Per anni l’Italia da sola ha contrastato il fenomeno della
immigrazione clandestina con l’operazione Mare Nostrum.
Questa stata un' operazione di salvataggio dei barconi
dei migranti che è costata all'Italia circa 9 milioni di euro al mese e ha salvato dal
naufragio. in una decina di anni più di 170 mila esseri umani.
Oggi Mare Nostrum è stato sostituito da un' operazione congiunta
della Unione Europea denominata Triton , che con costi addirittura
ridotti rispetto a Mare Nostrum si è dimostrata una
semplice operazione di pattugliamento, entro un raggio di 30 miglia nautiche
dalle coste italiane.
Non è un’operazione che blocca attivamente gli sbarchi e non ha i mezzi per soccorrere in modo efficace tutte le imbarcazioni in difficoltà tra Italia e Libia.
E quindi è insufficiente e va quanto prima sostituita con altre azioni più consistenti.
Non è un’operazione che blocca attivamente gli sbarchi e non ha i mezzi per soccorrere in modo efficace tutte le imbarcazioni in difficoltà tra Italia e Libia.
E quindi è insufficiente e va quanto prima sostituita con altre azioni più consistenti.
Per contrastare quindi di fatto
l’immigrazione, il leader della Lega Nord Salvini ha fatto altre due
proposte:
1) Attuare nel Canale di Sicilia una politica di respingimento come quella attuata dall’Australia;
2 ) mettere in piedi un blocco navale davanti
alle coste della Libia.
Sono due proposte che mirano allo stesso scopo: rimandare indietro tutti i migranti senza fare passare più nessuno a cui non sia già stato riconosciuto il diritto di asilo politico o che abbia in mano un regolare contratto di lavoro con una Ditta o un cittadino italiano.
Sono due proposte che mirano allo stesso scopo: rimandare indietro tutti i migranti senza fare passare più nessuno a cui non sia già stato riconosciuto il diritto di asilo politico o che abbia in mano un regolare contratto di lavoro con una Ditta o un cittadino italiano.
Vediamo più in dettaglio se queste proposte sono realizzabili o meno.
1)La politica del governo australiano è molto
semplice: chi arriva via nave non avrà mai garantito il diritto di stabilirsi
in Australia. In pratica, questo significa che il governo australiano ha
schierato un grosso numero di unità per sorvegliare le sue acque in modo da
poter intercettare le imbarcazioni che si avvicinano alle sue coste. Chi arriva
può andare incontro a due diverse situazioni. La sua imbarcazione potrebbe
essere trainata nuovamente verso i porti di partenza, oppure gli occupanti
potrebbero essere inviati nei centri di identificazione stabiliti in un territorio desertico
recintato e sorvegliato e comunque lontano da centri abitati.
Quindi per far funzionare una politica simile a
quella australiana, oltre a poter disporre di una cifra globale di
circa 2 miliardi all'anno , ci sarebbe anche bisogno che la Libia (il Paese da dove parte la gran parte delle imbarcazioni dirette verso l’Italia)
accettasse di accogliere indietro gli immigranti respinti dalla marina italiana e
collaborasse alle nostre azioni di polizia.
Ma la Libia è ormai come
uno Stato fallito, diviso tra due governi rivali e controllato da milizie e
gruppi terroristici perennemente in guerra tra loro. Difficilmente essa può essere
considerata al momento un partner affidabile nella lotta all'immigrazione clandestina.
Non solo: ma la Libia, e qualche altro paese
nordafricano, dovrebbero anche accettare la costruzione sul loro territorio di
centri di identificazione come quelli che l’Australia ha costruito in Papua
Nuova Guinea e a Nauru, nei quali smistare gli immigrati respinti.
2) il blocco navale
A parte che il blocco
in mare è irrealizzabile e illegale, senza
un esplicito assenso della Libia e delle Nazioni Unite, mettere in pratica un
blocco navale lungo le sue coste è un atto di guerra.
Le barche respinte verrebbero trainate dalle unità italiane di nuovo nei porti libici da cui
erano partite , senza procedere a nessuna identificazione o
valutazione di situazioni personali o familiari che avevano bisogno di assistenza.
Certo non aiuta il fatto che in Libia, al momento, ci siano due
governi diversi e in lotta: uno dei due, quello di Tripoli – non riconosciuto
da gran parte dei paesi occidentali – ha già detto che non accetterà raid aerei
contro le imbarcazioni dei trafficanti sulle sue coste, figurarsi uno
schieramento di navi militari italiane o europee autorizzate ad usare la forza a poche miglia
dalla sua riva.
E' inoltre da notare che misure come il respingimento forzato sono risultate, in
altre parti del mondo, come gravi violazioni dei diritti umani e hanno
subito la condanna degli organismi internazionali, senza contare le tante
tragedie che hanno causato in modo diretto o indiretto.
Quando questo è accaduto, le Nazioni Unite protestarono subito e fecero emergere racconti drammatici – tra torture e maltrattamenti – sulle condizioni in cui i Paesi di origine trattavano i loro migranti riportati indietro.
Quando questo è accaduto, le Nazioni Unite protestarono subito e fecero emergere racconti drammatici – tra torture e maltrattamenti – sulle condizioni in cui i Paesi di origine trattavano i loro migranti riportati indietro.
Una variante al blocco navale o terza soluzione
sarebbe quella di fare o proporre
azioni per «catturare e distruggere» le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti
«prima che queste vengano usate», con tutti i problemi
giuridici e militari che potrebbero sorgere.
E questa è la soluzione che attualmente sta studiando una
commissione dell’Unione europea, ed anch'essa per i motivi suddetti è del
tutto impraticabile.
Quindi al momento il problema del respingimento dei flussi
migratori nel Mediterraneo è ancora irrealizzabile., checché ne
dicano Salvini o i Presidenti di Liguria, Lombardia, Veneto e Valle d’Aosta
che non vogliono ricevere sul loro territorio più nessun migrante.
A questi cinque personaggi , e a quelli che la pensano come loro, va
però fatto notare che, rispetto ai poveri disgraziati in cerca di un posto dove vivere in pace, essi hanno solo avuto il grande culo di nascere in
Italia cioè in un Paese abbastanza prospero, civile ed evoluto, e
farebbero bene ogni tanto a mettersi nei panni di chi è stato
meno fortunato, pur essendo forse un po’ più intelligente
di loro, cosa per la quale non ci vuole poi molto.
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