14 marzo 2009

199) Tu di che tipo di fede sei?

Tu di che tipo di fede sei?
You that type of faith you have?

La fede dei maneggioni.
C’è la fede interessata e insozzata dagli affari dei maneggioni che bivaccano nel tempio, con lo scopo di trafficare buoi, pecore e colombe o per cambiare valute, invece che per pregare il buon Dio.



La fede di quelli che "io sono amico dei preti".
Gente che è sempre in chiesa, se la fa con i preti, bazzica le sacrestie,elargisce laute elemosine alla presenza degli altri; gente che ostenta la sua amicizia con i preti credendo di ottenere per questo favori da Dio anche se non sa che farsene dei comandamenti ed ha il cuore lontano dalle cose spirituali.


La fede di chi fa dire messe e rosari.
Costoro non hanno ancora capito che non è il numero delle Messe o dei Rosari che automaticamente realizzano l’unione con Dio.Queste persone sono sempre in chiesa,si raccontano le loro cose, si scambiano i loro pettegolezzi durante la Messa o il Rosario. Preferirebbero ancora la liturgia in latino, perchè non capiscono comunque il significato di quello che recitano, ma almeno prima c'era pù musicalità.


La fede di quelli che per credere vogliono dei miracoli.

"Tu quale segno ci mostri per fare queste cose?" E’ la frase tipica di coloro che hanno bisogno di riempire la loro fede con miracoli, prodigi, apparizioni, guarigioni.
E' la fede di coloro che non si accontentano di una fede basata sulla Parola di Dio da trasformare in autentica vita cristiana e in impegno sociale e politico a favore del bene comune e al servizio degli ultimi. ma hanno bisogno dello straordinario, del sensazionale, del miracolistico, dell'eclatante.
E solo per il fatto che credono alle vere o presunte apparizioni della Madonna oppure ai veri o presunti miracoli di San Padre Pio, o allo sciogliersi del sangue di San Gennaro, che essi ritengono con ciò di credere in Dio e nel suo Figlio Gesù Cristo.


La fede dei tiepidi, la fede che non è fede.
E’ quella delle persone dei facili entusiasmi, delle emozioni e delle commozioni, dei buoni sentimenti, di quelli che hanno l'abitudine di sottoporre a Dio la propria contabilità spirituale per ottenerne un patteggiamento.
Io vengo a Messa; io dico ogni giorno le mie preghiere; io obbedisco ai Tuoi comandamenti; io cerco di non tradire mia moglie o la mia compagna o fidanzata: io faccio l’elemosina; io faccio un po’ di opere buone; io non maltratto l’immigrato; io non lo chiamo sporco negro.
Ma Tu, buon Dio, in compenso
Tu mi devi riparare dalle disgrazie; Tu mi devi tenere lontano dalle malattie; Tu non mi devi far venire il cancro o la prostata; Tu non mi devi far perdere il posto di lavoro; Tu devi mantenere in salute i miei cari.
Questa dei tiepidi è la fede che risponde al bisogno intimo di felicità e di sicurezza dell’uomo, che ciascuno ha in sé e che la maggioranza di tutti noi più o meno pratica.

Non è una gran fede, anzi non è neanche una fede.
E’ un barattare le ns.opere buone con qualche grazia che Dio ci deve fare, è un un cercare di poterci guadagnare qualcosa nel seguire Gesù e nel mostrargli in ogni occasione la contabilità delle nostre opere buone.

La fede di chi dice “non c’è il peccato, non c’è l’inferno.
Le persone che praticano questa fede fai da te, affermano che l’uomo è già di per sé troppo preso dai problemi e dalle preoccupazioni del vivere, dallo stress, e dalla fatica quotidiana per potersi permettere anche di offendere in continuazione Dio.
E siccome il peccato è un’offesa volontaria a Dio, essi dicono: ”ma quando mai noi abbiamo voluto offenderlo?Siamo già così oberati da impegni, che Dio non ci viene neanche in mente, altro che volerlo offendere”.
“E quindi se noi non abbiamo offeso Dio, neppure andremo all’Inferno, che è solo un’invenzione dei preti per farci paura. Il vero inferno lo stiamo già vivendo su questa terra”.
E’ vero, i preti hanno esagerato nel mostrarci che tutto è nero, che tutto è peccato, che qualsiasi azione noi compiamo in qualche modo stiamo offendendo Dio.
Ma questa fede fai da te è un po’ troppo semplicistica, anche se è la fede degli intellettuali che non amano essere indirizzati nelle loro scelte spirituali da preti che forse hanno meno cultura della loro.
Solo dei Gesuiti queste persone hanno rispetto, perché ogni prete Gesuita ha due lauree oltre quella in teologia, e forse in alcune cose ne sa più di loro.
Da una riflessione di frate Antonio da Bergamo, a noi del bar, dopo la lettura della pagina del Vangelo sul giornale L’Eco di Bergamo di oggi.

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