22 settembre 2014

81.4) E se ci liberassimo una volta per tutte dal Debito Pubblico?


E se ci liberassimo una volta per tutte dal Debito Pubblico?






Negli ultimi trent'anni del secolo scorso e cioè tra il 1970 a e il 2000,  ogni volta  che  in Italia   c’era la necessità  di  fare qualche opera pubblica oppure di accontentare qualche sindaco o qualche Regione  o qualche lobby o qualche banda di mafiosi,  i politici al governo  e in parlamento   decidevano di stanziare le somme necessarie   fregandosene  bellamente del fatto se  vi fossero o meno le coperture necessarie, come   avrebbe  imposto  il dettato costituzionale,  e mettevano sul mercato   una buona fetta di   buoni del tesoro,  o certificati di credito o altre diavolerie del genere, che sapevano benissimo non sarebbero mai stati in grado di rimborsare.

Sapevano che la spesa pubblica annuale    non poteva essere  neppure in minima parte compensata dalle entrate fiscali,   a tal punto che l' entità  del debito pubblico è andata pertanto completamente fuori controllo in quanto in quegli anni, per ruberie, per privilegi concessi   agli amici, agli amici degli amici  e comunque un po’ a tutti,  per  incompetenza politica ed anche  perché ci si credeva di aver trovato la quadratura del cerchio  del benessere a buon mercato, si spendeva  e si  spandeva a man bassa.   

Si arrangeranno i nostri figli o i nostri nipoti, dicevano, a far fronte  a questi debiti,   perché tanto, chissà in quale meraviglioso mondo pieno di opportunità  economiche e  lavorative  essi vivranno,  anche a seguito delle nostre lungimiranti spese odierne.
Con queste nostre iniziative spenderecce stiamo mettendo a disposizione dei nostri figli il miglior mondo possibile e immaginabile  e quindi  per loro  non sarà poi di troppo peso  trovare i fondi che noi adesso non abbiamo per rimborsare il debito pubblico che stiamo lasciando loro in eredità.

E sgravandosi  la coscienza con simili ragionamenti del menga, il debito pubblico è così passato da una quota  forse allora  sostenibile di 224 mila miliardi di lire  nel 1980 (58% del Pil), a 1 milione e 813 mila miliardi nel 1993,(117,4% del Pil) fino a giungere ai 2100 miliardi  di euro odierni  ( 4 MILIARDI DI MILIONI DI LIRE - non si riesce neppure a scriverlo = 127% del Pil) .

A questo punto purtroppo il mondo fantastico  tanto agognato dai nostri  padri spenderecci,  non solo non si è realizzato , ma si è trasformato anzi  in una   spaventosa   disoccupazione  e disperazione giovanile come mai si era visto nel passato.
I giovani di oggi non solo non trovano lavoro perché   le fabbriche sono fallite o falliscono o hanno portato il lavoro in Romania o in Cina , non solo non matureranno mai una pensione per gli anni della vecchiaia, ma si trovano sul groppone da rimborsare questa montagna di debito pubblico  pari a un peso da portare peggio di quello di Sisifo.

E allora si fa finalmente  strada in loro l’idea che  non sono poi tenuti a vivere da infelici per le colpe dei padri, ma che  anzi è il momento di  dire che essi delle stravaganze e dei debiti dei loro genitori non sono colpevoli ,  non ne vogliono sapere, non ne accettano l'eredità, e quindi  questi debiti  per loro non esistono  e non li rimborseranno mai.

Quelli che hanno dato credito alle manie di grandezza dei loro  progenitori ed hanno  sottoscritto  dei buoni del tesoro  sapendo benissimo che  i soldi per il rimborso non c’erano, si arrangino e  se non vogliono trovarsi tra le mani della carta straccia,  si accontentino di un rimborso pari  al 10%,  a dir tanto,  del valore nominale.

Così  ha fatto l’Argentina, e questa è la proposta che  il mondo giovanile italiano   ha in animo  di fare.

Verranno indetti dibattiti pubblici  per ogni dove  e  in modo particolare attraverso il web, per orientare la pubblica opinione   ad accettare questa proposta che finalmente, azzerando quasi del tutto il mostruoso debito pubblico  odierno,  incoraggi la ripresa economica e la formazione di nuovi posti di lavoro per i giovani e per coloro che finora, sono stati  esclusi da una vita sociale e lavorativa   normale,  a causa  del peso dei  privilegi e delle mascalzonate che hanno combinato i nostri predecessori .

Così  come i nostri padri dicevano: " il peso del rimborso del debito lo lasciamo ai nostri figli", così ora noi dicendo  come essi ci hanno insegnato: “ Chi ha dato ha dato  ha dato, e chi ha avuto, ha avuto, ha avuto”,  lasciamo  che se la sbrighino loro  a dar spiegazioni ai creditori, e che si arrangino.

Per nostro conto, noi cercheremo invece di trarre lezione da questi comportamenti economici  delittuosi ed irresponsabili dei nostri padri, per fare in modo che  mai più avvenga che lo Stato   faccia spese  se non ci sono i fondi , e che se ciò dovesse avvenire  esse   dovranno essere giustificate  dai veri bisogni sociali del nostro popolo,  e non per accontentare solo  qualche parte politica o qualche clan o qualche lobby, o qualche mafia.

Viva l’Italia (quella senza debiti,  quella  che noi giovani  stiamo costruendo, non quella sozzona e   mascalzona che ci siamo ritrovati sulle spalle per la mania di grandezza o l'irresponsabilità dei nostri padri).


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