Rio de Janeiro 2013- Fu vera fede?
Più di tre milioni di persone sono accorse da ogni dove e hanno seguito il Papa in questi 5 giorni trascorsi a Rio de Janeiro nei suoi spostamenti, nelle sue funzioni religiose, nelle sue prediche e nelle sue preghiere.
E’ una cosa che ha superato ogni più rosea aspettativa da parte delle autorità religiose cattoliche e di quanti avevano organizzato l’evento.
Ed è stato davvero sconvolgente per quanti pensavano che i giovani di oggi fossero attirati più dal possesso delle cose materiali, che dal raggiungimento di quelle spirituali.
Adesso che l’avvenimento sta per concludersi, è lecito chiedersi a cosa esso sia servito e se abbia raggiunto gli scopi per i quali era stato programmato.
Se si voleva portare il vangelo tra i poveri , il messaggio di speranza tra coloro che non hanno certamente tra le loro priorità la voglia di star dietro a ragionamenti teologici o pompose e interminabili funzioni liturgiche, per il semplice motivo che di tempo da buttare ne hanno ben poco, dopo averlo tutto occupato alla ricerca di cibo o di qualche piccolo attimo di benessere e di comodità per dare un po’ di sollievo alla loro triste quotidiana giornata di vita, ebbene questo è davvero stato fatto.
I poveri delle favelas brasiliane hanno potuto assistere alla straordinarietà del fatto che un Papa vestito di bianco, proveniente dall’ altra parte del mondo e che parlava la loro lingua, era venuto qui in mezzo a loro a visitarli, a chinarsi sui loro bisogni , e a spiegare loro che duemila anni fa era vissuto un altro come loro, un povero Cristo, di nome e di fatto, che aveva viaggiato tra la povera gente miracolando molte persone bisognose di tutto, ed aveva insegnato loro a rendere grazie a Dio anche per il poco che avevano ricevuto dalla società in cui vivevano e che per questo suo essere stato vicino alla gente più umile invece di inchinarsi a osannare e riverire i superbi e i potenti del mondo era stato da questi fatto uccidere appeso ad una croce.
La diffusione del Vangelo tra le genti è una missione della Chiesa cattolica, anche se oggi sembra a molti che questo compito sia venuto meno perché si ritiene che per essere degni del premio eterno sia sufficiente vivere in pace con la propria coscienza, a qualsiasi religione si appartenga, e con questo suo viaggio tra i poveri del mondo Papa Francesco ha voluto confutare questa teoria ed imprimere invece nuova linfa e vigore alla missionarietà della Chiesa.
Ma per un obiettivo centrato, sorge invece il dubbio sugli altri che ci si era ripromessi di portare avanti.
Si è trionfalmente insistito sul fatto che folle di milioni di persone con bimbi ed anziani si siano assiepate ai lati della strada del percorso papale per toccare, farsi benedire e baciare.
E che milioni di giovani siano accorsi da ogni Paese del mondo e abbiano seguito il Papa in ogni suo spostamento, con canti e balli anche folcloristici che di religioso avevano ben poco.
E che milioni di giovani siano accorsi da ogni Paese del mondo e abbiano seguito il Papa in ogni suo spostamento, con canti e balli anche folcloristici che di religioso avevano ben poco.
E’ vero, è stato un avvenimento mediatico senza pari, ( o per meglio dire in linea con le passate giornate della gioventù vissute dai Papi precedenti ) che però con la religione c’entra ben poco perché, fatte le debite proporzioni, anche Kate e Wiliam d’Inghilterra avrebbero riscosso lo stesso successo mediatico se avessero deciso di passare cinque giorni tra le genti di Rio de Janeiro a presentare loro il royal baby appena nato, perchè alla gente piace accorrere in massa dove c'è la notorietà della televisione o il fatto eccezionale che riscuote simpatia.
Si diceva come la straordinaria partecipazione delle folle accorse c’entri ben poco con la religione, e a dimostrazione di ciò sono le risposte che alcuni partecipanti al raduno di Rio hanno dato ai giornalisti che li intervistavano:
Si diceva come la straordinaria partecipazione delle folle accorse c’entri ben poco con la religione, e a dimostrazione di ciò sono le risposte che alcuni partecipanti al raduno di Rio hanno dato ai giornalisti che li intervistavano:
- Perché siete venuti a Rio?-
- E’ un avvenimento senza pari. Ci permette di stare con altri giovani, di condividere le idee, di fare nuove amicizie, nuove aggregazioni, di scambiarci esperienze e di stare tra noi.
( come si vede Dio, il Vangelo il Papa, non vengono neppure nominati).
- Una volta tornati a casa, cosa farete? –
- Ci terremo in contatto, ci siamo scambiati gli indirizzi e mail, programmeremo incontri tra di noi, e inizieremo a valutare la nuova giornata della gioventù tra due anni -
(come si vede Dio, il Vangelo il Papa, c’entrano ben poco).
Ma questo non vuol dire che il viaggio del Papa sia stato inutile.
Se non è servito ai nostri giovani in trasferta per diventare più buoni , essendo essi già i più “clerizzati” , tra la nostra gioventù, esso è tuttavia servito a diffondere nel mondo il messaggio di un Vangelo da continuare a predicare e portare tra i poveri e a trasmettere mediaticamente l’immagine di un Pontefice che si è ripromesso tra i suoi compiti, di migliorare la Chiesa abolendo in essa gli eccessivi lussi e gli anticristiani privilegi di alcuni Pastori che si erano dimenticati persino di cosa fosse il gregge.
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