30 agosto 2008

9) Se la vittima fosse un parente del giudice




Parlando con conoscenti ed amici a proposito di avvenimenti delittuosi , sovente si sente dire che il tal giudice ha rimesso in libertà la persona arrestata dalle forze dell’ordine, anche se con prove schiaccianti, in quanto il fatto non era accaduto a lui o a uno dei suoi familiari.

Si dice: -“Se la vittima della violenza fosse stata la figlia o la moglie del giudice, siamo sicuri che le persone arrestate sarebbero state rimesse in libertà?”

Io personalmente sono dell’idea che certi giudici, oggigiorno, più che amministrare la giustizia siano diventati dei “controllori di ortografia e di grammatica “ peggio di “Word”:
è sufficiente che un carabiniere nel suo verbale indichi il nome dell’arrestato con la lettera minuscola anzichè con la maiuscola, ed ecco che subito quel giudice, invocando un errore di identificazione, ti rimette in libertà l’arrestato.
Oppure altri giudici lasciano passare degli anni prima di depositare la sentenza (è capitato, è capitato) facendo in tal modo venir meno (volutamente ? per sola pigrizia? o altro?) i termini di carcerazione.

Se la vittima fosse stata la figlia o la moglie del giudice, Santo Iddio, credo che il giudice avrebbe lavorato anche tutta la notte e anche i giorni e le notti seguenti, per redigere la sentenza e depositarla nel più breve tempo possibile.

Ma le vittime non sono suoi parenti, ed allora certi giudici, diventano dei burocrati che peggio non si può, ed invece di essere dei garanti della giustizia, sono generatori di ingiustizia.

Le sopraccitate discussioni tra amici, però è sempre meglio terminarle con il concetto del non generalizzare, perché a fronte di pochi giudici burocrati , la maggioranza della categoria è costituita da persone intelligenti e per bene, che sanno svolgere con coscienza il difficile mestiere di giudicare gli atti delle persone e applicano la legge in modo “uguale per tutti”

O almeno così mi piace credere!















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