19 luglio 2010

123.0) Fuga dal C.I.E. di via Corelli, a Milano.

Fuga dal C.I.E. di via Corelli, a Milano.

I giornali di oggi riportano la notizia di "immigrati in rivolta nel centro di espulsione di via Corelli a Milano: feriti 6 poliziotti e un militare. Danni per migliaia di euro”.
Essendo grande la mia ignoranza sull’argomento C.I.E., ho voluto saperne di più ed ho fatto alcune ricerche in internet.
Il risultato sono i seguenti appunti:


I Centri di permanenza temporanea (CPT), ora denominati Centri di identificazione ed espulsione (CIE), sono strutture istituite per ospitare gli immigrati irregolari "sottoposti a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera".
Essi costituiscono una recente novità: prima del 1998 non era mai stata prevista la restrizione della libertà o la detenzione di individui a seguito di una violazione amministrativa quale il mancato possesso di un documento anagrafico o di soggiorno.
I CIE non sono solo un fenomeno italiano; sono invece uno strumento diffuso in tutta Europa in seguito all'adozione di una politica migratoria comune degli stati dell'Unione europea

Essendo sorti per far fronte a un'emergenza piuttosto che secondo un piano razionale, i singoli centri sono estremamente diversi l’ uno dall'altro quanto a strutture e gestione. I centri per lo più si trovano in edifici, appositamente convertiti, che precedentemente erano caserme ,fabbriche dismesse , centri di accoglienza , ospizi .
I C.I.E. attualmente in funzione in Italia sono 13.

In questi centri le condizioni umanitarie sono a dir poco sconvolgenti: si parla di «programmazione generica e velleitaria», di «strutture fatiscenti e inadeguate a svolgere il loro compito»,di «scarsa attenzione ai livelli di sicurezza», di «mancata individuazione di livelli minimi delle prestazioni da erogare»e viene segnalato l'alto tasso di autolesionismo tra le persone coattivamente trattenute nei centri.
In un suo rapporto sui centri, Amnesty International afferma che molte volte i detenuti sono sistemati in container (come succede permanentemente a Torino) e in altri tipi di alloggi inadeguati a un soggiorno prolungato, esposti a temperature estreme, in condizioni di sovraffollamento. Alcuni centri hanno spazi aperti troppo piccoli, quando non mancanti del tutto.
Vi sono notizie di condizioni igieniche carenti, di cibo scadente, e soprattutto di mancate forniture di vestiti puliti, biancheria, lenzuola.

Non esistono ambienti separati per i richiedenti asilo politico, né vengono previste aree separate per gli ex-carcerati: quest'ultimo fatto, che fa del C.I.E.una semplice estensione del sistema carcerario, determina frequentemente problemi di convivenza anche tra etnie che sorgono tra normali extracomunitari irregolari ed ex carcerati che hanno appreso sulla loro pelle le regole proprie del sistema di sopravvivenza carcerario.
Inoltre in questi centri si mettono a contatto persone prive di ogni status giuridico e di ogni assistenza con ambienti che invece possono istruire su una possibilità di sopravvivenza (i C.I.E. insomma, invece di diminuire la delinquenza, tendenzialmente sono in grado di incrementarla).

L'assistenza medica nei centri è del tutto inadeguata (inesistenza di assistenza psicologica e psichiatrica, assenza di reparti per categorie di malati più o meno infettivi, carenza nella gestione delle cartelle cliniche e nelle misure per prevenire il diffondersi di epidemie). In particolare, molto frequente è l'eccessiva prescrizione di sedativi, per tenere in uno stato di forzato rimbambimento le persone.
Il migrante si trova praticamente chiuso in una prigione senza sapere nulla né del perché si trova lì dentro, né di cosa gli accadrà in seguito
Recentemente poi il governo in tema di legge sulla sicurezza introducendo il reato di immigrazione clandestina ha previsto il prolungamento fino a 180 giorni della permanenza in queste stutture degli extracomunitari arrivati in Italia senza permesso di soggiorno.

Il motivo della fuga dal C.I.E. di via Corelli, a Milano.a questo punto mi è un pò più chiaro.


Le condizioni sempre più critiche in cui sono costretti a vivere gli ospiti del centro, in questi giorni di caldo torrido, e il fatto che in questo periodo ci siano 119 persone: ( 80 uomini, 22 donne e 17 transessuali) , ognuno nel proprio settore, all'interno del quale possono,grazie a Dio, muoversi liberamente dalla mattina fino all'una di notte, la pessima qualità del cibo, i distributori automatici di snack e bevande difettosi, e quelle stanzette dove in molti sono costretti a dividere brande e spazi ridottissimi, in attesa di salire, forse tra sei mesi, su un volo che li riporterà nel loro paese d’origine, avrebbero fatto sorgere pure in me, notoriamente umile e pio, l’impulso di una protesta distruttiva o di un tentativo disperato di fuga.

Poveri esseri umani trattati come bestie solo perchè sono fuggiti dal loro Paese in cerca di un miglioramento della propria miserevole vita , e trattenuti a forza e contro la loro volontà in veri e propri campi di prigionia, che per pudore vengono chiamati con altri nomi, tipo Centri di permanenza temporanea (CPT), o Centri di identificazione ed espulsione (CIE).

E’ logico che si ribellino.
E visto come sono trattati, lo fanno persino troppo raramente.



altri articoli su : Sicurezza e Malagiustizia




Nessun commento:

Posta un commento