nei gesti e misurato nei suoi comportamenti
è sempre
lì a ribadire la SUA verità, che cioè il vero assassino è sempre stato lui, per cercare di tenere fuori dal carcere sia la moglie che la
figlia.
Egli è disposto
ad addossarsi ogni responsabilità e a
pagare fino in fondo le terribili conseguenze delle sue dichiarazioni pur di salvare il resto della sua disgraziata famiglia.
E succede
che ieri, il tribunale, dopo tre giorni di Camera di consiglio ribadisca per la seconda volta la condanna all'ergastolo per Cosima e Sabrina,
ed ecco che casa sua è di nuovo circondata dall'assedio asfissiante dei giornalisti, per carpire da Lui una sua pur
minima dichiarazione .
E che volete che dica questo povero disgraziato di un povero Cristo?
Egli con la
morte nel cuore e con i giornalisti tra i piedi, se ne va tuttavia in mattinata a lavorare nei suoi campi, a badare agli animali della fattoria e infine, stremato dal caldo e dalla
fatica, se ne torna a casa per mangiare
un boccone.
Giunto sulla
porta di casa sua , mentre sta infilando la chiave nella
serratura , un nugolo di giornalisti lo assale e pretende da lui qualche dichiarazione.
Ed allora
egli, oltremodo infastidito dalla petulanza di una giornalista che gli schiaffa il microfono davanti alla
bocca e gli impedisce di entrare in pace dentro casa, ha
finalmente, e dico finalmente, un piccolo moto di stizza e con la mano allontana da sé la giornalista
sgarbata, petulante ed invadente.
Apriti cielo!
Questa cretinetti di una giornalista si mette a sbraitare nel microfono : " ma perché questa
violenza, Michele? ", non rendendosi neppure conto che invece la violenza la sta usando lei nei confronti di lui, in una duplice maniera;
prima di tutto perché gli sta impedendo di
entrare in casa sua e poi perché gli sta dando chissà perché del Tu, come se egli fosse
un suo amico di vecchia data.
Ma quale
violenza dico io, a questa stronzetta, se fossi stato io nei panni di zio Michele , io le
avrei sbattuto il microfono in testa
e l’avrei allontanata da me con una bella spinta sino a farla cadere
a gambe all'aria in mezzo alla strada lei, e la sua telecamera e il suo microfono
del cavolo.
Perché a una
che con il microfono in mano, davanti alla porta di casa tua impedendoti di entrare,
ti viene a chiedere cosa ne pensi della seconda sentenza di condanna di tua figlia e di tua moglie all'ergastolo, che cosa vuoi rispondere?
Che si, che
va tutto bene, che oh mio Dio come sono contento per questa sentenza ?
Cosa le
chiedono a fare certe cose?
Ma certi
giornalisti si renderanno mai conto dell’imbecillità di
certi loro comportamenti e di certe loro domande?
Per me essi sono così tanto cretinetti ed imbranati che non se
ne rendono conto, e poi al
telegiornale ti fanno passare la spintarella
di fastidio di un poveruomo come “Violenza”.
“Ma che fa, Michele, perché questa violenza?”
Prova un pò
ad indovinarlo da sola il perché, o stupidina di una
giornalista da strapazzo che non sei altro, assieme al tuo direttore
di giornale o telegiornale che ti manda in giro a fare certe stupide domande.
giornalista da strapazzo che non sei altro, assieme al tuo direttore
di giornale o telegiornale che ti manda in giro a fare certe stupide domande.
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