29 ottobre 2015

121.5) Debito pubblico e beni di proprietà dello Stato italiano. La soluzione finale: da debito a risorsa.



 Debito pubblico e beni di proprietà dello Stato italiano. La soluzione finale: da debito a risorsa.




 Secondo i dati del  2011 l’Italia ha un patrimonio pubblico stimato in 1815 miliardi e formato dalle imprese di proprietà quali Eni, Enel, le Poste, l’Inail, la Consap;  dal demanio pubblico, dalle spiagge, dai monumenti e dalle  partecipazioni  di quote azionarie in società quotate in Borsa.

A tutto  questo ben di Dio  vanno aggiunti  altri  889 miliardi  per il valore degli  immobili  ministeriali, di quelli  della pubblica amministrazione, dei comuni, delle provincie, delle regioni.
Totale  1815 + 889 = 2704 miliardi di euro.

Il debito o pubblico attuale al 31/7/2015 è di euro  2132 miliardi, e quindi si può fare agevolmente  il calcolo  se l’Italia sia o meno sull'orlo del fallimento contabile.

 Per abbattere il debito pubblico alcuni propongono la  vendita del patrimonio pubblico , ma tale proposta  va incontro, ci sembra, ad alcune difficoltà, sia pratiche che economiche per i riflessi negativi sulla  liquidità monetaria e la  conseguente creazione del tasso di  inflazione a due cifre.

Altri  invece sono dell’idea che si possa tranquillamente aumentare il debito senza tener conto dei limiti imposti dal rapporto defici/pil   disciplinati dal trattato di  Maastricht., poiché in linea teorica  non dovrebbero esistere  limiti all'espansione del debito pubblico:( si creano nuove emissioni di  debito con le quali si ottiene nuova liquidità, che serve a  rimborsare sia  le vecchie emissioni in scadenza che  a fare le nuove opere, le riforme   e le infrastrutture necessarie al miglioramento della società).

Sono due visioni completamente diverse dello stesso problema, che comportano però delle conseguenze non di poco conto sulla vita   economica sociale, familiare e individuale di ognuno di noi.

Per il fatto di nascere in territorio italiano oggi come oggi,  ogni nuovo nato in Italia si trova sul gobbo un debito di 33 mila euro, senza sua colpa , ma  semplicemente a causa della vecchia clientelare e corrotta  gestione dei conti pubblici statali.

Chiunque può quindi capire come così non si possa più andare avanti e qualcosa di nuovo e di intelligente deve essere fatto.

Una soluzione sensata,   suggerita da un gruppo di economisti di valore mondiale, sarebbe quella di trasferire tutto  il patrimonio statale in un fondo (Fondo Italia)  suddiviso in quote azionarie ognuna  ad esempio del valore di mille  euro.

Accadrebbe questo:

Chi   già  possiede dei Bot o Cct dello Stato, questi  gli  vengono trasformati in  un numero di azioni pari all'ammontare del suo credito.

Il Fondo Italia, (dotato quindi di una capacità finanziaria di circa  2.700 miliardi di euro) ,  verrebbe quotato nelle principali Borse mondiali e il  valore   delle sue azioni    sarà soggetto alle quotazioni di mercato, e chiunque, persona fisica o giuridica, sarà libero di  acquistarle o venderle o specularci sopra, guadagnandoci o perdendoci come qualsiasi altro valore borsistico.

Così  facendo lo Stato  non avrebbe  più il possesso delle proprietà  attualmente detenute, che diventerebbero  di  proprietà dei sottoscrittori delle  quote azionarie del Fondo Italia,  ma non avrebbe nemmeno più   sul gobbo quel suo spaventoso debito pubblico che  è come una cappa al piede per la nostra economia, e quindi i suoi cittadini  potrebbero ricominciare a vivere e programmare il proprio futuro con serenità.

Lo Stato avrebbe soltanto l’obbligo di vigilare sulla buona amministrazione del Fondo  Italia, nominandone gli amministratori scegliendoli tra personalità  oneste  e competenti mondiali,  e vigilando che nessuno  in alcun modo  se ne approfitti per usi illeciti  o per arricchimento personale.

In questa proposta nessuno ci  deve guadagnare e nessuno ci deve  perdere, se non  quelli che possiederanno le quote del Fondo, come qualsiasi altro prodotto   finanziario soggetto alle aleatorie valutazioni e   transazioni di mercato, ma lo Stato Italiano con questa soluzione portata avanti da valenti economisti   si libererebbe   in un colpo solo del  fardello  del suo debito e farebbe fruttare  le sue ex proprietà immobiliari  che  il più delle volte non sapeva neppure di possedere e che lasciava lì a marcire  nel degrado.

E  nulla vieta che col tempo lo Stato italiano,  tramite acquisti in Borsa di azioni  del Fondo Italia , non possa  rientrare  in possesso di alcuni beni o  Enti che  dovesse ritenere di particolare utilità sociale.    


Naturalmente la realizzazione di questo piano   prevede tempi abbastanza lunghi, (forse un decennio),  ma  questo scritto  è solo una bozza di quanto  valenti amministratori ed economisti mondiali stanno suggerendo, per fare in modo che il nostro debito pubblico, da palla al piede  diventi per l'Italia una risorsa  economica capace  di sviluppare pace sociale e ricchezza e lavoro per le nuove generazioni.




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