5 agosto 2010

132.0) I ricordi del Trofio: 1) Don Marco

I ricordi del Trofio.
Scriverò sul blog   alcuni brevi articoli  in ricordo degli anni trascorsi all' Orfanotrofio Maschile di via Santa Lucia 13 a Bergamo.

Anni terribili per noi che li vivevamo sulla nostra pelle, ma che col tempo si sono dimostrati carichi di episodi da ricordare con nostalgia.
Avanzando negli anni  ogni tanto viene in mente il nome di qualche amico con cui  si è divisa l’adolescenza  e di qualche  Assistente sacerdote che , tra  sberle, sorrisi, scontri e castighi  ci ha educato e fatto diventare grandi.

Il Trofio degli anni '50- '60: che ricordi!

Oggi il Trofio non esiste più.
E’ diventato sede di una scuola privata  gestita da una  potente  lobby  economico religiosa.

Dell'edificio fisico  di quel Trofio non ho fotografie , ho solo un disegno tratto dal giornaletto degli ex allievi “La Gazza” che  ritrae il “ cortile d’onore”.





Era questo  il cortile più interno della maestosa costruzione  che ospitava ai miei tempi  circa 150 ragazzi  dai 6 ai 18 anni, divisi in tre gruppi,  ragazzi delle elementari, studenti e operai.

C’erano 5 camerate di  una trentina di letti ciascuna,  tre locali per la mensa (refettori ) e due cortili più il campo di calcio.

Al piano sotterraneo  della costruzione,oltre a diversi scantinati e al  fumoso locale docce (dove al sabato pomeriggio, a turni ci pulivamo), erano situati il cortile degli operai e i laboratori  dove essi  imparavano  un mestiere, (meccanica, falegnameria, sartoria e soprattutto  tipografia , la famosa T.O.M. Tipografia Orfanotrofio Maschile, che pubblicava  anche scritti di  personaggi poi diventati famosi scienziati nazionali).
Inoltre c’era la cucina dove stavano le suore che  preparavno i pasti per tutta  la tribù del Trofio.
In più  c’era un salone  immenso  che alla domenica fungeva da teatro o da cinema  anche per i ragazzi esterni del quartiere di santa Lucia.

Al piano terra  c’era il già citato cortile d’onore,  circondato da  un porticato, che  serviva sia per la ricreazione quando c’era cattivo tempo  che per i castighi,  perchè  bisognava percorrerlo di corsa per un tot numero di volte  quando si era castigati per qualche marachella.
Sulla parete di centro di questo cortile si ergeva la maestosa facciata  della chiesa interna con la sua, per noi incomprensibile, scritta “ Pietas ad omnia utilis est”.
Su un lato poi del cortile d'onore  c’era il guardaroba gestito dalle suore , (e un giorno racconterò la storia della “Suora  dei calzini”), che ci forniva di vestiario stirato e pulito.

Completavano il piano terra  un grande cortile  alberato  per la ricreazione mista  degli studenti, le aule  scolastiche per gli allievi delle elementari, il parlatorio per  le visite dei nostri parenti alla domenica, gli uffici della direzione e due saloni adibiti a studio  dove  nel pomeriggio ci si recava per studiare e fare i compiti .
In uno era situato  lo studio dei piccoli delle elementari e nell’altro quello degli studenti delle medie, dell’avviamento professionale e delle superiori.

Al piano  superiore c'erano le già citate  cinque camerate, l'ingresso della Chiesa, ed alcuni locali adibiti ad infermeria.

In bassso a parte, sul lato destro  della costruzione era situato il campo di calcio, che confinava con del terreno incolto  dove si diceva vivesse un personaggio strano (il matto)   che ci incuteva paura e la cui supposta presenza ci impediva di pensare di  tentare, da quel lato, la fuga.


Oggi inizio il primo post dedicato a
Don Marco


Don Marco era un assistente molto pulito.
Ogni mattina, mezz’ora prima del suono della campanella delle sei e un quarto, si alzava e intabarrato in un lenzuolo, usciva dalla camerata e si dirigeva verso l'infermeria dove c'era un bagno munito di doccia.
Poi rientrava e ci svegliava tutto pulito e profumato come una rosa.

Non l'ho mai avuto come insegnante di scuola elementare, ma mi ricordo di un fatto che mi raccontarono i suoi alunni.
Dunque, per spiegare meglio l'avvenimento degli Orazi e dei Curiazi nella storia di Roma antica, in cui  l'unico superstite di un gruppo (non mi ricordo quale) affronta via via tutti gli altri e li sconfigge con l'astuzia, Don Marco divise la classe in due settori che si dovevano affrontare a vicenda.
Poi, essendo lui a capo di un gruppo  ed  essendo rimasto egli stesso l'unico superstite , invitò i componenti dell'altro gruppo avversario ad aggredirlo per poter dimostrare visivamente il fatto storico.
Non si aspettava certo, il tapino, che tutti gli alunni, e quindi anche quelli del suo gruppo, tra impressionanti urla di guerra tipo pellerossa, gli si scagliassero addosso con immensa gioia e lo prendessero a pugni, a sberle , a schiaffoni e a pedate per diversi minuti.

Non risulta che abbia più fatto negli anni seguenti la riscostruzione fisica di quell' avvenimento della storia di Roma.
Probabilmente quella volta gli bastò e avanzò.




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124)...la guerra tra Gaza e Israele





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