Eucarestia e Confessione: l’aver subordinato un sacramento all’altro forse è stato un errore .
Eucarestia and Confession: the subordinate possession a sacrament to the other has perhaps been an error
Dalle nostre parti le chiese, alla domenica, durante la santa Messa, sono ancora abbastanza frequentate da molti fedeli.
E tuttavia si può notare come molte persone, e io per primo, invece di accostarsi alla Eucarestia se ne stiano tranquille al loro posto nei banchi, quasi che il cibarsi del corpo di Cristo sia un atto da loro ritenuto non importante o sia di esclusiva competenza di poche sante persone o, meglio ancora, delle solite persone.
Se fossi un prete, questo atteggiamento di indifferenza della maggior parte dei fedeli nei confronti dell’Eucarestia sarebbe motivo di sconforto in quanto indice di uno stato di ignoranza religiosa.
Personalmente credo che la Chiesa cattolica abbia sbagliato nei secoli l’approccio a questo sacramento, avendolo da sempre legato e subordinato alla Confessione penitenziale.
“Guai a te”, ci insegnavano i preti di una volta, “se ti accosti alla Comunione senza essere in grazia di Dio! Commetteresti un sacrilegio!”
Anche se negli ultimi decenni il senso del peccato si è, per così dire, annacquato e ammorbidito, tuttavia chi di noi, può chiaramente dire di essere esente da peccato?
E allora chi me lo fa fare di tirarmi addosso l’ira di Dio accostandomi a Lui senza le necessarie condizioni di pulizia e di dignità interiori?
E va bene, me ne starò qui nel mio banco e la Comunione la facciano quelli più degni di me, le solite facce (che poi non so se siano più degni di me , potrei riempire delle loro magagne pagine e pagine di un giornale).
Sono convinto che sia stato un grave errore commesso nei secoli dalla Chiesa,l’aver indissolubilmente legato e subordinato tra loro il sacramento della Confessione e quello della Comunione, perchè ciò tiene lontani i fedeli e li fa vivere nell’indifferenza religiosa.
Qui voglio fare solo alcune semplici riflessioni.
L'ISTITUZIONE DELL'EUCARISTIA
Partecipare all’Eucarestia durante la celebrazione della messa significa:
- credere nella presenza reale del corpo e sangue di Gesù sotto le specie del pane e del vino.
- nutrirsi di un cibo che dona la forza per poter praticare la propria fede.
- capire che si entra in comunione con Dio e ci vincoliamo alla carità verso le altre persone.
- impegnarsi nel cammino verso una vera e adulta vita cristiana.
Durante l'Ultima Cena, Gesù istituì l'Eucarestia quando distribuì agli Apostoli il pane e il vino e ordinò loro di ripetere quel gesto "in sua memoria ".
Tale gesto fu da Lui compiuto nel contesto di una cena della pasqua ebraica, e nel benedire il pane e il vino Gesù annunciava la sua passione e il significato della sua morte per una "nuova alleanza" tra Dio e gli uomini.
Dalla sequenza narrativa si può notare che alla cena era presente anche Giuda (che Gesù sapeva essere in peccato per averlo tradito e che proprio per questo fu l’unico Apostolo che espressamente invitò a mangiare con Lui ), e che Giuda Iscariota non se ne andò se non al termine della Cena, dopo aver anch'egli mangiato il Corpo e il Sangue di Gesù.
La Chiesa, fin dalle origini, ha ripetuto questo rito come "memoriale" della croce di Cristo (cioè ripresentazione, riproposizione, riattualizzazione del Suo sacrificio per la salvezza degli uomini).
Per noi cristiani, partecipare alla Messa intesa in questo senso, significa che vogliamo inoltrarci nella conoscenza del vero Dio per cercare di praticare gli insegnamenti di suo Figlio e per guadagnarci il Paradiso.
In questo contesto l’accostarsi all’Eucaristia è quindi importante perché ci aiuta a riconciliarci con Dio (difatti Giuda capì il senso del suo peccato solo dopo aver mangiato e bevuto il Corpo e il Sangue di Gesù, ma non ebbe l'umiltà e il coraggio di tornare sui suoi passi e di chiedergli perdono e quindi si condannò da solo.Capì di avere sbagliato, ma la superbia e l'amor proprio ferito ebbero il sopravvento sulla necessità di chiedere perdono. Possiamo esser certi che Gesù lo avrebbe perdonato).
L'EUCARESTIA NELLE PRIME COMUNITÀ ECCLESIALI.
Il motivo per cui questi due Sacramenti sono stati così subordinati l'uno all'altro può essere fatto risalire alla frase di san Paolo:"Chi mangia e beve indegnamente il Corpo e il Sangue di Cristo, mangia e beve la sua condanna”.
Vediamo di analizzare il contesto nel quale è stata detta, al fine di capire qual'era il pensiero reale dell'Apostolo delle genti.
L'uso di consumare pasti per celebrare il "memoriale dell'Ultima Cena" e la convinzione della presenza di Cristo nello "spezzare il pane" erano universali nella Chiesa primitiva e questo era il rito fondamentale della comunità cristiana. Le cene eucaristiche erano comunitarie, conviviali, di condivisione.
Eucarestia significa proprio "condivisione del pane" e chi aveva disponibilità di cibo lo portava in comunità e lo condivideva con gli altri. Tutti partecipavano a queste cene comunitarie, e tutti erano accolti, soprattutto gli esclusi dalla società civile e i diseredati, sull’esempio di Gesù che mangiava con i peccatori e con gente di malaffare. Non a caso la prima accusa che gli avversari lanciarono contro Gesù fu: "Egli mangia con i peccatori".
Purtroppo,come sempre accade e accadrà l'ingordigia umana è difficile da estirpare.
A queste cene i primi arrivati si saziavano abbondantemente ed anche si ubriacavano, mentre chi arrivava tardi ed era affamato doveva accontentarsi delle briciole del pasto. Il peccato consisteva nel non aver atteso i ritardatari, nell’ingordigia e nei bagordi di una cena luculliana da parte di alcuni a scapito dei più poveri che venivano quindi lasciati senza cibo. In alcune comunità si partecipava alla cena in un contesto di discordia e di indifferenza nei confronti dei poveri. Era una condivisione tradita che aveva ormai perso del tutto il significato del gesto che si celebrava.
Ecco perché san Paolo fu costretto ad esprimersi in questi durissimi termini: "Chi mangia e beve indegnamente il Corpo e il Sangue di Cristo, mangia e beve la sua condanna".
Queste parole, ripetute per secoli dalle gerarchie ecclesiastiche senza tener conto del contesto e del perché san Paolo le aveva pronunciate, sono alla base della consuetudine, per me errata, della necessità di anteporre la Confessione alla Comunione nel caso ci sia consapevolezza di un peccato mortale.
NECESSITÀ DELLA CONFESSIONE PRIMA DELL’EUCARESTIA?
San Paolo non parla mai della confessione. Forse non gli è stata offerta l'occasione per scriverne? Eppure, ha trattato nei suoi scritti anche problemi di minima rilevanza e più di una volta ha redatto un elenco di peccati. In realtà, egli non accenna mai a un Sacramento della Confessione. Egli parla certamente del dovere che un cristiano ha di riconciliarsi con Cristo, ma tutto sembra accadere su un piano individuale interiore e spirituale.
Evidentemente ci sono più modi per riconoscersi peccatori e per chiedere e ottenere perdono.
Eucaristia e Penitenza esprimono segni sacramentali diversi circa la riconciliazione con Dio.
Sono convinto che la partecipazione all'Eucaristia, anche senza la preventiva Confessione, conceda di per se stessa la grazia rinnovatrice del perdono, la quale, a sua volta, orienterà successivamente il cristiano verso il sacramento della Penitenza.
Quando il peccatore è mosso da sincero pentimento, non dovrebbe avere molta importanza che inizi il suo cammino di conversione dall'Eucaristia piuttosto che dalla Confessione penitenziale.
L'Eucaristia e la Penitenza sono solo due modi diversi di "incontrare" Cristo e di assumere nuovamente il suo programma di vita.
Vorrei che la Chiesa dei tempi attuali la smettesse di inculcare l’idea che per partecipare alla condivisione del pane, alla cena del Signore, all’Eucarestia, sia prima necessario andare a confessarsi.
Allora sì che finalmente vedremmo i fedeli della messa domenicale accostarsi tutti a ricevere la Comunione, e sono certo che molti di loro, fortificati dal di dentro dalla presenza del corpo di Cristo, realizzerebbero un meno annacquato senso del peccato e si accosterebbero con più frequenza al sacramento della Confessione.
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