Alcune notti fa una ragazza è stata presa a martellate su un treno mentre viaggiava da Treviglio (Bg ) a Milano da un romeno sfaccendato e
drogato che le ha rubato la borsetta contenente 15 euro e il cellulare.
Il giudice ha condannato Il romeno assalitore ad essere "rilasciato in libertà", in quanto
non ha ravvisato nelle martellate alla testa della ragazza gli estremi per un tentato omicidio, ma solo un tentavo di lesioni .
La sentenza è stata accolta male dalla pubblica opinione e molti si sono chiesti se il giudice
avrebbe emesso lo stesso
giudizio se la ragazza assalita
fosse stata sua figlia o comunque una
sua parente.
Io, per parte mia, se fossi stato il giudice, avrei
condannato il romeno assalitore a due anni di carcere duro, con obbligo di lavori
forzati da svolgere nelle fogne della città con una bella la palla di ferro al piede , con regime alimentare di pane raffermo e acqua, e di notte
per letto una bella asse di legno senza materasso, con la cella sempre al buio, senza televisione o radio, senza cellulare o
libri o giornali e, prima di mettersi a dormire
una guardia che ha l' ordine di rifilargli tre belle martellate sui calli delle dita dei
piedi .
In capo a due anni trascorsi in questo modo, si può stare sicuri che quel romeno non
assalirà più a martellate nessuna
ragazza nè di giorno nè di notte su nessun treno, ma anzi probabilmente sarà tanto debilitato
da non avere nemmeno più la forza di prendere in mano un martello.
Perché la violenza va combattuta con durezza, non con buonismo o lassismo, altrimenti essa,
rimanendo impunita genera altra e sempre maggiore violenza, in una escalation senza fine.
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