28 luglio 2013

55.3) Rio de Janeiro 2013- Fu vera fede?

Rio de Janeiro 2013- Fu vera fede?
E’ stata diffusione vera del Vangelo o non si è trattato altro che di culto della personalità?




Più di tre milioni di persone sono accorse da ogni dove  e hanno seguito  il Papa  in questi 5 giorni trascorsi a Rio de Janeiro  nei suoi spostamenti, nelle sue funzioni religiose,  nelle sue prediche e nelle sue preghiere.

E’ una cosa che ha  superato ogni più rosea aspettativa da parte delle autorità religiose cattoliche e di quanti avevano organizzato l’evento.

Ed è stato  davvero sconvolgente per quanti pensavano che i giovani di oggi fossero attirati più  dal possesso delle cose materiali, che dal raggiungimento di quelle spirituali.
Adesso che l’avvenimento  sta per concludersi,  è lecito  chiedersi   a cosa esso sia servito e se abbia raggiunto gli scopi per i quali era stato programmato.

Se si voleva portare il vangelo tra i poveri ,  il messaggio di speranza tra coloro che  non hanno certamente tra le loro priorità  la voglia di  star dietro a ragionamenti  teologici  o pompose  e interminabili funzioni liturgiche, per il semplice motivo che  di tempo da buttare ne hanno ben poco,   dopo averlo tutto occupato   alla ricerca di cibo  o di  qualche piccolo attimo di  benessere e di comodità    per dare un po’ di sollievo alla loro  triste quotidiana  giornata di vita, ebbene    questo è davvero stato fatto.

I poveri delle favelas  brasiliane  hanno potuto assistere  alla straordinarietà del fatto che un Papa vestito di bianco,  proveniente dall’ altra parte del mondo  e che parlava la loro lingua,  era venuto qui in mezzo a loro a visitarli,  a chinarsi sui loro bisogni , e a spiegare  loro  che duemila anni fa era  vissuto un altro  come loro,  un povero  Cristo, di nome e di fatto,  che  aveva  viaggiato tra la povera gente miracolando  molte persone  bisognose  di tutto,  ed aveva   insegnato  loro a  rendere  grazie a Dio  anche per il poco che  avevano ricevuto dalla società in cui vivevano e  che per questo suo essere stato vicino alla  gente più umile invece di  inchinarsi a   osannare  e riverire   i superbi e i potenti del mondo era stato da questi  fatto uccidere  appeso ad una croce.

La diffusione del Vangelo tra le genti è una missione della Chiesa cattolica, anche se oggi sembra a molti  che questo compito sia  venuto meno  perché si ritiene   che  per essere  degni del premio eterno sia sufficiente  vivere in pace con la propria coscienza, a qualsiasi religione si appartenga, e con questo suo viaggio tra i poveri del mondo   Papa Francesco ha voluto  confutare questa teoria  ed imprimere invece nuova linfa e vigore alla missionarietà della Chiesa.  


Ma per un obiettivo  centrato,  sorge invece il dubbio sugli altri  che ci si era ripromessi di  portare avanti.

Si è trionfalmente insistito sul fatto che folle di  milioni di persone con  bimbi ed anziani   si siano assiepate ai lati della strada del  percorso papale  per toccare, farsi  benedire e  baciare.
 E  che  milioni  di giovani siano accorsi  da ogni Paese del mondo e  abbiano seguito il Papa in ogni suo spostamento, con canti e  balli  anche folcloristici che di religioso avevano ben poco.

E’ vero, è stato un avvenimento mediatico senza pari, ( o per meglio dire   in linea con le passate  giornate della gioventù  vissute dai Papi precedenti ) che però con   la religione c’entra ben poco perché,   fatte le debite proporzioni,  anche Kate e Wiliam d’Inghilterra  avrebbero riscosso lo stesso successo mediatico se avessero deciso di  passare cinque giorni tra  le genti di Rio  de Janeiro a presentare loro  il  royal baby appena nato, perchè alla gente piace accorrere in massa dove c'è la notorietà  della televisione  o il fatto eccezionale che  riscuote  simpatia. 

Si diceva come la straordinaria partecipazione delle folle accorse c’entri ben poco con   la religione,  e  a dimostrazione di ciò  sono le risposte che alcuni  partecipanti  al raduno di Rio  hanno dato  ai giornalisti che li intervistavano:
- Perché siete venuti a Rio?-
 - E’ un avvenimento senza pari. Ci permette di  stare con altri giovani, di condividere  le idee, di fare nuove amicizie, nuove aggregazioni,  di scambiarci esperienze  e di stare tra noi.
( come si vede Dio, il Vangelo il Papa, non vengono neppure nominati).

- Una volta tornati a casa, cosa farete? –
- Ci terremo in contatto, ci siamo scambiati gli indirizzi  e mail,  programmeremo incontri  tra di noi, e inizieremo a valutare  la nuova giornata della gioventù tra due  anni -
(come si vede Dio, il Vangelo il Papa, c’entrano ben poco).
Ma  questo non vuol dire che  il viaggio del Papa  sia stato inutile.


Se non è servito ai nostri giovani in trasferta   per diventare più buoni , essendo essi  già i  più  “clerizzati” , tra la nostra gioventù,   esso è tuttavia servito  a diffondere  nel mondo  il messaggio di un Vangelo da continuare a   predicare e  portare tra i poveri e  a trasmettere  mediaticamente l’immagine di un Pontefice  che si è ripromesso tra  i suoi compiti,  di   migliorare la Chiesa abolendo in essa   gli eccessivi lussi e   gli anticristiani  privilegi  di alcuni  Pastori che si erano dimenticati persino  di cosa fosse il gregge.  


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