Vergogna, a chi?
Ha fatto il giro dei media la frase di Papa Francesco sul naufragio e la morte di centinaia di immigrati eritrei e somali: ”Mi viene una sola parola: Vergogna!”
Ebbene, chi si deve vergognare? E di cosa?
Forse i Lampedusani che stanno facendo a gara, da anni, per dare aiuto e soccorso ai tanti disgraziati che approdano sulla loro isola?
Forse gli Italiani che da anni accettano gli sbarchi , danno ai profughi solidarietà e ricovero e poi , dopo qualche pratica burocratica per l’identificazione , li lasciano liberi di andarsene dove vogliono ?
Si spera che nessuno, ma proprio nessuno, abbia interpretato che il Papa con il suo “vergogna” ce l’avesse con noi italiani e ci invitasse a cambiare atteggiamento trasformando magari l’ attuale accoglienza in respingimento armato in alto mare dei fuggiaschi africani.
No, il Papa aveva certamente invitato qualcun altro ad avere vergogna per le morti che accadono sovente al largo di Lampedusa.
Si suppone che il suo grido di dolore sia stato forse rivolto alle istituzioni dell’Europa che , dotate di potenti flotte aeree e marine non pattugliano con la dovuta solerzia, per meschine scuse economiche, quel tratto del mar Mediterraneo così interessato da queste tragedie, per poterle evitare o perlomeno ridurre .
Eppure l’Europa di sprechi e di soldi buttati via in costose , inutili e stupide operazioni di prestigio è certamente cattiva maestra e poco le ci vorrebbe per recitare un bel “mea culpa”.
Eppure l’Europa di sprechi e di soldi buttati via in costose , inutili e stupide operazioni di prestigio è certamente cattiva maestra e poco le ci vorrebbe per recitare un bel “mea culpa”.
Ma certamente quel “ vergogna” era rivolto principalmente ai governanti delle decine di Nazioni sia del Medio Oriente che dell’Africa mediterranea , tra cui la Siria, la Libia, la Somalia e l’Eritrea, che tengono i loro popoli nel terrore, nell'ignoranza e nella miseria, pur essendo dotate di grandi risorse minerarie e petrolifere i cui proventi economici spartiscono tra poche famiglie elette, obbligando così milioni di persone a fuggire dal loro Paese per cercare scampo e forse libertà e benessere al di là del mare.
E poi quel “vergogna”, nelle intenzioni del Papa, avrebbe dovuto anche risuonare nelle orecchie degli scafisti, cioè di quelle luride persone che speculano sulla vita e la morte di migliaia di disgraziati nullatenenti, ai quali succhiano tutte le residue risorse di cui ancora dispongono per offrire loro un posto, stipandoli all'inverosimile , su barconi-carrette del mare, destinati ad essere distrutti ed affondati prima dell’approdo per non lasciare tracce dalle quali poter risalire ai proprietari.
Il Papa sapeva benissimo che il suo “vergogna” agli scafisti era destinato a cadere nel vuoto, perché l’ingordigia umana non ha limiti e la prospettiva di un guadagno facile e cospicuo, ha certamente chiuso e otturato le orecchie di questi mercanti di morte.
Il Papa sapeva benissimo che il suo “vergogna” agli scafisti era destinato a cadere nel vuoto, perché l’ingordigia umana non ha limiti e la prospettiva di un guadagno facile e cospicuo, ha certamente chiuso e otturato le orecchie di questi mercanti di morte.
Eppure chissà!
Il Papa a tutti, anche ai mercanti di morte, si deve rivolgere con il suo monito, e voglia Iddio almeno in parte ascoltarlo, così come ascolti anche le grida di aiuto di quei disperati che non hanno più ormai alcuna speranza che quella di traversare come bestie il mare, per morire almeno da persone in cerca di libertà invece che massacrate dai loro governanti dittatori assatanati di potere.P.S.- Alcune notizie da Wikipedia.
Siria
Le ultime notizie sulla Siria danno un numero di 100 mila morti negli ultimi due anni e più di 3 milioni di profughi divisi tra Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto.
Sono state saccheggiate, demolite o bruciate 1400 fabbriche e officine, mentre in tutto il Paese più di duemila scuole sono state devastate o messe fuori uso, 37 ospedali insieme ad un migliaio di piccole cliniche e dispensari sono stati vandalizzati.
La gran parte dei silos di grano sono stati svuotati, le centrali elettriche sabotate, le linee ferroviarie smantellate e le strade bloccate e rese pericolose e impraticabili a causa della bande armate che terrorizzano i viaggiatori che osano spostarsi o si azzardano a uscire fuori città.
Somalia
La Somalia vive in uno stato di guerriglia permanente. Tra carestie e guerriglia in Somalia ci sono più di un milione di sfollati interni.
Adesso, grazie all’aiuto del Kenya, la Somalia si sta rialzando.
Ha un presidente eletto dal Parlamento, la capitale Mogadiscio è sotto il controllo delle truppe militari dell‘Unione Africana. Il commercio è ripreso, anche se la corruzione e la povertà non rendono certo le cose facili.
Eritrea
Nell’Eritrea, uscita dall’ultima guerra con l’Etiopia solo 13 anni fa, alla povertà e alle carestie che uccidono si aggiunge un regime durissimo, che rende normali la tortura e le carcerazioni arbitrarie,ed attua severe restrizioni alla libertà di espressione, di associazione e di religione.
Da quando il Paese è divenuto indipendente, nel 1993, non sono mai state organizzate elezioni. La costituzione non è mai entrata in vigore e i partiti politici non sono autorizzati.
L’unico presidente dell’Eritrea da 20 anni è il dittatore Isaias Afewerki.
Egli governa il Paese con l’esercito e usa il servizio militare come uno strumento per controllare i giovani.
Dopo la leva obbligatoria scatta un periodo di servizio “a tempo indeterminato”, che può finire anche a 60 anni, con un permesso all’anno per tornare a casa e una paga bassissima.
Molti giovani decidono così di fuggire, anche se la diserzione dei figli costa ai genitori multe salatissime. E se non riescono a pagarle si perde la casa, la terra o si finisce in prigione.
Nel Paese non hanno accesso né media indipendenti né organizzazioni umanitarie. Ogni anno molti dissidenti spariscono nel nulla.
Si può capire perché, nonostante i rischi, l’Eritrea sia uno dei Paesi con il più alto tasso di emigrazione clandestina.
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