1 novembre 2014

102.4) Sentenza strampalata di giudici che hanno sbagliato mestiere.

Sentenza strampalata di giudici che hanno sbagliato mestiere.




Ieri in corte d’appello un collegio  giudicante ha assolto butti gli imputati del caso Stefano Cucchi e  cioè  tre poliziotti, tre infermieri e sei medici dell’ospedale Pertini di Roma.
Secondo questa sentenza  non ci sono colpevoli, perché il fatto non sussiste.
Il calvario del giovane romano, morto nel 2009, una settimana dopo l’arresto per droga  con i segni di traumi violenti e denutrizione, non ha dei responsabili. 
Non c’è stato alcun pestaggio da parte dei poliziotti.
Gli infermieri lo hanno soccorso con professionalità.
I medici l’hanno curato bene e hanno  ordinato di nutrirlo  secondo il più  classico protocollo medico ospedaliero.
Il Cucchi quando è morto non aveva segni di   botte o pestaggi sul corpo, e  non era denutrito bensì in floride  condizioni di salute, che anzi non si capisce perché  mai fosse stato ricoverato in ospedale.
Le foto che lo ritraggono  smunto, pesto e lacero   sono  solo  dei fotomontaggi creati ad arte.

Sapete da chi?
Ma dal Cucchi stesso, in precedenza, il quale aveva   tutto preordinato e  calcolato.
Essendo un  drogato e non riuscendo ad uscire dal tunnel della droga,  aveva  programmato di farsi  arrestare  dalla polizia   dopo un periodo di tre mesi di   astensione  dal cibo  e di  autoflagellazioni quotidiane  con  un cilicio di filo di ferro in camera sua.

Aveva contato sul fatto che i poliziotti che lo avrebbero arrestato per  droga,   impietositi dal suo stato fisico  lo avrebbero  fatto ricoverare  all'ospedale, dove egli  continuando nello sciopero del cibo e dell’acqua, avrebbe  finito i suoi giorni.
Le ferite che si era auto inflitte e il suo stato di  denutrizione sarebbero   bastate  per far  incolpare di pestaggio i poliziotti e di incuria professionale  gli infermieri e i medici  .
Insomma, il Cucchi  aveva scelto di morire ,   facendo si che la sua morte divenisse un caso nazionale.

Perché’?
Perché evidentemente nella sua testolina bacata la droga aveva già  devastato il suo piccolo cervello, ed egli era convinto che le circostanze  tragiche  da lui accuratamente preparate della sua morte avrebbero avuto la conseguenza di scatenare  discussioni infinite    sulla non accettazione   culturale e sulla repressione che   il mondo della politica,  della magistratura e della sanità  avevano nei confronti dei drogati.

Egli ha perciò deliberatamente  scelto e  voluto morire da martire come portabandiera delle  giuste istanze dei  drogati che vogliono la depenalizzazione e lo smercio libero e gratuito delle  sostanze   stupefacenti ed allucinogene.

Fin qui il ragionamento dei giudici d’appello che hanno assolto i dodici  imputati.
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Forse che a qualcuno esso sembra un ragionamento logico?
Dà  piuttosto l’impressione di un ragionamento strampalato  da parte di  un collegio giudicante composto da persone che hanno sbagliato mestiere ed  anche  l’impressione di una sentenza  di assoluzione preordinata e  dettata da ragioni di convenienza sociale superiori.

Perché il Cucchi non può essersi inventato tutto, non può aver programmato in modo così lucido la sua morte e le cause  di essa.

Egli era un drogato  e la sua mente  non poteva più ragionare come quella di un  Nietzsche o di un Catone Uticense.
Ci sarebbe voluto il cervello  di  Socrate o di   Pico della Mirandola.  per avere la  lucidità di  programmare così la propria  morte  al fine di incolpare qualcuno.

Quindi il Cucchi, anche se i giudici  dicono il contrario,  è certamente morto di botte, di pestaggio e di fame e di sete.
E qualcuno lo ha pestato e qualcuno  non lo ha curato a dovere.

Quindi quel qualcuno non doveva essere assolto in quanto  il fatto non sussiste,  perché il fatto, invece e cioè la sua morte sussiste  e come , e qualcuno l’ha causata e quel qualcuno  doveva quindi  essere condannato.

Sentenze così strampalate da parte di giudici che hanno sbagliato mestiere è bene che non  ne vengano più  fatte, perché non fanno altro che  ribadire nella gente  il concetto che la giustizia  per qualcuno è più uguale che per altri, e fanno venire a molti la voglia di andare in cantina a lucidare e tenere ben pronti  per l’uso i forconi, che prima o poi il momento  di usarli verrà.



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