6 ottobre 2013

74.3) Vergogna, a chi? A chi è indirizzato quel vergogna?

Vergogna, a chi?

A chi è indirizzato quel vergogna?



Ha fatto il giro dei media la frase di Papa Francesco   sul naufragio   e la morte di centinaia di immigrati eritrei e somali: ”Mi viene una sola parola: Vergogna!”
Ebbene, chi si deve vergognare?   E di cosa?

Forse i Lampedusani  che stanno facendo a gara, da anni, per dare  aiuto e soccorso ai tanti disgraziati che approdano sulla loro isola?

Forse gli Italiani che   da anni  accettano gli sbarchi  ,  danno  ai profughi solidarietà e ricovero e poi , dopo qualche   pratica  burocratica per l’identificazione , li lasciano liberi  di andarsene dove vogliono ?

Si spera  che nessuno, ma proprio nessuno, abbia  interpretato che  il Papa con il suo “vergogna” ce l’avesse con  noi italiani e ci invitasse  a cambiare atteggiamento  trasformando magari l’ attuale accoglienza  in respingimento armato  in alto mare dei fuggiaschi africani.

No, il Papa  aveva certamente invitato qualcun altro ad avere vergogna per le morti  che accadono sovente al largo di Lampedusa.

Si suppone che il suo grido di dolore sia stato  forse rivolto alle istituzioni dell’Europa che , dotate di  potenti flotte aeree  e marine non  pattugliano con la dovuta solerzia,   per meschine scuse   economiche,   quel tratto del mar Mediterraneo così interessato da queste tragedie, per poterle evitare o perlomeno ridurre .
Eppure l’Europa di sprechi  e di soldi buttati via in  costose , inutili e stupide  operazioni  di prestigio è certamente cattiva maestra e poco le  ci vorrebbe  per  recitare un bel “mea culpa”.

Ma  certamente  quel “ vergogna”  era rivolto principalmente  ai governanti  delle  decine  di Nazioni  sia del  Medio Oriente che dell’Africa mediterranea , tra cui la Siria, la Libia, la Somalia e l’Eritrea,   che  tengono i loro popoli nel terrore, nell'ignoranza e  nella miseria,  pur essendo dotate di grandi risorse minerarie  e petrolifere i cui proventi economici  spartiscono tra poche famiglie elette, obbligando così  milioni di persone  a fuggire dal loro Paese per  cercare scampo  e forse libertà e benessere  al di là del mare.

E poi  quel “vergogna”, nelle intenzioni del Papa,   avrebbe dovuto  anche risuonare nelle orecchie degli scafisti,  cioè di quelle luride persone che speculano  sulla vita e la morte di  migliaia di disgraziati  nullatenenti,  ai quali succhiano tutte le  residue risorse di cui ancora dispongono per offrire loro un  posto, stipandoli  all'inverosimile , su  barconi-carrette del mare,  destinati ad essere  distrutti ed affondati  prima dell’approdo  per non lasciare tracce  dalle quali poter risalire ai proprietari.
Il Papa sapeva  benissimo che  il suo “vergogna” agli scafisti  era destinato a cadere nel vuoto, perché l’ingordigia umana  non ha limiti e  la prospettiva di un guadagno facile e  cospicuo, ha  certamente chiuso e otturato  le orecchie  di questi mercanti di morte.
Eppure chissà!

Il Papa  a tutti, anche ai mercanti di morte,  si deve rivolgere con il suo monito, e voglia Iddio almeno in parte  ascoltarlo,   così come ascolti anche  le grida di aiuto di quei disperati  che non hanno più ormai  alcuna speranza che quella di traversare come bestie il mare,  per  morire  almeno  da persone  in cerca di libertà  invece che massacrate dai loro governanti dittatori assatanati  di potere.



P.S.- Alcune notizie da Wikipedia.

Siria
Le ultime notizie sulla Siria danno un numero di  100 mila morti negli ultimi due anni e  più di 3 milioni di profughi  divisi tra Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto.
 Sono state saccheggiate, demolite o bruciate 1400 fabbriche e officine, mentre in tutto il Paese più di duemila scuole sono state devastate o messe fuori uso, 37 ospedali insieme ad  un migliaio di piccole cliniche e dispensari sono stati vandalizzati. 
La gran parte dei silos di grano sono stati svuotati, le centrali elettriche sabotate, le linee ferroviarie smantellate e le strade bloccate e rese pericolose e impraticabili a causa della bande armate che terrorizzano i viaggiatori che osano spostarsi o si azzardano a uscire fuori città.

Somalia
La Somalia vive in uno stato di guerriglia permanente. Tra carestie e guerriglia in Somalia ci sono più di un milione di sfollati interni.
Adesso,  grazie all’aiuto del Kenya, la Somalia si sta rialzando.
 Ha un presidente eletto dal Parlamento, la capitale Mogadiscio è sotto il controllo delle truppe militari  dell‘Unione Africana. Il commercio è ripreso, anche se la corruzione e la povertà non rendono certo le cose facili.

Eritrea
Nell’Eritrea, uscita dall’ultima guerra con l’Etiopia solo 13 anni fa, alla povertà e alle carestie che uccidono si aggiunge un regime durissimo,  che rende normali  la tortura e le  carcerazioni arbitrarie,ed attua   severe restrizioni alla libertà di espressione, di associazione e di religione.
 Da quando il Paese è divenuto indipendente, nel 1993, non sono mai state organizzate elezioni. La costituzione non è mai entrata in vigore  e i partiti politici non sono autorizzati.
L’unico presidente dell’Eritrea da 20 anni è il dittatore Isaias Afewerki.
 Egli governa il Paese con l’esercito e usa  il servizio militare come uno strumento per controllare i giovani.
 Dopo la leva obbligatoria scatta un periodo di servizio “a tempo indeterminato”, che può finire anche a 60 anni, con un permesso all’anno per tornare a casa e una paga bassissima.
Molti giovani decidono così di fuggire, anche se la diserzione dei figli costa ai genitori multe salatissime. E se non riescono a pagarle si perde la casa, la terra o si finisce in prigione.
Nel Paese non hanno accesso né media indipendenti né organizzazioni umanitarie. Ogni anno molti dissidenti spariscono nel nulla.
 Si può capire perché, nonostante i rischi, l’Eritrea sia uno dei Paesi con il più alto tasso di emigrazione clandestina.



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