Lo stato di Israele, per bocca del suo Primo Ministro, in questi giorni ha ribadito di voler continuare a costruire villaggi e colonie sul territorio palestinese.
Il governo palestinese ha perciò minacciato di interrompere i colloqui di pace che si stavano svolgendo per ricercare una soluzione di compromesso all’annosa questione della vivibilità e della convivenza tra i due popoli della zona.
Apriti cielo! gli israeliani invece di ammettere che il comportamento dei palestinesi è più che legittimo ed è la logica reazione ad un atto di prepotenza israeliano, subito a dire che ecco, i palestinesi cercano ogni minimo pretesto per non arrivare alla pace.
Invece i palestinesi dicono semplicemente che ogni Stato deve stare all’interno dei suoi confini, e che non intavoleranno colloqui di pace con chi non segue questa regola elementare.
Israele che da sempre questo principio basilare non lo vuole accettare, tuttavia vuole passare anche da vittima e perciò gioca la carta del razzismo anti ebraico per chiunque osi criticare la sua politica.
Infatti quello che puntualmente succede e che desta meraviglia è che nelle diplomazie occidentali, per non subire questo ricatto da parte degli israeliani che griderebbero subito di essere di nuovo vittime di un razzismo anti ebraico, nessuno si sogna di far presente ad Israele l’incongruenza del suo comportamento.
Ma anzi quello che fa Israele viene subito giustificato ed addirittura perdonato.
Si ha paura a dire al governo israeliano che anch’esso deve attenersi alle leggi del diritto internazionale e che esternare questo concetto non è razzismo anti ebraico, ma è semplicemente il dovere di ogni Stato.
Il razzismo anti ebreo è un’ altra cosa ed ogni cittadino del mondo non può che dispiacersi che sia avvenuto e che abbia fatto i milioni di vittime che ha fatto.
Ma criticare con fondate ragioni la politica dello stato di Israele è una cosa che non può essere confusa con l’anti ebraismo, o il razzismo.
E', e rimane, semplicemente una critica allo stato di Israele, cosi come del resto si è sempre potuta criticare la politica degli Usa di Bush o di Obama o quella dell’Iran o di qualsiasi altro Stato, senza essere tacciati di razzismo o di volontà di nuovo genocidio.
Israele non ci speculi più sopra, accetti le critiche, e si metta a rispettare esso per primo le regole della diplomazia internazionale.
Se ne stia nei confini che gli sono stati assegnati dalle deliberazioni delle Nazioni Unite, si comporti pacificamente verso i suoi vicini e la smetta di fare la vittima, perché non c’è niente di più odioso e ridicolo di un pugile che piagnucolando si lamenti di essere stato malmenato da un bambino.
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