So io dove gli ficcherei le frecce tricolori, al Gheddafi.
A fine mese il nostro Presidente del Consiglio Berlusconi si recherà in visita ufficiale in Libia, in occasione dei festeggiamenti che le autorità di quella nazione celebreranno per ricordare l’anniversario della fondazione della Repubblica islamica Libica.
Non saranno presenti altri capi di stato o di governo, forse più avveduti del nostro nel ricordarsi che la presa di potere di Gheddafi fu dovuta ad un colpo di Stato, e non a seguito di libere e democratiche elezioni.
Ed anche oggi, a distanza di quarant'anni, il capo libico è talmente amato dal suo popolo che deve ogni notte cambiare la tenda sotto cui riposare, per paura di attentati alla sua persona e al suo entourage.
Di fatto egli è un dittatore, succeduto con la forza ad un dittatore a lui precedente, ed è a capo di una delle nazioni che potrebbe essere tra le più ricche del mondo per i giacimenti petroliferi e le risorse naturali di cui è dotata, ma che ha invece una delle popolazioni in assoluto più povere della Terra, in quanto gli utili derivanti dalle ricchezze naturali vengono spartiti tra pochissime persone al potere.
Inoltre il dittatore Gheddafi , dopo aver sostenuto per anni il terrorismo internazionale, non eccelle certamente per la concessione dei diritti umani, civili e religiosi nei confronti del suo popolo che egli governa con la forza ed il terrore.
Nel deserto libico sono radunate in speciali campi di concentramento migliaia di persone disperate in cerca di una via di fuga dal terrore e dalle guerre del Corno d’Africa, lasciate alla mercè di schiavisti locali e di trafficanti di organi umani e di addetti alla prostituzione maschile e femminile.
In effetti, la maggior parte dei profughi che con barconi fatiscenti cercano vie di fuga verso l’Europa, e l’Italia in particolare, provengono dalle coste libiche.
Cosa ci sia da festeggiare, quindi, per il nostro Capo di governo , in Libia lo sa solo lui.
Ma forse nessuno lo ha messo sull’avviso che sia più avveduto soprassedere a questa visita, e, se egli volesse, anche nell’interesse degli italiani, è ancora in tempo a rinunciare, fingendo una malattia diplomatica.
L’esibizione della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori che accompagnerà la visita del nostro Presidente a Gheddafi, programmata per stupire le popolazioni e la mente bacata del dittatore libico, a questo punto potrebbe anch’essa essere annullata e di fatto sostituita con l’invio in Libia di una pattuglia di atleti arcieri, con il compito di indirizzare le frecce dei loro archi, debitamente tricolori, nel posto fisico di Gheddafi qui indicato: il suo sedere.
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