5 settembre 2010

159.0) Sakineh e le leggi di casa nostra.

Sakineh


Una regolare giuria iraniana, in un regolare processo, ha ritenuto colpevole la sig.ra Sakineh di aver ucciso il marito e l’ha condannata, secondo le leggi di quel Paese, a 99 frustate ed alla morte per lapidazione.

Ma l’Occidente insorge, e in particolar modo l’ opinione pubblica italiana.

Perché, cosa vogliamo fare?

Ora, i pareri sono perlomeno tre:

1. Non si deve far morire Sakineh attraverso la lapidazione, perché per noi occidentali questa usanza è una pena troppo barbara .Noi preferiamo che venga uccisa con una iniezioner letale, come si fa negli Usa, o con l’ impiccagione o con la ghigliottina, perchè questi, per noi, sono certamente dei modi più civili per eseguire una condanna a morte.

2. Non si deve far morire Sakineh in nessun modo perché il processo è stato falsato da prove irregolari e la condanna della signora è un atto di forza delle autorità religiose di quel Paese che vogliono che venga integralmente rispettata la legge tramandata nei secoli.
Ma cosa ne sappiamo noi del perché i giudici siano arrivati a una tal decisione di condanna?
O d’ora innanzi ci metteremo a contestare le decisioni di ogni giudice del mondo, quando non piacciono alla nostra sensibilità?
Ma siamo seri, guardiamo un po’ alla regolarità dei nostri processi italiani, che tra lungaggini, prescrizioni , amnistie, indulti ed altro non riescono a mandare in cella che alcuni ladri di polli o di lamette da barba nei supermercati, mentre lasciano in libertà i grandi mascalzoni e i grandi corruttori delle finanze e della moralità pubblica.

3. Non si deve far morire Sakineh in nessun modo perché la vogliamo libera in Italia, dove potrà così risposarsi ed avere altri mariti, ai quali far fare la fine del primo.



Forse è bene che lasciamo fare ai giudici di ogni Nazione il loro mestiere di giudicare con prove e testimonianze l’operato degli imputati secondo le leggi in vigore , e che la smettiamo, proprio noi in Italia, di considerarli amici o nemici a seconda della parte politica in cui ci rispecchiamo.
Perché i giudici quando condannano qualcuno non sono nè di destra nè di sinistra: hanno solo accertato che quel qualcuno ha violato la legge, e proprio la legge violata indica l’ammontare della condanna, ed i giudici a questo si attengono.
Impariamo a rispettare le decisioni dei giudici.
Il diritto di critica va bene, ma montare contro di essi dei processi mediatici o politici è un'altra cosa.
Una cosa da condannare.(e magari non con la lapidazione!)


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