14 settembre 2010

169.0) Le 99 pecorelle abbandonate nel deserto: Buon Pastore o pastore svampito?

Le 99 pecorelle abbandonate nel deserto: Buon Pastore o pastore svampito?


Nel Vangelo di domenica scorsa era contenuta la narrazione di alcune parabole, tra cui quella del Buon Pastore e quella del Figliol Prodigo.
Su sollecitazione del mo amico Frate Antonio da Bergamo, ci ho fatto sopra alcune riflessioni.

""Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.""


Questa parabola mostra un pastore che agisce in modo strano , al punto da essere quasi incomprensibile alla logica umana.
Ma come? Ha appena perso una pecora, e ne abbandona nel deserto altre 99 per andarla a cercare?
Ma è matto? Un pastore buono non abbandona mai le sue pecore, perché il gregge ha bisogno del suo sostegno e della sua guida, del suo insegnamento e del suo "amore".
Un bravo pastore mette la sua tenda, in mezzo ad esse, la sua tenda per vegliare su di loro, nelle lunghe ore del giorno e della notte, seguendole con lo sguardo, in una vigilanza continua e protettrice.
Eppure , contravvenendo a tutte le normali regole della prudenza, vediamo il pastore della parabola mettersi in viaggio alla ricerca della pecorella smarrita rischiando , col suo comportamento, di lasciar precipitare il gregge in qualche burrone o di vederlo assalito dagli animali notturni o dai predoni.

Siccome però dobbiamo presumere che non sia un pastore del tutto fuori di testa, possiamo anche tranquillamente affermare che, fidandosi della bravura dei suoi cani pastore di guardia e della resistenza del recinto in cui ha alloggiato il gregge, egli vada alla ricerca della fuggiasca con un certo margine di tranquillità dando per scontato che alle 99 pecore non succederà alcunché.
Per altro, della pecorella smarrita, conoscendola, ha già quasi intuito il luogo dove può essersi smarrita e sa che la ricerca non sarà troppo lunga.

Non è quindi un pastore svampito come può apparire ad una prima sommaria lettura .
Anzi è un pastore che ama a tal punto le sue pecore da essere disposto a rischiare tutto per esse.
E le ama una per una; e di ciascuna conosce la voce, il nome, la storia, i bisogni. E su ognuna riversa il suo affetto .
In una società di massa come la nostra, dove è facile essere dimenticati e scomparire nell’anonimato, davvero è una buona notizia sapere che ciascuno di noi è conosciuto per nome dal Signore e non è mai da lui dimenticato.
Semmai, siamo noi ad allontanarci da lui o a fuggire lontano dal suo affetto, rischiando peraltro di perderci.

E che cosa avranno pensato le 99 pecorelle rimaste senza guida nell’ovile?
Ma come, ci pianta qui da sole in mezzo ai pericoli del deserto, e se ne va a cercare chi ha deviato dalla strada maestra?
E ritrovatala, poi farà più festa a lei piuttosto che a noi che siamo sempre state tranquille e obbedienti.
Viene da pensare che le 99 pecorelle momentaneamente abbandonate siamo noi, cristiani del cavolo che ci sentiamo più buoni e migliori degli altri e che critichiamo e condanniamo in partenza coloro che vediamo lontani da Dio e dalla sua Legge.
Gesù, fidandosi di noi che nella nostra piccola superbia ci crediamo giusti, e mettendoci alla prova per darci l’occasione di dimostrare il nostro amore per lui, ci lascia da soli per un momento, per andare alla ricerca della pecorella smarrita e donarle l’amore di Dio misericordioso.


E trovatala, fa festa, così come fa festa il Padre del Figliol Prodigo, quando questi, pentito fa ritorno a casa.
Il ragionamento delle 99 pecorelle fedeli è identico a quello che fa il Figlio maggiore dell’altra parabola, quello che non ha sperperato le sostanze e il patrimonio del Padre, e non si è mai allontanato da casa per seguire istinti viziosi.
Ma come, egli dice al Padre, fai più festa a lui, al figlio degenere che ha messo a repentaglio le tue sostanze e infangato il tuo nome, piuttosto che a me che ti sono sempre stato fedele e non ti ho mai disobbedito?
Ma Padre, non capisci che festeggiare chi sbanda e devìa dalla retta strada, è oltre tutto anche diseducativo?
D’ora in avanti tutti i figli e tutte le pecorelle faranno così, sapendo che al loro ritorno, quando avranno sfogato i loro istinti malvagi e consumato tutte le energie, saranno ricompensati e festeggiati con grandi abbracci e cerimonie.

A prima vista, i ragionamenti identici delle 99 pecorelle e del Figlio maggiore appaiono essere di una logica stringente.
Eppure c’è qualcosa che non va in questo modo di pensare.
Perché così ragionando noi attribuiamo a Dio un modo di pensare e di agire umano, mentre Dio agisce con tutta un’altra logica, la logica dell’Amore.

E siccome noi poco sappiamo amare, il comportamento del Buon Pastore e del Padre che perdona, ci sembrano abbastanza assurdi.
Ma siamo noi che sbagliamo a ragionare così, non Dio.

Per Lui, recuperare una pecorella o un figlio che si eramo smarriti, è un evento da festeggiare, senza che questo sminuisca l’amore e l’apprezzamento per la fedeltà di chi , a volte anche con fatica e senza mormorarazioni, gli è rimasto sempre fedele accanto.


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