30 settembre 2009

381) Si può chiamare Telegiornale la trasmissione di Studio Aperto in onda su Italia 1 alle ore 12.30?










Oggi 30 settembre 2009 ore 12.50.
L’annunciatrice :- “Ci sono giunti numerosi filmati amatoriali che descrivono lo Tsunami di morte che si è abbattuto su Samoa, che vi mostreremo tra qualche minuto.
Ma prima godetevi questo esilarante filmato che mostra un elefante addestrato che lava un’ automobile in un autolavaggio”.
Va in onda il filmato elefantesco.
(Ma non hanno un minimo di pudore in questa trasmissione?
Alternano notizie e filmati con immagini di catastrofi naturali con centinaia di persone morte, a filmati che persino Paperissima rifiuterebbe di trasmettere).
Va in onda la pubblicità.
Poi le previsioni del tempo.
Poi va in onda qualche cretino che grida "Italia Uno"!
Finalmente alle ore 12,57 torna in video l’annunciatrice di prima:- " Non ci sono aggiornamenti. Nell’edizione di Studio Aperto delle ore 18.30 vi trasmetteremo alcuni filmati amatoriali che descrivono quanto è accaduto all’isola di Samoa. Arrivederci."

Si può chiamare Telegiornale una trasmissione così?.
Non hanno una scaletta sull' importanza delle notizie da dare.
Alternano omicidi a sfilate di moda, , politica a processo di Perugia, incidenti stradali a gossip, Lucignoli a Tsunami e adesso anche filmati vecchi tratti da You Tube fatti passare per notizie di attualità.
E’ un concentrato di gossip, sciocchezze e idiozie varie, con qualche velocissima notizia di cronaca che non fai in tempo a capire che già si parla d’altro.
La frase più ricorrente in questo pseudo notiziario è :-“ Stai in linea che torneremo a collegarci con te”.



Sapete chi è il direttore di questa trasmissione?
E’ il giornalista Mario Giordano, si proprio lui, quello che lecca di qua a e lecca di là, la disoccupazione non sa neppure cosa sia, perché un posto assicurato in qualche azienda di famiglia del Cavaliere per lui c’è sempre.

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29 settembre 2009

380) E noi manderemmo in giro le nostre figlie (s)vestite così? No, questa è veramente una moda per puttanelle.






E noi manderemmo in giro le nostre figlie (s)vestite così? No, questa è veramente una moda per puttanelle.

Hanno ragione da vendere quelli che criticano le sfilate di moda che si svolgono in questi giorni a Milano.

Ma davvero gli stilisti credono che noi manderemmo in giro per la città, le nostre figlie vestite in quel modo?
Con tanti maniaci che ci sono in giro è come invitarli a nozze, è come dir loro, “forza rimbambiti datevi da fare”.
O forse i maniaci esistono perché esiste una moda così, che invece di vestire le nostre donne le invita a mostrarsi svestite e invitanti alla seduzione.





Ma che moda è?
Ma sono forse questi i vestiti da indossare quando si cammina per strada. oppure quando si è sul posto di lavoro, o quando ci si siede sui banchi di scuola o dell’università?.
Questi abiti, si fa per dire, sono pezzetti di stoffa che coprono a malapena qualche brandello di corpo, adatti ad essere indossati nelle ex case chiuse, se esistessero ancora, o nelle camere da letto di qualche puttanella o prostitutella che abbia deciso di vendere il suo corpo al miglior offerente.
E noi abbiamo la presunzione di credere che le nostre donne puttanelle o prostitutelle ancora non lo siano diventate, anche perchè non hanno mai seguito la vostra moda.
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le banane DOLORES sono le migliori e sono le preferite dai calciatori

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27 settembre 2009

379) Il Giornale e Libero, visto che dicevano le stesse idiòzie, si sono fusi ne “Il Libero Giornale della Real Casa”.


Il Giornale e Libero, visto che dicevano le stesse idiòzie, si sono fusi ne “Il Libero Giornale della Real Casa”.





Cascasse il mondo, avvenisse la più grande catastrofe ecologica mai accaduta, scoppiasse la terza guerra mondiale a suon di bombe atomiche e miliardi di morti, immancabilmente Il Giornale e Libero titolerebbero le loro prime pagine con notizie sulle malefatte di Di Pietro e di Santoro e sui successi politici ed economici dell’azione del loro beneamato Padrone e Finanziatore.
Il quale,avendo finalmente preso atto che la crisi economica al di là delle sue parole di ottimismo non se ne vuole andare, e visto che le prime pagine dei due quotidiani di proprietà erano sempre in fotocopia, riportanti le stesse notizie inventate dalle due redazioni che lavoravano in sincronia di intenti, il loro Padrone e Benefattore, si diceva, ha deciso che oltre che sul Milan bisognava cominciare a risparmiare pure sugli stipendi dei giornalisti, ed ha così invitato le due testate giornalistiche a fondersi in una sola.

Dopo una drammatica seduta notturna svoltasi a Palazzo Grazioli, e nella quale sono volate parole grosse e coltellate alla schiena tra il direttore Feltri e il direttore Belpietro, alla fine il buon Letta è riuscito a convincere i giornalisti dei due quotidiani riuniti in assemblea, a votare per la fusione dei due giornali nel ben più importante e pomposo titolo de “Il Libero Giornale della Real Casa”, intendendosi per Real Casa quella di Berlusconi Silvio , fratello , figli e soci mediasettici e gallianatici.


Nel compromesso a fatica raggiunto dalle impareggiabili doti di mediazione del buon Letta, il Feltri dirigerà una redazione di giornalisti che avranno il compito di riempire le pagine dispari del nuovo giornale, e Belpietro l’altra redazione con lo stesso compito per le pagine pari.
L’ultima pagina sarà ogni giorno dedicata alla pubblicità gratuita a turno di una delle aziende di famiglia, mentre i titoli della prima pagina saranno sempre ispirati e dettati dal Padrone e Benefattore in persona che avrà ai suoi ordini, in uno sgabuzzino di Palazzo Chigi, un pool di giornalisti pronti a ricevere le sue veline, e magari con il tempo pronti a ricevere anche le sue Escort.
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26 settembre 2009

378) La coerenza non è il punto di forza dell’ ex ministro Castelli





La coerenza non è il punto di forza dell’ ex ministro Castelli


Il buon Castelli assieme ad altri leghisti ieri si è messo ad applaudire il Papa che ha tuonato contro i divorzi e le convivenze, ritenute la causa principale del degrado della società attuale.
Il nostro ex ministro, un divorzio, due matrimoni e due famiglie allargate sulle spalle, probabilmente ha obbedito a ordini di partito che gli intimavano di applaudire i Pontefice per dissipare i malintesi tra le gerarchie ecclesiastiche e la Lega Nord, ma del discorso del Papa o non lo ha ascoltato o non ci ha capito un acca.
In effetti, nel suo ultimo discorso, il Papa ha versato i propri strali contro coloro che minano l’unità della famiglia con le separazioni, i divorzi e le convivenze.
Egli dice che lo stile di vita “relativistico” odierno (il relativismo, qualsiasi cosa voglia dire, è il suo pallino), attraverso produzioni letterarie, cinematografiche o televisive, porta ad esaltare una realtà nella quale le famiglie si compongono e si sfasciano ad ogni nuovo capitolo o ad ogni nuova puntata e dove il modello che viene proposto come normalità è quello di una famiglia senza più confini morali, in cui non si sa più chi è padre e chi madre, chi fratello e chi sorella, dove la fragilità dei legami familiari rischia di innescare problemi psicologici di identità e di ruolo, soprattutto nei bambini e negli adolescenti.

Questa analisi del Papa è oggi condivisa da molti studiosi delle dinamiche familiari .
In effetti, chiunque voglia guardare la realtà senza mettersi le fette di mortadella sugli occhi, può agevolmente notare che l’alto numero dei divorzi, la diffusione di famiglie allargate nelle quali ci sono padri e madri naturali assieme a padri e madri acquisiti, lo svolgersi di riti complicati per vedere o passare qualche ora con i figli nei fine settimana, tutto questo insieme di situazioni può provocare turbamenti psicologici in molti bambini, constatati anche da indagini dei medici di famiglia e di molti psicologi infantili.
Il Papa di tutto questo ha parlato con toni preoccupati, denunciando addirittura l’esistenza di bambini “orfani” non perché siano senza genitori, ma perché ne hanno troppi, con il rischio di creare nei figli una tipologia alterata di famiglia, non più basata sulla continuità di legami nei rapporti, ma sulla precarietà delle convivenze.

Molti hanno preso lo spunto da queste riflessioni papali, per sottolineare come la precarietà della famiglia sia in parte dovuta anche alla contrarietà della Chiesa a permettere che gli Stati legalizzino o diano normative certe e più vincolanti alle unioni di fatto e alle convivenze civili.
Da un lato, essi dicono, ci si lamenta per la situazione e dall’altro si ostacola la normalizzazione.

Chi al contrario si è dimostrato entusiasta e plaudente all’intervento del Pontefice è stranamente stato il leghista Roberto Castelli, viceministro attuale delle Infrastrutture ed ex ministro della Giustizia, il quale ha sulle spalle un divorzio, due matrimoni e due famiglie allargate.
"Il Papa" -ha detto il buon Castelli,- "ha perfettamente ragione, ed io credo che sui temi della famiglia , per la tutela dei nostri figli e dei minori, occorrerebbe iniziare una forte rivisitazione quantomeno culturale, al fine di accentuarne la vena fondamentalista e il positivismo che ad essa appartiene."
Qualsiasi cosa abbia voluto dire l’ex ministro, probabilmente lo ha capito solo lui, ma d’altronde da uno che si ritrova sulle spalle complicati problemi familiari come i suoi, non c’è da pretendere nè coerenza nei ragionamenti né coerenza nei comportamenti.
Forse egli avrebbe semplicemente fatto meglio a stare zitto e a non perdere l’occasione di tacere almeno per una volta, invece di commentare favorevolmente proprio lui, con la sua complicata situazione familiare, le legittime dichiarazioni del Papa, che probabilmente egli, il buon Castelli, non ha neppure capito.
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22 settembre 2009

375) L'autunno della Val di Scalve ha dei colori mostruosi.

i colori dell'autunno scalvino sono mostruosi


La Val di Scalve si trasforma in autunno in una tavolozza di calde tinte. Per festeggiare la terra e il raccolto i valligiani bergamaschi invitano a gustare i sapori genuini e tradizionali della loro terra offerti negli spazi rustici del centro di Viminore dove ogni anno, l'ultima settimana di settembre, una infinita tavolata allieterà i convenuti con serate gastronomiche fatte di tortelle di patate, minestre,polenta taragna con salamelle di lepre, succo di mele e pere spremute sul posto, vini, dolci e formaggi tipici, allietati dal suono di un'orchestrina e alla luce della luna.

Un invito a immergersi nei caldi colori autunnali con Sentieri sicuri , percorso di natura e curiosità, tra i paesaggi, gli alberi antichi e la biodiversità della Val di Scalve, sullo sfondo della Presolana, a visitare le aziende agricole, i mercatini e l’esposizione dei prodotti tipici artigianali quali le pietre cote per l'affilatura del ferro e dell'acciaio e quelli agroalimentari, come il miele di sughero e di rododendro delle api dei Campelli di Schilpario e del passo del Vivione, e la rinomata frutta secca: noci, nocciole e e mandorle lavorate in circa una cinquantina di diverse varietà e prenotata da sempre dalle Industrie dolciarie e torroniere cremonesi.



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374) Tuo figlio è nato in Cina?

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Tuo figlio è nato in Cina?

E allora perchè lo vesti, lo nutri, lo fai giocare con prodotti fabbricati in Cina?

Compra italiano.

Torna a dar vita al made in Italy,
e boicotta le ditte italiane che hanno spostato la produzione in Cina,
tanto esse in Italia non danno più lavoro neanche a un precario

Torniamo a far vivere il made in Italy


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18 settembre 2009

373) Vivere la religione quasi fosse un macigno sulle nostre spalle.




Vivere la religione quasi fosse un macigno sulle nostre spalle.

Ancora nei primordi dell’umanità l’uomo scopre, attraverso i fenomeni e le forze della natura, di cui egli ignora le leggi, la presenza della divinità, e sviluppa attraverso certi rituali e certi comportamenti pratici un rapporto con questo Qualcuno che egli ha capito essergli superiore.
Nasce così la religione naturale, fatta di sentimento e gusto dell’Infinito, che stabilisce una dipendenza dell’uomo da una Realtà misteriosa totalmente al di fuori di lui e un legame che unisce l’uomo a Dio.
Nascono le prime pratiche religiose connesse al rapporto con l’Essere soprannaturale: la venerazione del Divino, i sacrifici rituali, il culto dei morti.
La religione primitiva è un sentimento di rispetto e di fede ispirato dal senso del divino che si ritrova in ogni singola persona, e che differisce da individuo ad individuo.
Molte saranno poi le religioni che l’uomo svilupperà lungo i secoli, considerando esse un insieme di vari elementi, quali la dottrina, le preghiere, i riti, i racconti, le abitudini, le credenze, le regole di comportamento, le cerimonie e la liturgia che caratterizzano una specifica religione e che sono trasmessi di generazione in generazione.
La religione è anche portatrice di una certa visione del mondo che stabilisce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ed è basata su una dottrina che spiega il rapporto dell’uomo con tutto ciò che sta di là della realtà materiale, ovvero con la sfera ultraterrena.
Purtroppo ogni religione si ritiene depositaria degli insegnamenti divini e unica portatrice della Verità. Questo atteggiamento genera incomprensioni e diffidenze verso altri popoli e crea il presupposto di conflitti e guerre contro chi professa altre religioni.
Ma le guerre e le contrapposizioni avvengono e sono sempre avvenute anche per altri motivi che non siano quelli religiosi. Infatti sono innumerevoli le volte nel corso dei secoli nelle quali, in nome di miti sostitutivi quali il potere, il denaro, il successo, il partito, la scienza, sono state violate le regole della pacifica convivenza tra le Nazioni e sono state massacrate intere popolazioni.

La sete di Dio, il bisogno di Dio, cioè la religione intesa nel senso primordiale, dovrebbe essere intesa come un aiuto all’uomo per vivere meglio la propria vita, al fine di incanalarla verso obiettivi non solo terreni ma anche spirituali e ultraterreni.
La religione è una marcia in più che l'uomo religioso ha rispetto all'ateo.
Ogni religione proprio per fare in modo che gli uomini camminino su vie diritte, dignitose e pacifiche per la comunità e la convivenza sociale, insegna l’ubbidienza, il sacrificio personale, l’umiltà, la rassegnazione, ed indica nell’osservanza o mancata osservanza di queste regole imposte dalla Divinità, la meritata felicità o il giusto castigo nell’al di là.

A volte le persone si identificano pienamente con la dottrina e i dogmi di una determinata religione, ed altre volte invece seguono maggiormente i riti, la tradizione e le usanze interpretando il tutto in maniera personale e cervellotica, e creandosi una propria religione privata, che di quella ufficiale conserva solo il nome esteriore.

In questo modo col passare dei secoli, si è spesse volte travisato il perché di singole norme o di singole usanze, e se ne è perso il vero significato interiore.
Ad esempio, per i musulmani i divieti di bere alcolici o di mangiare carne di maiale erano legati alle condizioni di vita di certe popolazioni nomadi dell’Arabia, dove il caldo, la poca igiene e la mancanza di efficaci metodi di conservazione del cibo potevano portare a conseguenze di malattie catastrofiche per la popolazione.
Oggigiorno, per un musulmano trapiantato in Europa questi motivi di divieto , a ben vedere non esistono più ed eppure, rimanendo molto diffusa l’ignoranza sul perché di certe norme religiose, i divieti sono ancora praticati e seguiti .
Il mese di Ramadan, nel quale è vietato mangiare e bere lungo la giornata, era stato voluto dal Messaggero della volontà divina, come un atto di penitenza e di omaggio all’Essere creatore.
Ma un conto era per le popolazioni dell’epoca starsene tutto il giorno a oziare sotto una tenda al riparo dal sole in attesa della abbondante cena serale, un conto è per un musulmano che lavora in Europa con la schiena ricurva sotto una serra a 50 o 60 gradi di temperatura a raccogliere pomodori o insalata, starsene tutto il giorno senza poter bere una goccia d’acqua.

Qui la religione è vissuta non come una marcia in più per l’uomo, ma come una maledizione, come se un macigno di enormi proporzioni fosse stato posato sulle nostre spalle per renderci la vita sempre più complicata.
Di una religione così, che ci chiede dei sacrifici senza senso e senza un perché, proprio non ne abbiamo bisogno.
Non la vogliamo una religione così.
Non è più un elevare la mente a Dio, ma è un elevare parolacce a Dio, per le condizioni inumane nelle quali ci costringe a vivere.
E invece non è Lui che ci impone queste regole assurde, ma siamo noi uomini, con la nostra interpretazione del cavolo che non va a vedere il motivo e il perché di una certa usanza, che ci facciamo del male da soli e poi imprechiamo contro la volontà divina.
Che non c’entra niente.


Sempre per stare nella religione musulmana, ma ci sarebbero esempi a bizzeffe anche in quella cattolico cristiana, l’aver predicato per millenni l’odio contro chi professa un’altra religione, e l’assoluta necessità di non derogare da certe usanze medioevali, impedisce alle ragazze di fede musulmana e magari nate in Italia da famiglie da decenni qui trapiantate , di studiare la lingua italiana e di frequentare o fidanzarsi con ragazzi italiani.
In questi ultimi mesi due fatti di sangue hanno tristemente fatto tornare alla ribalta questa concezione erronea e retrograda della stessa religione musulmana.
Due papà, due brave persone e sicuramente due bravi lavoratori, amanti e orgogliosi della propria famiglia , hanno preferito ammazzare in modo barbaro le loro figlie perché frequentavano o si erano fidanzate con ragazzi italiani di religione diversa dalla musulmana ed anche perché esse avrebbero voluto vivere non più con le ferree regole medievali della loro religione, ma avere gli stessi comportamenti delle loro amiche o colleghe di lavoro italiane.
Evidentemente questi padri di famiglia sono stati indottrinati a concepire la religione non come un modo per vivere meglio la propria vita e quella dei propri familiari, ma come un pesante macigno che una divinità che gode della sofferenza umana ha loro caricato sulle spalle per una vita infelice di qua e magari peggiore di là.

Ma santo Iddio, o Allah, o Maometto, o Buddha, o come diavolo lo volete chiamare, non era meglio se quei due padri di famiglia invece che così religiosi, fossero stati un po’ più atei?
Magari avessero vissuto la loro religione in modo un po’ più distaccato e un po’ più intelligente!
Oggi le loro figlie sarebbero ancora in vita, e loro, anziché in carcere, forse sarebbero a passeggio con dei nipotini.


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