15 giugno 2015

91.5) La Lega Nord protesta contro l’immigrazione, ma quali sono le sue che proposte ?


La Lega Nord  protesta contro l’immigrazione, ma quali sono le sue proposte ?



Per anni l’Italia da sola ha contrastato il fenomeno della immigrazione clandestina con l’operazione Mare Nostrum.
Questa   stata un' operazione di salvataggio dei barconi dei migranti che è costata all'Italia circa 9 milioni di euro al mese e  ha salvato dal naufragio. in  una decina di anni più di 170 mila esseri umani.
Oggi  Mare Nostrum è stato sostituito da un' operazione congiunta della Unione Europea denominata Triton , che  con costi addirittura ridotti rispetto a Mare Nostrum    si è dimostrata  una semplice operazione di pattugliamento, entro un raggio di 30 miglia nautiche dalle coste italiane.
 Non è un’operazione che blocca attivamente gli sbarchi e non ha i mezzi per soccorrere in modo efficace tutte le imbarcazioni in difficoltà tra Italia e Libia. 
E quindi è insufficiente e va quanto prima sostituita con altre azioni più consistenti. 

Per contrastare quindi  di fatto  l’immigrazione, il leader della Lega Nord  Salvini ha fatto altre due proposte:
1) Attuare nel Canale di Sicilia una politica di respingimento come quella attuata dall’Australia;
2 ) mettere in piedi un blocco navale davanti alle coste della Libia. 

Sono due proposte che mirano allo stesso scopo: rimandare indietro tutti i migranti senza fare passare più nessuno a cui non sia già stato riconosciuto il diritto di asilo politico o che abbia in mano un regolare contratto di lavoro con  una Ditta o un cittadino  italiano.

Vediamo più   in dettaglio se queste proposte sono realizzabili o meno.

1)La politica del governo australiano è molto semplice: chi arriva via nave non avrà mai garantito il diritto di stabilirsi in Australia. In pratica, questo significa che il governo australiano ha schierato un grosso numero di unità per sorvegliare le sue acque in modo da poter intercettare le imbarcazioni che si avvicinano alle sue coste. Chi arriva può andare incontro a due diverse situazioni. La sua imbarcazione potrebbe essere trainata nuovamente verso i porti di partenza, oppure gli occupanti potrebbero essere inviati nei centri di identificazione stabiliti in un territorio  desertico recintato e sorvegliato  e  comunque lontano da centri  abitati.
Quindi  per far funzionare una politica simile a quella australiana,  oltre a poter disporre di una cifra  globale di circa 2 miliardi  all'anno , ci sarebbe anche bisogno che la Libia (il Paese da dove parte la gran parte delle imbarcazioni dirette verso l’Italia) accettasse di accogliere  indietro gli immigranti respinti dalla marina italiana e collaborasse alle nostre azioni di polizia.
Ma la Libia è ormai  come uno Stato fallito, diviso tra due governi rivali e controllato da milizie e gruppi terroristici perennemente in guerra tra loro. Difficilmente essa  può essere considerata al momento un partner affidabile nella lotta all'immigrazione clandestina.
Non solo: ma la Libia, e qualche altro paese nordafricano, dovrebbero anche accettare la costruzione sul loro territorio di centri di identificazione come quelli che l’Australia ha costruito in Papua Nuova Guinea e a Nauru, nei quali smistare gli immigrati respinti.

2) il blocco navale
 A parte che il blocco in mare è irrealizzabile e illegale, senza un esplicito assenso della Libia e delle Nazioni Unite, mettere in pratica un blocco navale lungo le sue coste è un atto di guerra.

Le barche respinte  verrebbero trainate dalle unità italiane di nuovo nei porti libici da cui erano partite , senza procedere a nessuna identificazione o valutazione di situazioni personali o familiari  che avevano bisogno di assistenza.

Certo non aiuta il fatto che in Libia, al momento, ci siano due governi diversi e in lotta: uno dei due, quello di Tripoli – non riconosciuto da gran parte dei paesi occidentali – ha già detto che non accetterà raid aerei contro le imbarcazioni dei trafficanti sulle sue coste, figurarsi uno schieramento di navi militari  italiane o europee autorizzate ad usare la forza a poche miglia dalla sua  riva.

E' inoltre da notare che  misure come il respingimento forzato sono risultate,  in altre parti del mondo,  come gravi violazioni dei diritti umani e hanno subito  la  condanna degli organismi internazionali, senza contare le tante tragedie che hanno causato in modo diretto o indiretto. 
 Quando questo è accaduto, le Nazioni Unite protestarono subito  e fecero emergere  racconti drammatici – tra torture e maltrattamenti – sulle condizioni in cui i Paesi di origine trattavano  i loro  migranti riportati indietro.

Una variante al blocco navale  o terza soluzione  sarebbe quella di fare o proporre azioni per «catturare e distruggere» le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti «prima che queste vengano usate», con tutti i problemi giuridici e militari che potrebbero sorgere.
E questa  è la soluzione che attualmente sta studiando una commissione dell’Unione europea, ed anch'essa per i motivi suddetti è  del tutto  impraticabile.

Quindi al momento il problema del respingimento dei flussi migratori nel Mediterraneo è ancora  irrealizzabile., checché ne dicano  Salvini o i Presidenti di Liguria, Lombardia, Veneto e Valle d’Aosta che non vogliono ricevere sul loro territorio più nessun migrante.

A questi cinque personaggi , e a quelli che la pensano come loro,  va però fatto notare  che, rispetto ai poveri disgraziati in cerca di  un posto dove vivere  in pace,  essi hanno  solo avuto il  grande culo di nascere in Italia cioè in un Paese abbastanza prospero, civile ed evoluto,  e farebbero bene  ogni tanto a mettersi nei panni di chi è  stato meno  fortunato,  pur essendo  forse  un po’ più intelligente di loro, cosa per la quale non ci vuole poi  molto.


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