Sul pratone di Pontida una moschea
D’accordo: il pratone di Pontida, luogo mitico dei raduni del popolo leghista è stato vincolato, da normative comunali, a rimanere tale.
Qui non è possibile edificare niente.
Ma in Italia, si sa, le norme dei piani regolatori vengono aggirate e modificate a piacimento.
Basta che cambi l’orientamento politico della giunta comunale o il grado di incorruttibilità di qualche nuovo assessore all’urbanistica, et voilà, il gioco è fatto.
Anche l’aeroporto di Bergamo doveva estendersi su una certa metratura massima, ma, anno dopo anno, questa da massima è diventata la metratura minima.
In questi giorni, fonti ben informate lasciano trapelare che un’Associazione cultural-catto-musulmana abbia elaborato un progetto di fattibilità per cui sul pratone di Pontida, tra qualche anno potrebbe sorgere la più grande moschea del nord Italia.
L’associazione si chiama pomposamente "Alì Alà desura desota evavià " ed ha come scopo quello di favorire l’incontro tra le idee religiose del cattolicesimo e quelle del musulmanesimo, gettando le basi per creare una nuova società multietnico-razziale in Italia.
Essa auspica e favorisce i matrimoni tra italiani ed extracomunitari e impone agli aderenti il dialetto bergamasco come lingua ufficiale.
Per questi motivi il pratone di Pontida è stato scelto come luogo ideale di aggregazione e la costruzione su di esso della grande moschea sarebbe il simbolo e la base di partenza per la diffusione delle idee associative in tutta l’Italia e forse anche in Europa.
Non so perché ma tale notizia ha particolarmente colpito e stuzzicato la mia fantasia, del resto facilmente impressionabile.
Ed è successo che l’altra notte ho fatto un sogno strano.
Sul pratone di Pontida era sorta una moschea.
Sul ciglio della strada migliaia di scarpe e di sandali appaiati e ordinatamente posati.
E davanti, sul piazzale, dove una volta c’era l’erba verde, come il colore scelto dai leghisti, ora facevano bella mostra di sé migliaia di tappetini dai mille colori variopinti.
Ed anche da lontano si sentiva un brusio e un salmodiare cadenzato, alternato a silenzi, e guidato dalla forte voce di un muezzin.
Circondava la moschea un'alta recinzione sormontata da filo spinato e da migliaia di simboliche croci e mezzelune alternate tra loro, al di là della quale, su quanto era evidentemente rimasto del vecchio pratone, si estendeva un ambiente melmoso e paludoso e puzzolente sul quale pascolava un immenso branco di maiali.
Essi grugnivano ferocemente ed erano abbrutiti e cattivi come cinghiali selvatici affamati, forse perché disturbati dal salmodiare di tante persone riunite insieme nella moschea, o dall’odore delle scarpe e dei tappeti ammassati lì vicino.
E stavano diventando sempre più minacciosi e in grado ormai quasi di sfondare la recinzione e invadere col loro tanfo e la loro furia vendicatrice la moschea facendo strage dei fedeli in preghiera, quando un muezzin, dall’alto del minareto sospese il salmodiare e con voce stentorea si rivolse al più scalmanato dei cinghiali rivoltosi gridando :
-"Zitto, Calderoli o ti faccio frustare"
E subito il Calderoli, il codino tra le chiappe, smise di grugnire e si diresse lemme lemme, seguito dai suoi commilitoni, verso un angolo del melmoso ex pratone e lì tutti si accucciarono grugnendo tra loro in religioso silenzio.
Oh, mamma, che sogno!
Una moschea sul pratone di Pontida.
Un musulmano che minaccia il Calderoli maiale.
Il maiale che ubbidisce al musulmano.
Oh, mamma!
Forse, anzi evidentemente, avevo mangiato troppo quella sera.Una moschea sul pratone di Pontida.
Un musulmano che minaccia il Calderoli maiale.
Il maiale che ubbidisce al musulmano.
Oh, mamma!
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